domenica 10 ottobre 2021

Roma devastata da squadristi

 L a prima reazione del segretario generale della Cgil Maurizio Landini è arrivata con un comunicato stringato ma molto denso: « L’assalto alla sede della Cgil nazionale è un atto di squadrismo fascista. Un attacco alla democrazia e a tutto il mondo del lavoro che intendiamo respingere. Nessuno pensi di far tornare il nostro Paese al ventennio fascista». La seconda reazione del numero uno della Cgil è stata una chiamata decisa, rivolta ai sindacalisti di tutta Italia: la convocazione di un’assemblea generale per domenica mattina davanti alla sede ferita di Corso Italia. Un’emergenza democratica. La terza reazione è stata una convocazione per il 16 ottobre a Roma di una manifestazione per chiedere lo scioglimento delle organizzazioni neofasciste e neonaziste. 

 

Alle cinque e mezza di sabato pomeriggio  la sede della Cgil nazionale è stata presa d’assalto da un gruppo di manifestanti no vax arrivati urlando da piazza del Popolo, attraverso Villa Borghese. Hanno scaricato la loro furia sfondando il portone d’ingresso della sede del più antico sindacato d’Italia, divelto la finestra della portineria, sfasciato tutto quello che si trovavano davanti.

 Alle otto di sera è stato il presidente del Consiglio Mario Draghi che non ha esitato ad alzare il telefono e chiamare Maurizio Landini. Lo hanno fatto sapere da Palazzo Chigi diramando una nota ufficiale. La sede ferita è alle soglie delle Mura Aureliane, una roccaforte storica ieri sfregiata. E anche dal Quirinale hanno fatto uscire una nota per far sapere che il capo dello Stato Sergio Mattarella ha voluto chiamare il numero uno della Cgil per esprimere la propria solidarietà. È stata una reazione indignata quella della segretaria generale della Fiom Francesca Re David: «È stato un attacco alla democrazia oltre ad essere una gravissima azione squadrista», ha commentato. Al governo chiede «di fare chiarezza per accertare le responsabilità»  e, soprattutto, che «le organizzazioni fasciste vengano sciolte, come prevede la Costituzione». La violenza dell’assalto spinge il segretario del Partito democratico a stringersi attorno al sindacato dei lavoratori. È deciso Enrico Letta: «Cambio i miei programmi e torno a Roma per andare alla sede della Cgil a portare la solidarietà mia e di tutto il Pd. No alla violenza fascista». Anche le sedi regionali si stringono attorno alla sede madre della Capitale. Quella del Veneto sembra la più preoccupata: «In tanti hanno rievocato gli anni Settanta. È molto peggio. 

Quanto è accaduto riporta piuttosto la memoria agli anni Venti del secolo scorso», dichiara Christian Ferrari, segretario generale della regione. E poi aggiunge: «Qui in Veneto avevamo già avuto delle avvisaglie: alle nostre sedi erano state fatte intimidazioni e anche minacce. Non ci faremo intimidire e il Veneto sarà a Roma per l’assemblea generale». Un pericoloso attacco efferato al partito dei lavoratori: per dare un segnale forte domenica tutte le sedi regionali della Cgil rimarranno aperte. 

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