Dopo
Gesualdo e Stradella, Giovanni Iudica racconta un altro musicista
maledetto; Henry Desmarest, ne 'Il musico fuggiasco': l'unico, nella
storia, ad essere impiccato 'in effigie'.
Conosciamo Giovanni Iudica
da tempo, e prima ancora di conoscerlo, la voglia di incontrarlo ci
venne dalla lettura del suo primo libriccino, che tanto 'ino' non
era, come poi risultò da una lettura accurata, edito da Sellerio, e
dedicato alla storia travagliata di uno dei più grandi ed innovativi
compositori italiani, la cui fortuna presso studiosi e soprattutto
compositori ( ci basta citare Stravinsky, Sciarrino, Schnittke), nel
tempo è andata sempre crescendo: Carlo Gesualdo Principe di Venosa..
In Iudica, da sempre
appassionato di musica, come sta a dimostrare anche la sua più
recente attività di organizzatore musicale per il repertorio
'barocco' o per tutto quello più genericamente definito 'antico',
il primo impulso a studiare la vita di Gesualdo venne dalla sua
tragica vicenda umana: aveva fatto uccidere sua moglie, che lo tradiva, e
tale fatto di sangue si impresse come macchia indelebile nella sua esistenza, ma anche
come come marchio 'estetico' nella sua attività di musicista.
( Giovanni Iudica. Il principe dei musici.
Sellerio editore. 1997)
Naturalmente non si pensi
che tale sua ricerca l'abbia condotto a fare lo Sherlok Holmes della
musica, mettendo in secondo piano l'attività di musicista di
Gesualdo, o trascurando la ricerca storico-musicologica, e lavorando
piuttosto di fantasia basandosi sui pochi elementi certi, come
farebbe un giallista con il dono di una scrittura accattivante e
scorrevole. Tutt'altro. Iudica tracciò per Gesualdo un affresco
storico-musicologico di grande rilievo e precisione, come ci convinse
la successiva lettura dei testi che negli anni, dopo Iudica, sono
usciti su Gesualdo.
Passarono un paio d'anni
appena, e Iudica, tornò a farsi vivo con un nuovo studio. Ancora
un musicista maledetto. E ci regalò, per la sua seconda uscita da scrittore e un pò anche musicologo, la storia di Alessandro
Stradella, musicista sommo (di recente, Salvatore Sciarrino è
rimasto così affascinato dalla musica di Stradella, da dedicargli
un'opera, dal titolo: Ti vedo, ti sento mi
perdo, andata in scena alla Scala, come aveva
fatto molti anni prima con Gesualdo, al quale pure aveva dedicato
una delle sue opere più celebrate e più rappresentate:
Luci mie traditrici), forse trascurato dalla
stessa musicologia, la cui vicenda umana finì in un buio vicolo
genovese, assassinato da un sicario. Meravigliò la cura e ricchezza di particolari
con cui venne ricostruito l'ambiente romano ai tempi di Stradella ed
alla corte della regina Cristina di Svezia, intrighi compresi. A
Iudica non è sfuggito neanche il funerale di particolare solennità
riservatogli a Genova e il lascito testamentario, poche cose e di
nessun valore - lui ambitissimo frequentatore di corti e salotti, finito quasi in miseria - ai parenti più stretti: le due sorelle, Vittoria e
Maria, e il nipote Marcantonio. Anche nel caso di Stradella, come
già con Gesualdo, il corredo di note ai capitoli del libro è
sorprendente ed impressionante anche per un musicologo, attestando - come del resto ci si
rende conto già alla lettura del testo, la cura con cui Iudica ha
cercato e consultato i rispettivi documenti reperiti (Giovanni Iudica.
Orfeo barocco.
Sellerrio Editore. 1999).
Non si pensi che negli
anni che separano le sue due opere maggiori da 'Il
musico fuggiasco', fresco di stampa, Iudica
si sia concesso un lungo periodo 'sabbatico' dalla ricerca in ambito
musicale, dedicandosi esclusivamente alla professione di
avvocato e all'università, perché ad intervalli regolari altri suoi
libri sono usciti nel frattempo, presso l'editrice 'La vita felice ', e alcuni dedicati a
Mahler, Chopin ed al suo sempre amatissimo Gesualdo.
Nell'ultimo caso, la
fatica dell'investigatore Iudica è stata grande, perchè il soggetto
è sfuggente come un'anguilla dalle mani del pescatore. Iudica
rivendica a favore del francese Henry Desmarest ( che sarebbe nato
nel febbraio 1661 e morto, a ottant'anni compiuti, nel 1741) il cui
nome compare con diverse grafie, la qualità della musica sacra,
soprattutto nel genere francesissimo dei 'Grands motets', nel quale
brillano altri nomi, all'epoca di Lully, alla corte del Re Sole:
Delalande, Charpentier; ma Desmarest scrisse anche musica profana.
Iudica, forse, è stato
attratto, inizialmente, e prima di conoscerne la musica, da un fatto
assai singolare occorso in Francia. Desmarest, vissuto fra il Sei
e Settecento, e del quale vivono ancora in Francia alcuni eredi, si
macchiò di un delitto che la legge puniva con la morte. Rapì per
amore Marie-Margherite di Saint Gobert e fuggì con Lei, senza il
consenso del genitore, rendendosi irreperibile in terra di Francia.
La donna aveva 19 anni appena, era quindi una giovinetta. Riuscì a
mettere nel sacco la polizia francese ( sembra di leggere una cronaca
dei nostri tempi!) e la stessa giustizia, che istruì un regolare
processo il 19 maggio 1700, al termine del quale lo condannò alla
pena capitale, ed essendo irreperibile lo impiccò 'in effigie', una
decina di giorni dopo.
L'impiccagione ebbe dell'inverosimile. Si
fece uscire dalla prigione, per condurla al patibolo, l'effigie del
condannato in contumacia. Si era fatto fare un quadro con la sua
faccia, che si legò con il cappio che sarebbe dovuto servire a tirar
su la sua testa, davanti ad un pubblico che non riuscì a trattenere
risate fragorose, nonostante il lugubre rito.
Si rifugiò prima in
Belgio, poi in Spagna e, da ultimo, alla corte di Lorena, dove fondò
una celebre scuola di musica che ancora oggi porta il suo nome, e
potè tornare in Francia solo dopo la morte del Re Sole. L'esistenza
della scuola e la conoscenza della stessa potrebbe essere stata la prima circostanza a mettere Iudica sulle tracce di Desmarest.
Il caro professore in Francia ha una
seconda patria, lì ha stabilito il suo 'buen retiro' estivo nel
quale dedicarsi alla grande sua passione per la musica.
E non è improbabile,
visto l'interesse suscitato dalla nuova impresa di Iudica, che si
torni ad eseguire con regolarità, dopo averle riscoperte, le composizioni di
Desmarest.
(Giovanni Iudica. Il
musico fuggiasco. Editore Archinto. Pagg.127.
Euro 16,00)
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