Congresso Fnsi, don Ciotti: giornalismo sorgente di democrazia. I social? Strumento formidabile di consenso e potere
“E’ importante sottolineare con gratitudine che il giornalismo è sorgente di democrazia. L’informazione gioca un ruolo importante nella formazione delle coscienze”. A dirlo è stato il fondatore di Libera don Luigi Ciotti, intervenendo nell’ultima giornata del 28esimo congresso della Fnsi.
“Oggi c’è una democrazia molto pallida nel nostro Paese, e c’è anche, in gran parte, un tradimento della nostra Costituzione”, ha rilevato il sacerdote. “Il mio contributo è fatto di rispetto ma anche di sana preoccupazione: le parole e le immagini sono azioni, e quindi responsabilità. Siamo chiamati tutti a guardare alla nostra etica professionale, e l’etica deve fare da sfondo alle nostre scelte, ai nostri impegni, alla nostra professionalità. Perché una democrazia sta in piedi e progredisce solo se costituita da cittadini informati e desiderosi di conoscere”.
In un passaggio del suo intervento don Ciotti ha parlato anche dei social, definendoli “uno strumento formidabile di consenso, quindi di potere, su cui si sono buttati i politici più scarsi e spregiudicati, per raggiungere un rapporto diretto, riducendo le persone a fan, scavalcando i tempi e i modi della democrazia”.
“Lo vedo nei ragazzi. La democrazia procede a forza di sondaggi, magari pilotati, senza alcuna idea e disegno, lasciando che sia il consenso a decidere la direzione. Questa è la morte della politica, quella vera, e il via libera agli spacciatori di slogan, esperti di illusioni”. “La democrazia plebiscitaria – ha aggiunto – rischia di diventare la via all’ingiustizia. Il futuro ci chiede di andargli incontro, non di attenderlo, non arroccati nelle ansie, nelle paure, nelle fatiche. Le leggi devono promuovere la giustizia sociale e non la discriminazione. Non possiamo continuare a tollerare un sistema nel mondo in cui le cose contano più delle persone”.
“le mafie sono tornate, più di trent’anni fa. Sono cambiate, sono più forti. Loro sono cambiate, mentre l’Italia si è fermata a Falcone e Borsellino”, ha detto ancora don Ciotti. “Il rapporto della Commissione nazionale antimafia, dice che hanno ‘modelli di organizzazione sempre più multiformi e complessi’ e parla di un progressivo allargamento del raggio d’azione, con profili organizzativi flessibili e reticolari, con una più accentuata vocazione imprenditoriale, espressa nell’economia legale e nei mercati, infine promuove la complicità con la cosiddetta area grigia”.
“L’80% dei familiari delle vittime innocenti di mafia – ha sottolineato – non conosce la verità. Delle stragi nel nostro Paese solo di piazza della Loggia si conosce un pezzo di verità. Ilaria Alpi e il suo operatore, Giulio Regeni? Non si possono chiudere questi capitoli”. “Collaboriamo – ha esortato la platea di giornalisti. E’ possibile che in un Paese come il nostro non si sappia la verità? Serve il coraggio di alzare la voce. Dobbiamo continuare a graffiare le coscienze, per evitare che ci si fermi là”.
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