Ogni giorno se ne sente una che meriterebbe di portare da qualche specialista chi ha aperto bocca. L'ultima, che riguarda cori e orchestre, l'ha detta il sovrintendente di Santa Cecilia, il noto (?) compositore Michele dall'Ongaro.
Giorni fa alla radio (Radio 3) ne hanno parlato anche i due 'comici' della 'Barcaccia'. Il Decreto 'Dignità', in combina con una recente sentenza della Corte Europea, limitano ad orchestra e teatri l'assunzione di personale a tempo determinato, o aggiunti come si chiamano, a seconda delle necessità di particolari momenti. L'Accademia di Santa Cecilia, per effetto di questa legge, nelle passate settimane ha dovuto cambiare alcuni programmi di concerto, perché l'organico richiesto avrebbe avuto bisogno di aggiunti, che la legge appunto limita. E lo stesso problema, l'orchestra ceciliana lo avrà anche per le prossime tournée, i cui programmi stabiliti da tempo, dovrà mutare.
Chi ha un pò di memoria ricorda che il problema si pose, anni fa, prima che l'attuale governo emanasse il discusso decreto 'dignità', in occasione di una tournée dell'Opera di Roma in Estremo oriente, con Muti direttore, quando diversi professori si rifiutarono di partecipare e il teatro fu costretto a rivolgersi ad aggiunti. Questo non si deve più fare.
Adesso a questo problema se ne è aggiunto anche un secondo (anche di questo abbiamo scritto nei giorni scorsi) relativo al Coro dell'Accademia di santa Cecilia, per il quale il Consiglio di amministrazione, per il secondo quinquennio consecutivo, ha stabilito che man mano che i coristi vanno in pensione non verranno rimpiazzati. E perchè? Perchè - udite udite - il Coro è numericamente sovradimensionato - l'ultima castroneria uscita dalla bocca del sovrintendente, rispondendo ad una domanda di Valerio Cappelli ( ieri sul 'Corriere').
La decisione dell'Accademia comporta quindi che l'età media dei coristi ceciliani sia sempre più alta (attualmente è sui 53 anni, si va in pensione a 62) e che man mano che i coristi 'anziani' vanno in pensione non saranno rimpiazzati. Oggi il coro ha 84 elementi, via via diminuiranno, fino a raggiungere , nel 2021, quota 66, e sempre più anziani. Poi un giorno lo si dovrà rinnovare da cima a fondo, ma allora sarà un altro coro.
Perchè questo taglio? Sentite come argomenta il noto (?) compositore/sovrintendente, dall'Ongaro.
1.Altri cori di altre istituzioni hanno cori di dimensioni più ridotte, fino a quello della Radio svedese i cui componenti sono addirittura 32. Verrebbe da replicargli: perchè allora l'Accademia per tutti questi anni ha speso tanti soldi inutilmente tenendone in organico oltre ottanta, ai quali paga uno stipendio netto di 2.200 Euro circa al mese per 14 mensilità?
2.In ragione di un moderno equilibrio e sonorità vocale, sul podio si tende a lavorare con formazioni (canore) - dall'Ongaro parla come Sanremo!- vocali, meglio dire, più contenute. Affermazione di genericità e banalità disarmanti, come se il coro mettiamo 'beethoveniano' fosse simile per proporzioni a quello 'mozartiano'. E con gli esempi si potrebbe continuare all'infinito. Ma allora il repertorio dovrà tener conto di tutto questo ? La prossima stagione, come ha dichiarato dall'Ongaro, si inaugurerà con il Requiem di Berlioz, che richiede un coro di 120 elementi. Che farà l'Accademia?
In tempo di ristrettezze economiche si poteva optare per un altro repertorio, tanto non è che senza il Requiem di Berlioz il prestigio dell'Accademia affonda ( semmai affonda per altre ragioni). Per quella serata inaugurale, si dovrà ricorrere ad un secondo coro da fondere con quello ceciliano. Così si spende meno? E per tutto il resto della stagione il repertorio verrà scelto anche in funzione della presenza di un coro ridotto?
