Rigoletto proposto, anzi riproposto al Met di New York dal regista Michael Meyer, dopo la prima del 2013, con l'avallo del capo in testa del teatro Gelb, e con la direzione di Luisotti - per fortuna circondato da bravi se non ottimi interpreti vocali, anche se qualcuno tira di coca, l'ha voluto il regista - trasferisce Mantova a Las Vegas e il Palazzo Ducale in un Casinò.
Il Duca altri non è che un gangster, e Monterone, subito fatto fuori dal Duca con un colpo di pistola, è un principe arabo. E, naturalmente, c'è il contorno di luci, tavoli da gioco, guardiaspalle e donnine discinte, e ce n'è anche una nuda. Il corpo della povera Gilda martoriato dalle coltellate di un sicario viene fatto sparire nel cofano di una Cadillac coupé azzurra.
Non c'è che dire e soprattutto non serve domandarsi perchè Gelb l'abbia riproposto. La risposta è ovvia e perfino banale: fare casino, nonostante che per il casino, del tipo buono, bastavano gli interpreti di primo livello. Quando Gelb ha visto parecchie poltrone vuote, e qualcuno, anzi più d'uno, che usciva nel corso della recita, ci avrà ripensato anche se il guaio era fatto?
Gelb, innanzitutto, ha pensato che in questo modo si fa parlare dell'opera, nel caso specifico, per merito di regie sceme, inutile ed anche dannose, e pure del MET; poi, in seconda battuta - come si dice - ha pensato di proporlo a Fuortes per l'Opera di Roma: avrebbe nel Teatro della Capitale un successone, e felicissimi sarebbero soprattutto i critici che finalmente avrebbero di che scrivere prima durante ed anche dopo, a gloria del melodramma.
Mentre a New York si consumava questi casino, in Italia, a Roma, nella villa di Franco Zeffirelli, avveniva l' incontro fra una ex cantante ora all'Arena in ruoli dirigenziali: Cecilia Gasdia, sovrintendente ( ma anche direttore artistico, dirigente Marketing e garante per l'anticorruzione; l'altra donna che ha potere in Arena è Francesca Tartarotti, direttore amministrativo, restata in Arena nonostante vanti un genitore come il 'barone rosso', Francesco Micheli), a seguito della sua presenza come capolista alle ultime elezioni cittadine per Fratelli d'Italia - ma non è detto che non possa far bene in questa nuova attività- e il noto regista, che da tempo ha superato di molto i novant'anni ed ancora lavora. Fra parentesi, per volontà della Gasdia, Daniel Oren è diventato direttore musicale dell'Arena per la stagione corrente.
Non era la prima volta che si incontravano i due; il primo incontro avvenne molti anni fa a Firenze, per una Traviata diretta da Kleiber, nella quale cantava la Gasdia e la regia era di Zeffirelli.
Di Traviate Zeffirelli, prima di questa prossima che vedremo in estate all'Arena - i bozzetti sono già pubblicati nel sito dell'Arena - ne ha fatte altre otto; noi ne ricordiamo una in particolare, quella per il Teatrino di Busseto che poi ha fatto il giro del mondo, come anche l'altro suo spettacolo bussetano, Aida.
Il regista difficilmente potrà muoversi, a Verona lavoreranno per lui i suoi assistenti; tuttavia la Gasdia ha voluto omaggiare ancora una volta Zeffirelli che in Arena ha mostrato molti suoi spettacoli (negli anni passati e sotto la gestione Girondini, l' intero cartellone di una stagione, salvo forse qualche titolo, era costituito da regie zeffirelliane; una delle ultime fu Carmen).
Questa Traviata mai e poi mai arriverà al Teatro dell'Opera di Roma, sebbene Fuortes dall'Arena ci sia passato come commissario per qualche mese, perchè è troppo normale, ma anche perchè lui ne ha già una - che in verità non gli piacque molto perchè fuori dal suo seminato 'ideologico' - firmata da Sofia Coppola e Valentino che gli è costata un bel po' di soldi (oltre il milione di Euro, in un teatro con debiti pregressi enormi!) dei quali deve ancora rientrare, e che sta facendo girare perpareggiare i conti.
Volete sapere quale delle due opere andremmo a vedere, anzi sentire? Non serve dirvelo, perchè è chiaro che sceglieremmo Traviata di Zeffirelli.
Per una ragione sola potremmo anche deciderci, una sera, per Rigoletto. se potessimo stare con gli occhi chiusi ad ascoltare la musica; anche se neppure Gelb potrebbe garantirci che non saremmo disturbati dal chiasso sulla scena, dalle risate fragorose e dal via vai del pubblico.
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