martedì 12 ottobre 2021

Storia della Lucca musicale che Napoleone tentò di distruggere, e forse ci riuscì. 'Chiese e Musica a Lucca' di Fabrizio Guidotti, edito da Olschki, Firenze

 

                       CHIESE e MUSICA a LUCCA 

Dalle dotazioni rinascimentali alle soppressioni napoleoniche. Una ricerca documentaria di Fabrizio Guidotti.

Tomi I-III. Pagg.1344. Euro 130,00 Leo S. Olschki Editore. Firenze 2021


                                                             *****

La prima volta che sentimmo parlare della musica a Lucca, restandone colpiti, fu tantissimi anni fa. Nelle note di un disco, regalatoci de mons. Giuseppe Biella, direttore della Polifonica Ambrosiana, contenente il Vespro della Beata Vergine ( 1610) di Claudio Monteverdi, leggemmo che la revisione della partitura per l'esecuzione era stata effettuata su una copia della preziosissima e rara edizione a stampa dell'Amadino, editore veneziano, conservata nella Biblioteca vescovile di Lucca.

Confessiamo che già allora ci proponemmo di andare a Lucca per vedere con i nostri occhi e toccare con mano quella edizione, perchè sin da allora per noi il Vespro rappresentava uno dei vertici della musica di ogni tempo. E lo pensiamo ancora.

Di conseguenza, convenimmo con noi stessi che la vita musicale che si aveva a Lucca in passato, specie in ambito sacro e liturgico, doveva essere ricca e regolare, se copia di quella preziosissima quanto rara edizione era finita in quella città.

Recentissimamente, poi, nel confezionare una biografia di Giacomo Puccini jr., (Giacomo Puccini, Sonatore del Regno, edita da Chlichy, Firenze), Lucca, patria del musicista è tornata a sollecitare i nostri interessi. Sia perchè la prima formazione scolastica il musicista l'ebbe, come 'allievo esterno', nei seminari annessi a due delle principali chiese della città (San Michele e San Martino), e sia perchè

in una lettera indirizzata a sua madre la riprende, a causa di uno dei più diffusi vizi italici - lui sottolinea 'lucchesi': “Cara mamma, scriveva Puccini,Voialtri a Lucca l'avete sempre con le raccomandazioni ( il corsivo e nostro, ndr.); maledetto chi l'ha inventate...Si vede che Carlo Lodovico (Duca di Lucca) vi ha sciupato la testa a tutti”.

Da considerare poi - come nota Fabrizio Guidotti , autore dell'opera che ci accingiamo a presentare – l'apporto anche documentario non tanto del Puccini jr, quanto del capostipite dei Puccini musicisti, quel Giacomo senior, vissuto fra il 1712 1 il 1781; e degli altri musicisti componenti la famiglia, nel tempo: Antonio ( 747-1832), Domenico ( 1772-1815) e Michele (1813-1864), padre dell'operista, alla Lucca musicale.

Perchè l'immagine che di Lucca emerge è quella di una città musicale attivissima - patria anche di Luigi Boccherini (1743-1806) e di Alfredo Catalani (1854-1893),- dove la musica sacra era tenuta in grande considerazione, eseguita con regolarità in tutte le feste comandate, religiose e civili, in chiese ed oratori.


Ora a questa nostra curiosità di allora e di oggi viene in aiuto, graditissima ed esauriente, un'opera monumentale, non nuova per il suo autore, Fabrizio Guidotti, che alla musica lucchese ha dedicato, prima del presente, altri studi importanti.

Uno sguardo all'indice generale dei tre tomi che compongono l'opera dà conto della sua fondamentale utilità.

Dopo le schede che anticipano e riassumono i criteri di trascrizione dei documenti, ed un utilissimo 'glossario', l'autore all' introduzione che dà conto delle fonti, del raggio di inchiesta della ricerca, e del quadro generale della stessa, fa seguire, una dopo l'altra, le schede identificative di chiese ed oratori.

Nel primo tomo delle chiese ' secolari', nel secondo di quelle 'regolari', e nel terzo di 'oratori e chiese di confraternite' - in tutto 70 edifici di culto, che potrebbero far concorrenza ad un'altra città che della presenza di chiese ed oratori sul suo territorio si è sempre fatta vanto: L'Aquila, dalle '100 chiese'.


