Per sgomberare Casapound dallo stabile di Via Napoleone III a Roma "serve una richiesta di rilascio da parte dell'autorità giudiziaria" dice il prefetto di Roma Paolo Basilone. Manca la denuncia, in altre parole non c'è l'atto di un magistrato, che sia uno sfratto esecutivo o un sequestro preventivo. La saga dello sgombero della palazzina occupata dai fascisti del terzo millennio giunge a un nuovo capitolo. Nella serie di rimpalli tra Mef e Prefetto l'ultima parola non rappresenta la fine. Perché, come riporta Il Messaggero, questo ordine può essere disposto dal Tribunale solo su segnalazione del proprietario dello stabile. Denuncia che non è mai arrivata.
Ieri era stato il Tesoro a gettare la palla nel campo della prefettura. In una lettera arrivata negli uffici di Virginia Raggi e una nota del Tesoro che avevano sancito quanto l' "effettuazione dello sgombero dovrà essere valutato dal Prefetto di Roma, che non lo ritiene prioritario in forza dei criteri stabiliti ad hoc". Lettera che però Giovanni Tria chiarisce essere dell'Agenzia del Demanio. In una nota il ministro dell'Economia afferma di essere "perfettamente informato dei reiterati passi e dei necessari adempimenti svolti dal direttore dell'Agenzia del Demanio per ottenere dal Prefetto di Roma la disponibilità dell'immobile occupato di Via Napoleone III". "Nella lettera del direttore dell'Agenzia, che il capo di Gabinetto del ministro si è limitato a trasmettere a Virginia Raggi - prosegue la nota - si informa il sindaco di Roma di tutti gli atti compiuti e della richiesta fatta in tal senso. L'effettuazione e la data dello sgombero sono di competenza del Prefetto di Roma che li farà secondo le proprie priorità".
Intanto come spiega La Repubblica le priorità adesso sono altre. Casapound è salva ma a rischio ci sono le "occupazioni rosse", ovvero una quindicina di stabili abitati da un totale di 3.920 persone sparsi per tutte le aree della capitale.
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