domenica 24 febbraio 2019

EDITORIA: tensioni Governo -INPGI. Il Governo attende di mettere i suoi uomini nell'Istituto di Previdenza dei Giornalisti

FOCUS Editoria, tensione governo-Inpgi. Crimi: "Nessun intervento prima degli Stati generali dell'informazione". Ai giallo-verdi non è stata data ancora la possibilità di inserire nel Cda della Fondazione uomini di propria fiducia, che possano fare il quadro completo della situazione dell'istituto, riferiscono fonti qualificate della maggioranza. Spiegando che questo è un elemento di forte irritazione dell'attuale governo, che si è visto recapitare delle proposte - presentate come risolutive dei gravi problemi economici - prima ancora di poter capire, dall'interno, come 'stanno davvero le cose'.

di Dario Borriello/lapresse





Milano, 23 febbraio 2019 -  Sale forte la tensione tra governo e Inpgi. Al punto che sembra ormai essersi creato un solco con l'istituto di previdenza dei giornalisti, già alle prese con importanti difficoltà a far quadrare i bilanci, mentre l'esecutivo continua a prendere tempo in attesa che le proprie richieste di "cambiamento" vengano attuate. Il clima è difficile, come confermano le parole del sottosegretario con delega all'Editoria, Vito Crimi, durante una tavola rotonda con il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, e altri esponenti della categoria, a Torino, per l'ultima edizione del Festival di giornalismo alimentare. Sollecitato sul tema pensionistico, in particolare sulla proposta dell'istituto di allargare la base di contribuenti anche ad altre figure di operatori della comunicazione, l'esponente M5S ha stoppato ogni discorso: "Siamo pronti e prendere in mano il dossier Inpgi, anche per un eventuale allargamento ai comunicatori", ma di tutto si discuterà agli Stati generali dell'informazione, che si apriranno a marzo e dureranno qualche mese, proprio per passare al vaglio tutte le problematiche della professione giornalistica. Il punto di caduta del braccio di ferro è l'impossibilità per Crimi, dunque per il governo, di nominare i propri rappresentanti nel Consiglio di amministrazione dell'Inpgi. Per legge, infatti, due dei 16 membri del board devono essere indicati dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali e dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Al momento, però, in quei ruoli ci sono, rispettivamente, Mauro Marè e Antonio Funiciello, scelti nella scorsa legislatura. Ai giallo-verdi, dunque, non è stata data ancora la possibilità di inserire uomini di propria fiducia, che possano fare il quadro completo della situazione dell'istituto, riferiscono fonti qualificate della maggioranza. Spiegando che questo è un elemento di forte irritazione dell'attuale governo, che si è visto recapitare delle proposte - presentate come risolutive dei gravi problemi economici - prima ancora di poter capire, dall'interno, come 'stanno davvero le cose'.Al momento, quindi, il dialogo tra istituzioni e Inpgi, è pressoché nullo. O, quantomeno, prossimo allo zero. Il tempo, intanto, scorre e i problemi restano ancora senza una soluzione. Crimi si dice pronto a sedere al tavolo delle trattative per vagliare tutte le proposte che saranno messe in campo, ma prima attende un gesto 'distensivo' da parte dei vertici dell'istituto di previdenza e dai membri del suo Cda. Le parti, dunque, sono decisamente lontane e la preoccupazione del settore cresce sempre di più. (LAPRESSE)





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Governo e Parlamento: il salvataggio dell'Inpgi è una priorità. I giornalisti pensionati e attivi  devono guardare al futuro con serenità.















18.2.2019 - Occupazione e Inpgi sono i due grandi problemi del nostro mondo, che devono essere affrontati con urgenza dal Governo e dal Parlamento. Il giornalismo è il cuore della democrazia. Una categoria ha costituzionalmente diritto alla pensione: i giornalisti, dopo anni di lavoro  e di contributi versati all'ente di riferimento, non possono ridursi a vivere con l'assegno sociale. L'Inpgi, senza costi per l'erario, può essere trasformato nel polo previdenziale del giornalismo e  della comunicazione a meno che il Governo e il Parlamento non decidano di farlo assorbire dall'Inps come è avvenuto nel recente passato per Inpdai, Inpdap ed Enpals.

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