«Ancora una volta l'Associazione stampa parlamentare è costretta a intervenire per stigmatizzare una prassi inaccettabile che si sta cercando di trasformare in regola e che lede la professionalità di tanti giornalisti. Non è infatti la prima volta che i colleghi vengono convocati per esternazioni della presidenza del Consiglio dei ministri senza che venga data loro la possibilità di fare alcuna domanda. Le istituzioni hanno la facoltà di comunicare in molti modi, che siano post sui social, dirette Facebook o comunicati stampa. Ma quando i giornalisti vengono 'convocati', ed è la situazione che auspichiamo fortemente, non è possibile che non sia consentito loro di svolgere il proprio lavoro, che è soprattutto quello di fare domande, a prescindere dal fatto che questo avvenga in luoghi preposti come la sala stampa di Palazzo Chigi o, come è accaduto oggi, per strada davanti alla sede del governo. È singolare, eppure ci troviamo ancora una volta a dover ribadire che noi non siamo dei 'reggimicrofono'». È quanto si legge in una nota dell'Associazione Stampa parlamentare.
«Per una corretta gestione dei rapporti – prosegue il comunicato – sarebbe auspicabile che venisse ripristinata una leale interlocuzione tra la stampa tutta e le istituzioni. Ci auguriamo che non sia più necessario ribadire pubblicamente ciò che dovrebbe essere normale prassi. Ma continueremo a vigilare sull'attuazione di principi che sono nell'interesse non solo degli operatori dei media ma anche di chi, come garantisce la Costituzione, ha diritto di essere informato. Ci auguriamo e confidiamo in futuro in una maggiore collaborazione». (Ansa – Roma,16 novembre 2018)
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