Chi ha letto oggi sul 'Messaggero', una seconda intervista al sovrintendente dell'Accademia di Santa Cecilia, il noto (?) compositore Michele dall'Ongaro, dopo quella uscita l'altro ieri, a firma Valerio Cappelli sul 'Corriere', ambedue sul blocco del turn over dei musicisti del Coro dell'Accademia, che in questi anni ha intensificato la sua attività - anche all'estero ed anche senza l'Orchestra dell'Accademia - si sarà reso conto della retromarcia evidente del sovrintendente, che l'altro ieri si mostrava più baldanzoso nel difendere tesi pretestuose, ansi che più idiote... sentite: (" noi teniamo ben distinto il coro dall'orchestra; eccetto qualche radio estera, non c'è istituzione sinfonica che abbia un coro; abbiamo un coro numericamente sovradimensionato, ne servirebbe uno più piccolo, il nostro è più consistente di qualunque altro coro al mondo; il direttore di turno deve tenerlo a bada, 'contenerlo', perchè troppo numeroso nella maggior parte dei casi in cui lo utilizziamo; e anche stilisticamente fuori"), mentre oggi, nell'intervista al 'Messaggero' ha abbassato le penne, dopo la presa unanime di posizione dei sindacati che hanno minacciato, dopo tanti anni di pace aziendale, scioperi nelle prossime settimane.
Lui sa che se non riuscirà a mantenere la pace sindacale, la sua poltrona, che sarà rinnovata alla fine di quest'anno, rischia di traballare, e perciò getta acqua sul fuoco e invita alla calma.
Nell'intervista al 'Messaggero' - e non in quella al 'Corriere' - ha rivelato la causa vera del progressivo dimensionamento del coro: la necessità di rivedere la pianta organica - che per legge va rivista ogni tre anni - riducendo il più possibile il personale, non solo artistico, per adeguare i costi della gestione dell'Istituzione alle entrate 'certe'.
Quindi la ragione della sospensione del turn over anche per il coro nel prossimo triennio, che numericamente vorrà dire meno tredici coristi in tre anni, portandoli da 79 a 66, è il risparmio, per chiudere il bilancio in pareggio, come anche dall'Ongaro si vanta di aver fatto in questi cinque anni in cui guida l'Accademia.
Così parlando il sovrintendente non si rende conto che va a toccare ciò che in una istituzione musciale non andrebbe mai toccato nè il coro nè l'orchestra. Facendo lo stesso errore che anni fa fece Fuortes ventilando all'Opera di Roma, quella bestialità dell'esternalizzazione dell'orchestra'; solo che lui, dall'Ongaro, sarebbe un musicista, mentre Fuortes no. Semmai tagli lo stuolo di amministrativi che lui, e prima di lui Cagli e Berio hanno inrgrossato.
Naturalmente al sovrintendente non passa affatto per la testa che si possano ridurre le spese della gestione dell'Accademia RIDUCENDO gli stipendi molto generosi di dirigenti e quello che lui stesso si è dato:240.000 Euro (non ce lo dimentichiamo!) un autentico FURTO!, perpetuato anche dopo Bruno Cagli, il quale peraltro, sulle orme di Luciano Berio suo predecessore, ne percepiva oltre 300.000 di Euro, per la duplice carica - diceva, povero - di sovrintendente e direttore artistico dell'Accademia, invece che tagliare teste al coro. Cagli, in quel caso non spiegava come mai la 'direzione artistica' dell'Accademia fosse affollata da gente messa lì anche da lui e pagata profumatamente. Non era lui il direttore artistico?
Dall'Ongaro, per mettere una toppa, aggiunge nelle due interviste che, per la stessa ragione di dover ridurre i costi , di teste tagliate ve ne sono anche fra amministrativi, dirigenti e quadri.
E poi rassicura i sindacati e il pubblico dei concerti che l'Accademia che all'occorrenza si ricorrerà ad 'aggiunti' - ma non esiste anche un divieto di ricorrere ad aggiunti, come hanno lamentato dall'Ongaro e Fuortes nei giorni scorsi? E per l'inaugurazione della prossima stagione, ha aggiunto, quando l'opera prescelta prevede un coro di ben 120 elementi, si ricorrerà ad un secondo coro.
Sebbene la riduzione degli stipendi più alti non potrà valere quanto la riduzione del personale, in termini di costi, forse dire che si riducono i compensi più generosi, tanto per cominciare, avrebbe indorato la pillola della riduzione progressiva dei componenti il Coro. I quali potrebbero rischiare di essere ridotti anche fino a 60 e sotto ancora, qualora lo imponesse in futuro un necessario ridimensionamento dei costi. Per la stessa ragione che nei prossimi tre anni passano da 79 a 66, chi può garantirci che non avverrà ancora una riduzione in futuro? Dall'Ongaro ha detto che sarebbe sufficiente, anche stilisticamente un coro da 60 elementi. Dunque Dall'Ongaro o il suo successore nel 2020 potranno assicurarci che non si va sotto i 66 elementi? Stiamo freschi!