Le schede' documentarie' relative ai singoli edifici di culto occupano gran parte della monumentale ricerca. Si pensi che due Chiese, legate anche alla formazione del nostro operista Puccini nei seminari annessi, si estendono da sole per molte pagine, sia per la loro storia che per le ricche dotazioni musicali: la Chiesa di San Martino, il Duomo, un centinaio di pagine; e San Michele, una cinquantina.

L'autore compie poi esami 'comparativi' delle varie dotazioni degli edifici di culto, a cominciare dalle 'dotazioni materiali' (organi e cantorie) ed anche 'palchi amovibili' (che avevano temporaneamente funzioni simili alle cantorie, delle quali erano o supporto, o sostituti), passando poi alle 'risorse umane' (esecutrici/ esecutori claustrali, organisti, maestri di cappella), con il regolamento del loro ruolo e il trattamento salariale; ed un accenno all'impiego di 'tonsurati e dilettanti'; e infine il calendario liturgico e paraliturgico.

Il terzo ed ultimo tomo si chiude con una ricca dote di 'apparati', consistenti in una appendice così articolata: elenco generale dei luoghi di culto; organari e manutentori; cronologia delle dotazioni organarie; organisti e maestri di cappella.

E, per finire: 'fonti e bibliografia', ed un indice di nomi doppio: uno storico ed un secondo di 'autori e revisori moderni', altrettanto utile di quello storico.


A Lucca la vita musicale era dunque veramente rigogliosa e di qualità e, a differenza di quel che accadeva in altri importanti centri della Toscana medesima, Pisa ad esempio dove esisteva una chiesa che primeggiava per la musica su tutte le altre, era capillarmente articolata, e diffusa, divenendo terreno fertile per la nascita di musicisti, alcuni dei quali ben noti ben noti.


Nella ricca ed illuminante introduzione, l'autore traccia un formidabile affresco dell'aspetto storico e dell'assetto istituzionale, definito a metà Quattrocento, della 'repubblica aristocratica' di Lucca, che ebbe fine con l'invasione francese del 1799, e la successiva instaurazione (1805) del 'Principato napoleonico dei Baciocchi', che incise negativamente sugli assetti produttivi della musica sacra.


La dotazione che dai documenti censiti da Guidotti risulta più ricca e dettagliata è naturalmente quella riguardante gli organi, dai costruttori ( il lucchese Michelangelo Crudeli, nel Settecento) , ai manutentori, agli artigiani che costruivano le cantorie o che avevano il compito di decorare cantorie, casse o eventuali sportelli ( 'portelle)' degli strumenti nei secoli. La tradizione organaria, che a Lucca è antica avendo origini nel Quattrocento per parecchie chiese importanti, fa riferimento anche ad organari e manutentori venuti da fuori, come il pistoiese Tronci. Nel Sei - Settecento così capillarmente diffusa è la pratica musicale che prende piede, per luoghi sacri che non ne erano provvisti, del noleggio di piccoli organi, detti 'positivi'.

Ulteriore conferma offrono gli elenchi di religiosi impiegati come organisti e maestri di cappella; dei 'tonsurati ( chierici non ancora ordinati sacerdoti) e, perfino di dilettanti, laddove la presenza di religiosi e chierici non era sufficiente a garantire i necessari servizi liturgici o sacri.


Se per gli studiosi non risulta naturalmente nuova anche la presenza in detti elenchi (con la specifica delle assunzioni, mansioni e compensi) di 'alzatori', di coloro cioè che azionavano i mantici degli organi (oggi tale funzione è affidata alla sopraggiunta benedetta (?) elettrificazione); per gli stessi studiosi risulterà interessante scoprire che gli 'alzatori' avevano un trattamento assai dignitoso, a giudicare dal raffronto dei loro compensi con quelli degli organisti, per i quali il loro apporto era fondamentale, e che per questo ne difendevano la causa presso le autorità religiose, responsabili dei servizi musicali e dei relativi riconoscimenti anche economici a tutti i partecipanti.

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