3. Il coro dovrebbe essere sempre più indipendente dall'orchestra. Per poterne fare ciò che si vuole, senza toccare l'orchestra? Se il coro non serve, si abbia il coraggio infame di eliminarlo; nessuno protesterà. Il mondo della cultura e della musica non protestò quando hanno eliminato quasi tutti i corpi di ballo delle fondazioni liriche, proprio in un periodo in cui la danza tira molto - lo dicono loro. Non protesterà neanche in caso di soppressione del Coro dell'Accademia.
4.La riduzione è dovuta alla volontà di non spendere soldi inutilmente. E qui gli appunti che verrebbero da fare al noto (?) compositore/sovrintendente sarebbero infiniti. L'Accademia di soldi inutili ne spende tanti, troppi, a cominciare dal compenso del sovrintendente che guadagna ogni anno il massimo che si possa guadagnare, dove circolano soldi pubblici, anche da un dirigente che ha responsabilità di uno stuolo di dipendenti, e cioè 240.000 Euro - come il Presidente della repubblica, come il presidente e il direttore generale della Rai che ha 13.000 dipendenti circa, mentre l'Accademia ne ha appena 300 ed ora vuole diminuirne ancora. Il taglio di personale riguarderà anche altri dipendenti (da 89 a 73) del ramo amministrativo, e tre dirigenti. L'Accademia è tenuta, per legge, ogni triennio a rivedere la pianta organica in funzione dell'equilibrio finanziario. Non sarebbe tenuta anche ad adeguare, perfino tagliandoli alla bisogna, gli stipendi?
5. Ciro Viso, dopo 15 anni lascerà la direzione del coro. Per Pappano è stato un colpo molto duro, la stima nei confronti di Ciro è illimitata. Il suo rapporto con l'istituzione e con il sottoscritto è idilliaco. Se ne andrà per ragioni personali, senza nessuna relazione con questo progetto (di riduzione). Dall'ongaro e Pappano pensano che chi ascolta le loro dichiarazioni abbia l'anello al naso. Non è così.
Chi ha messo l'uscita di Visco dall'Accademia in relazione con il progetto di ridimensionamento del coro? Nessuno, eccetto noi, proprio su questo blog. Allora perchè dare ascolto ad una malalingua come la nostra e metterla a tacere con una giustificazione non richiesta e poco credibile? Ciro Visco va via da Roma per tornare a Napoli? Va definitivamente in pensione, e non vorrà più lavorare? A Napoli lo pagano meglio che a Roma, dove ha un signor stipendio, nella media di quanto percepiscono i migliori direttori di coro? E allora tanto valeva restare a Roma in una istituzione che gode certamente di un prestigio internazionale altissimo, molto più che il Teatro San Carlo ( eventualmente) e che dista da Roma, poco più di un'ora di treno. ormai. Basterà attendere un pò e poi Visco racconterà le ragioni vere di tale sua decisione. e allora...
5. Santa Cecilia è un'organizzazione unica al mondo, le grandi orchestre del mondo non hanno cori: ce l'hanno le orchestre radiofoniche. Seguendo questo ragionamento idiota che intende applicare a Santa Cecilia le stesse regole di altre istituzioni che dall'Accademia differiscono anche per storia, viene da replicare al noto ( ?) compositore/sovrintendente: come mai tutte le orchestre hanno nei loro auditorium un organo da concerto, e solo Santa Cecilia ( che alla musica sacra e per organo dovrebbe tenerci più di ogni altra), è l'unica a non avere un organo nel suo auditorium, per decisione di quel luminare che di nome faceva Luciano Berio? Il quale disse, nonostante le numerose proteste, che 'il posto dell'organo è nelle chiese' e che, di conseguenza, nell'Auditorium se ne poteva fare a meno, anche dopo che il suo amico Renzo Piano aveva predisposto una modifica architettonica interna per allocarlo.
(Chi vuole conoscere quella travagliata assurda vicenda, può consultare l'archivio di Music@, il bimestrale da noi diretto, sul quale un redattore raccontò, anni fa, con l'ausilio di documenti inediti, quella storia che certamente non faceva onore ad un compositore celebre nel mondo eppure così ignorante della gloriosa storia della musica organistica).
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