L’ingente calo delle vendite in atto nel mondo dell’editoria si riflette sull’occupazione
“Tra il 2013 e il 2017 la forza lavoro è diminuita di 3.301 unità,-21%sul 2013 e -8% sul 2016, attestandosi a 11.886 unità a fine 2017”. E’ quanto si legge nell’indagine sull’editoria 2018 pubblicata daR&S Mediobanca. Nonostante un miglioramento in atto della redditività industriale, l’editoria italiana è in affanno rispetto a quella tedesca, francese e inglese, con ricavi, occupazione e investimenti ancora in calo nel 2017 (con 13 milioni di euro investiti in meno rispetto al 2013).
Il report analizza i principali otto gruppi editoriali italiani cui fanno capo i maggiori quotidiani nazionali d’informazione, attraverso i conti del periodo 2013-2017 e dei primi nove mesi 2018. I primi nove mesi del 2018 hanno portato a un avvicendamento in vetta allaclassifica del giro d’affari: RCS, con un fatturato di 713€ mln, sostituisce in prima posizione Mondadori (658€ mln), fortemente ridimensionata in seguito agli accordi di dismissione della divisione Periodici Francia. I grandi gruppi editoriali non sono riusciti a fermare la flessione del fatturato nei tre trimestri considerati, anche se RCS (-0,3%) e Class Editori (stabile) hanno limitato i danni.
Il report analizza i principali otto gruppi editoriali italiani cui fanno capo i maggiori quotidiani nazionali d’informazione, attraverso i conti del periodo 2013-2017 e dei primi nove mesi 2018. I primi nove mesi del 2018 hanno portato a un avvicendamento in vetta allaclassifica del giro d’affari: RCS, con un fatturato di 713€ mln, sostituisce in prima posizione Mondadori (658€ mln), fortemente ridimensionata in seguito agli accordi di dismissione della divisione Periodici Francia. I grandi gruppi editoriali non sono riusciti a fermare la flessione del fatturato nei tre trimestri considerati, anche se RCS (-0,3%) e Class Editori (stabile) hanno limitato i danni.
Nel 2017 il giro d’affari mondiale è risultato in diminuzione, attestandosi a 150 miliardi di dollari complessivi(-2%sul 2016). La raccolta di pubblicità cartacea, con un -30% sul 2013, registra una performancemolto deludente, ma a fare da contraltare ci sono gli aumenti della diffusione cartacea (+3%), della pubblicità digitale (+41%) e soprattutto della diffusione digitale (+179%).
Il trend negativo dei ricavi aggregati degli otto principali gruppi editoriali italiani prosegue nel 2017 nonostante qualche lieve segnale di miglioramento. Nell’ultimo anno i principali otto grandi editori hanno registrato ricavi complessivamente per 3,5miliardi di euro(-6% sul 2016). I primi tre, Mondadori (fatturato di 1.268€ mln), RCS (896€ mln a cui si aggiungono 89€ mln di Cairo Editore, entrambi consolidati dalla Cairo Communication) e GEDI (634€ mln), rappresentano da soli l’83% del giro d’affari dei maggiori otto operatori editoriali nazionali. I maggiori gruppi editoriali italiani hanno cumulato nel periodo 2013-2017 perdite nette per 1,2€ mld e solo Cairo Editore chiude il quinquennio in positivo (38€ mln). Nel 2017 alcuni gruppi sono peròin miglioramento: in particolare, RCS ha fatto registrare un utile netto di 71€ mln (rispetto ai 4€ mln del 2016), Mondadori 30,4€ mln (22,5€ mln nel 2016) e Il Sole 24 ORE 7,5€ mln (-92,6€ mln nel 2016).Anche in Borsa, negli ultimi cinque anni, il settore editoria ha deluso, con performanceinferiori rispetto alle società industriali (+3% contro il +24%).
Nonostante la crescita del digitale, il 90% del giro d’affari mondiale proviene ancora dalla carta stampata, segno di come a livello globale la gran parte degli investimenti pubblicitari e delle vendite si concentri ancora sui canali tradizionali. I dati confermano il cambiamento in atto del business model dei grandi gruppi editoriali internazionali. I proventi da diffusione hanno ormai superato quelli pubblicitari. Gli ultimi anni hanno dimostrato come i ricavi pubblicitari, minacciati dalle BigWeb companies, producano margini di guadagno esigui per gli editori. Il mondo dell’editoria si trova dunque davanti a nuove sfide che porteranno i grandi gruppi a diversificare i flussi di entrata. In particolare, l’attenzione degli editori si sta spostando su attività non necessariamente tradizionali, sulla qualità del prodotto versus la proliferazione di fake news e sull’utilizzo dei big data per offrire ai lettori un’esperienza sempre più personalizzata.
Il confronto con l’Europa
Nel 2017 il calo del giro d’affari dei gruppi editoriali in Italia non si riscontra in Francia (+7% sul 2016), Germania (+2%) e Regno Unito (+1%). A livello europeo si allarga il divario tra le testate d’informazione e quelle economiche, con quest’ultime che registrano un incremento dei ricavi (+3% rispetto al -0,5% delle prime). Nel 2013-2017 soltanto Francia (+7%) e Germania (+0,8%) hanno aumentato il fatturato, mentre Gran Bretagna (-5%) e Italia (-20%) hanno sofferto. Il calo dei ricavi diffusionali accomuna tutti i paesi con l’eccezione della Francia, unica a registrare un incremento (+2% sul 2013), dovuto soprattutto all’aumento del prezzo dei quotidiani.
Quanto ai prezzi, i quotidiani italiani sono mediamente meno cari rispetto a quelli europei e registrano l’incremento di prezzo più contenuto nel 2013-2017. Bild, Sun e Daily Mail costano meno della metà e hanno una diffusione mediamente di quasi sei volte superiore a quella dei primi due quotidiani d’informazione dei principali paesi europei.
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