Matteo Salvini non ha mai dato l’ordine di chiudere il porto alla Sea Watch, la nave umanitaria ripartita ieri dopo tre settimane di stop a Catania, dove il 31 gennaio erano stati fatti sbarcare 47 migranti. Non solo, il ministro dell’Interno non ha neanche vietato lo sbarco dei minorenni dalla nave quando è stata tenuta alla fonda a Siracusa. E questo nonostante il vicepremier leghista avesse ribadito più volte che «in Italia i porti - lo aveva assicurato anche il 23 gennaio mentre la nave si avvicinava alla Sicilia – sono chiusi». A smentire, ancora una volta, sono i documenti ufficiali, come già rivelato da "Avvenire" lo scorso 8 gennaio. Carte che però suscitano domande nuove sulla reale catena di comando che parte dal governo e arriva all’ultimo ufficiale delle Capitanerie di porto.
Rispondendo a una «istanza di accesso civico», la Direzione centrale dell’immigrazione presso il Dipartimento della Pubblica sicurezza, precisa che il ministero «non ha prodotto e non detiene alcun provvedimento/comunicazione trasmesso alla nave Sea Watch». Non ci sono atti «aventi a oggetto il divieto di approdo nei porti italiani», rivolto alla nave dell’organizzazione non governativa tedesca.
Non è l’unica notizia. A bordo della Sea Watch c’erano 15 adolescenti non accompagnati a cui si era interessato il Tribunale dei minorenni di Catania, che era intervenuto nominando un tutore e sollecitandone lo sbarco. Neanche di questo al Viminale c’è traccia. Non risulta siano mai partite indicazioni riguardo «provvedimenti in risposta alla richiesta di sbarco dei minori dalla Procura presso il tribunale dei minori di Catania». La risposta alla richiesta dell’avvocato Alessandra Ballerini è firmata da Massimo Bontempi, direttore della Direzione centrale dell’immigrazione e della Polizia delle frontiere. Analoga istanza è stata depositata presso il ministero delle Infrastrutture, che non ha ancora risposto. Nella domanda Ballerini fra l’altro chiedeva di avere copia degli atti con cui era stato disposto, come preannunciato a mezzo stampa, «il divieto di approdo della nave nei porti italiani».
Tecnicamente, dunque, il ministro Salvini non ha avuto alcuna responsabilità e, sempre dai documenti ufficiali, non c’è traccia di un suo intervento. Nel caso in cui venisse avviata un’inchiesta sulle modalità di trattenimento dei migranti, rischierebbero di finire nel tritacarne non il Viminale, ma Danilo Toninelli e il ministero delle Infrastrutture con i militari della Guardia costiera che coordinano gli interventi. Matteo Salvini, che certo non ha mancato di esprimere indicazioni «politiche» pur senza metterle per iscritto, verrebbe graziato ancora una volta per merito degli esponenti M5s che invece avrebbero tradotto nero su bianco, assumendosene la responsabilità, ordini di cui al Viminale non c’è traccia.
Ieri intanto la Guardia costiera di Catania ha permesso la partenza della Sea Watch3 verso il porto di Marsiglia, dove sarà sottoposta agli interventi di manutenzione annuale. «Da due giorni l’Olanda aveva notificato il permesso» per salpare «ma l’Italia ha procrastinato la partenza», dunciano dall’Ong. Le autorità italiane ed olandesi hanno «abusato del loro potere ispettivo» pur «di impedire l’attività di soccorso in mare», dice Giorgia Linardi, portavoce italiana dell’organizzazione umanitaria. E non è escluso che l’Ong faccia ricorso alle vie giudiziarie contro chi ne ha bloccato l’attività
Sea Watch, Salvini: "I porti sono e rimangono chiusi, mi arrestino pure" (CorriereTv)
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