domenica 17 febbraio 2019

GOVERNO del CAMBIAMENTO. Progetti: DISTRUZIONE prima, DISTRAZIONE poi, ed ora anche DISINTEGRAZIONE

Il primo obiettivo del Governo 'gialloverde' è stato quello di distruggere tutto quello che si poteva distruggere, in ogni campo - escluso  naturalmente il Ponte di Genova, quello è caduto per alti fattori,  e diversa responsabilità, ed ha fatto anche un numero considerevole di vittime umane.

Hanno distrutto, i due soci, Spaccone-Di Maio e Bullo-Salvini che tengono per i 'capelli' Bambola - Conte ( a che serve prendersela con osservatori europei che ripetono su Conte ciò che andiamo dicendo da tempo, con la sola eccezione del pentito Travaglio che ora lo considera un 'grande statista'),  anche quelle poche relative certezze del nostro Paese, e della democrazia in generale, le cosiddette istituzioni di garanzia che, attraverso pesi e contrappesi, garantiscono il libero esercizio democratico. I vertici se li sono aggiudicati ora l'uno ora l'altro,  giocando a briscola; non solo, ci hanno messo esponenti dichiaratamente  schierati!

E dopo aver distrutto tutto il distruttibile, visto che qualche nube minacciosa si addensava sul loro operato politico, oltre quella della stagnazione economica che non potrà passare indenne, ci hanno provato con la distrazione di massa:  taglio dei vitalizi, taglio dei parlamentari e  dei loro compensi ( solo minacciati) tagli alle pensioni dei sindacalisti (già rientrati) ecc... e, per l'Europa, con lo tsunami rappresentato dalle prossime elezioni, per il Parlamento UE, la chiusura di una delle due sedi; e, per la Francia, la moneta stampata per gli stati africani... e mille altre sparate poi subito archiviate, perché  sanno che questa guerra si vince con continue battaglie, non importa se non finite,  se  ne devono annunciare di nuove ogni giorno, in rapida sequenza e senza mai smettere. Se po si perde la guerra, poco importa, nessuno se ne ricorderà più, passato del tempo.

 Ora anche questo non basta più, vogliono procedere alla DISINTEGRAZIONE del paese, con le cosiddette autonomie. E già Zaia, l'intellettuale governatore del Veneto, s'è fatto sentire con la sua minaccia: o si fa subito l'autonomia del Veneto o sarà ECATOMBE.

 Ma come, la riforma dello Stato comincia proprio da dove  per anni si è detto rappresentare la somma di tutti i mali della nostra società, cioè le Regioni? Fino a qualche giorno fa si diceva che i guai peggiori per lo Stato erano venuti dalla Regioni,  poltronifici vergognosi, con consiglieri ladroni  - a queste categorie non sfuggono neanche le cosiddette regioni virtuose come Veneto e Lombardia,  i cui cittadini si sarebbero già scordati degli scandali nella sanità, del caso Formigoni, e, per il Veneto, del Governatore Galan, al quale hanno sequestrato tutto quello che aveva  accumulato attraverso ruberie e mazzette. Aggiungere che quei mascalzoni, condannati  con sentenza definitiva, appartenevano proprio al partito che chiede autonomia, vuol dire infierire sulla Lega.

 Ora proprio nelle Regioni si vuole trovare il fondamento della buona amministrazione. Ora. Perché non in passato visto che esistono da anni e si sono segnalate all'opinione  pubblica nazionale soprattutto per gli scandali che le hanno attraversate?

 Perché tanto interesse  per l'autonomia delle Regioni? Principalmente, perchè rappresentano un serbatoio di voti immenso, a causa e dell' esercizio del vero potere, dove si amministrano fondi ingenti (buchi e ammanchi si scoprono solo al cambio di colore nelle amministrazioni, prima  vige il patto di non belligeranza fra i soci).

 A che servirebbero poi i relativi ministeri nazionali, quando le competenze sulla sanità e sulla scuola, ad esempio, passassero alle Regioni? A nulla più. Sarebbero le Regioni ad impiantarne  di nuovi , ridotti, ministeri in miniatura e doppioni di quelli nazionali, dai quali  dispensare posti e favori e poi richiedere, in cambio, voti.

 Certo che alcune cose potrebbero anche funzionare, come funzionano già ora senza autonomia, ma se si comincia a disgregare,  intanto parlando di semplice 'autonomia' si sa dove si comincia ma non si sa dove si andrà a finire. Vogliamo ricostituire l'Italia di piccoli  regni e principati, quell'Italia che nessuno ha mai più rimpianto, dopo l'Unità?

 E mentre in tutto il mondo si cerca di trovare punti di unione perché è 'l'unione a fare la forza', e non  la disgregazione; perfino l'Europa, incompleta e da cambiare, gode del favore dei cittadini delle nazioni.
Ma i due nerboruti contrattisti  non ci stanno, loro pensano all'immediato, a riscuotere per i favori che hanno fatto in questi pochi mesi; al futuro non pensano, perché  va oltre i loro limitati e non
disinteressati orizzonti.

Infine, un esempio di queste ore, ci viene in mente. Esiste un ministro che si chiama Centinaio.  A chi non lo sapesse, diciamo che  è il ministro cui Bullo-Salvini ha affidato l'agricoltura e le foreste. Di lui non è mai parlato fino ad oggi,  fino alla viglia delle elezioni in Sardegna, quando è comparso come un ectoplasma a trattare con i produttore di latte di pecora che chiedono un aumento del prezzo di vendita del loro prodotto.  Lui ha proposto un aumento di 10 centesimi appena sull'attuale, ed ha rimandato le trattative ai prossimi giorni, cioè alla vigilia delle elezioni e i produttori sardi si dovranno ricordare che il partito di quel ministro, materializzatosi al loro fianco all'ultimo momento, va premiato. Cioè Salvini!

 Ma c'è ancora un'altra cosa che nessuno sa del ministro Centinaio, nelle cui mani Bullo-Salvini ha messo anche la responsabilità del turismo, nel timopre che se ne appropriassero altri. Per competenza: un tempo lavorava in una agenzia di turismo e viaggi. E lui, bravo!, ha chiamato al vertice del ministero il capo dell'azienda  di turismo e viaggi, nella quale lavorava. E, intanto, di turismo, in  aumento, e che rappresenta una delle maggiori entrate del paese, anche in tempo di crisi e stagnazione, non si parla mai, perchè Centianio è occupato in agricoltura, no, anzi in tv.

 Il Governo del Cambiamento ( cambianiente)  è anche questo!

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