La notizia l'ha data oggi Il Fatto quotidiano. Il rinomatissimo coro dell'Accademia di Santa Cecilia ascoltato in tutto il mondo, istruito e diretto negli anni da maestri straordinari, e che ora, da alcuni anni, è affidato a Ciro Visco con immutato successo, sta perdendo pezzi e, man mano che i coristi anziani andranno in pensione, non si procederà a sostituirli. Lo ha deciso il Consiglio di amministrazione dell'Accademia, che è un consesso di 'vecchi', quasi tutti ultra settantenni ed anche ultraottantenni, per i prossimi cinque anni, e sono i secondi cinque, riducendone anche progressivamente il numero dei componenti che da ottanta passerà a sessanta circa.
E, per tale ragione, in alcune occasioni verrà rimpolpato con aggiunti ed occasionali che non sono la stessa cosa degli stabili - come sa chiunque si intende un po di queste faccende e l'ha potuto toccare con mano (ed orecchie) anche in compagini straordinarie che soffrono per la troppa presenza di aggiunti (perfino i Wiener Philharmoniker, nel corso del Festival di Salisburgo, sono stati accusati di schierare troppi aggiunti, per far fronte alla eccessiva mole di lavoro, senza far lievitare troppo le spese - gli aggiunti, stagionali, costano meno, molto meno).
Ora, mentre scriviamo, ci viene il dubbio che la recente notizia dell'addio di Ciro Visco dalla direzione del Coro dell'Accademia, possa essere legato al depauperamento nel numero dei musicisti del coro. A pensar male talvolta si azzecca!
L'Accademia perchè lo fa? Principalmente - scrive Il Fatto - per chiudere i bilanci in pareggio che evidentemente non sarebbe altrimenti raggiungibile e gli farebbe perdere il particolare regime di gestione,riconosciuto dallo Stato anche alla Scala, che gli consente autonomia e spazio di azione e manovra.
Ma davvero non c'è altro modo che tagliare teste ? Tante volte abbiamo suggerito diversi, più 'artistici' modi: tagliare, ad esempio, i compensi del Sovrintendente dall'Ongaro (che percepisce in un anno il massimo consentito dalla legge: 240.000 Euro. una esagerazione!) e quelli dei dirigenti - troppi e troppo ben pagati - dell'Accademia.
Questo stesso suggerimento di tagli alla maniera 'artistica' l'abbiamo dato anche quando si è imposto ai frequentatori della Bibliomediateca dell'Accademia il pagamento di una tessera annuale, con la motivazione seguente: "l'Accademia non ha i soldi per le pulizie della Bibliomediateca". Ma non è vero che la direttrice percepisce uno stipendio che è superiore a quello di tutti i direttori anche delle più grandi ed importanti biblioteche del nostro paese, come quelle 'nazionali' di Roma e Firenze? Allora che si aspetta a tagliargli lo stipendio di una ventina o trentina di migliaia di Euro, quanti basterebbero a pagare il servizio di pulizia, piuttosto che mettere una tassa sui giovani e sugli studiosi che frequentano la biblioteca?
Chi legge questo blog, a proposito del coro 'di vecchi', potrebbe obiettare che l'Accademia coltiva e tiene in piedi due o tre orchestre giovanili ed altrettanti cori di bambini, dunque per i giovani, per avvicinarli alla pratica della musica,l'Accademia fa tanto e non merita una simile accusa.
Certo che fa tanto per i giovani, ma da queste iniziative rivolte ai ragazzi o ai più giovani ci guadagna: l'Accademia percepisce rette dalle molte centinaia di partecipanti. Dunque ai giovani l'Accademia ci pensa se costituiscono un affare; ma se si tratta di spendere per loro, come per rimpiazzare coristi anziani andati in pensione, allora cambia registro.
Del resto anche a proposito delle orchestre giovanili, un tempo c'erano due direttori, ora ne è rimasto uno. Perché c'è rimasto solo il bravo Genuini, per decisione di Bruno Cagli, buonanima? Perchè uno costa meno di due, e non perché uno fosse già sufficiente. E così i lauti compensi dei mandarini dell'Accademia sono salvi!
Infine, tanto per rinfrescare la memoria, ricordiamoci che l'Accademia riceve un consistente finanziamento pubblico, senza il quale non esisterebbe. E perciò, pur con l' acquisita libertà amministrativa, non deve dimenticare che sta amministrando soldi pubblici.
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