Infine, resta la faccenda Ciro Visco che lascia la direzione del Coro, che per ora resta senza una spiegazione, oltre quella banalissima e di facciata dei 'motivi personali'.
Nessuno ci toglie dalla testa che la sua uscita, dopo 15 anni, dall'Accademia, lasciando una posizione che in Italia è la più prestigiosa possibile, ha anche che fare con la riduzione del Coro.
Ma questo si saprà solo dopo che sarà andato via, e non prima che sia trascorso il tempo 'canonico' previsto da regole tacite di comportamento, per parlare fuori dai denti.
Dott. Acquafredda, non essendo ancora riuscito il disegno di ridurre a 3/4 i Teatri d opera statali si passa a ridurre orchestre e cori come da disegno Ministeriale risalente a Buttiglione (ricordate?) orchestre a 80 e cori a 60.Ah!dimenticavo: i corpi di ballo non ci sono già più da molto tempo (licenziato l ultimo nel 2017 all Arena di Verona) e quei pochi sono composti da una manciata di artisti. Vergogna nazionale. Spero che Bonisoli si svegli, ma in fretta!!!
RispondiEliminagent.le dott. Carbone, la distruzione va avanti, e a nulla serve sperare in Bonisoli che forse non sa neanche di era Verdi, e che certamente non la ostacolerà, essendo al servizio di Salvini.
RispondiEliminaLei sa bene che la Cultura in Italia non ha mai potuto contare su ministri competenti, decisi a difendere quell'Italia che il mondo ammira. Come contare su gente del calibro di Bondi, Galan ed anche Franceschini,romanziere,che ha tolto ad una gloria nazionale (Scuola di Fiesole) il miserabile contributo ( 200.000 Euro) per l'Orchestra Giovanile Italiana, contributo che (colmo dei colmi) Bonisoli sembra voler riattivare?
Alla incompetenza ed al disinteresse dei nostri ministri s'è aggiunto il disinteresse ( ma anche l'incompetenza) dei vertici delle nostre più importanti istituzioni musicali che sembrano svegliarsi dal generale torpore solo quando hanno da difendere i propri interessi. Per non parlare poi di una intera categoria, quella dei critici musicali, che non si sporca mai le mani con queste cosucce. E allora, ci tocca sperare in Bonisoli, come dice lei? Speriamo
Come comprendo la sua amarezza, tradire i sogni dei giovani per miseri 200mila euro(stipendio di un solo sovrintendente) è immorale. Da 20 anni leggi fatte da incompetenti hanno tagliato tutta la cultura e le arti. Oggi gli stessi sovrintendenti che hanno suggerito queste leggi chiedono aiuto perché non c'è la fanno a gestirle. Demagoghi. Prego si accomodino dimettendosi, allora. Spero che invece il ministro voglia e possa sradicare tutti questi ultimi 20 anni difollia contro la cultura, contro i giovani, contro le arti.
RispondiEliminaVorrei precisare che dall'Ongaro percepisce 240.000 Euro, il massimo consentito; e che il suo predecessore, Bruno Cagli, ad imnitazione di Luciano Berio ne percepiva 300.000 di Euro. A me sembra un furto, specie se penso che per svolgere il lavoro che avrebbero dovuto svolgere loro, e per il quale sono ben pagati, anzi pagati troppo, hanno messo su una direzione artistica (detta 'segreteria' per non generare interrogativi scomodi) affollatissima e pagata profumatamente. Esattamente come fa un signore con la sua corte; solo che nel nostro caso i soldi non sono del signore (Berio,Cagli o dall'Ongaro) ma dei cittadini. Piccola ma significativa differenza. Buona giornata
RispondiEliminaPurtroppo l'articolo non pone l'accento sul vero problema che tale scellerate scelte inevitabilmente generano. La cosiddetta revisione della pianta organica non può seguire criteri numerici in modo astratto. Un coro è formato da quattro sezioni principali e specialmente un coro sinfonico ha poi altre quattro sottosezioni. Molti brani a doppio coro necessitano unfatti di Soprani primi e secondi ed anche le altre sezioni seguono la citata suddivisione. Pensare unicamente ai numeri è segno di profonda incompetenza. Se il turn over crea una situazione tale da sbilanciare l'equilibrio delle varie sezioni l'effetto qualitativo è catastrofico. Pardon, ho citato un termine privo di senso: la qualità. I curatori fallimentari non possono certo avere tali problemi...
RispondiEliminaHa ragione. grazie
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