Al Salone del libro di Torino, presso lo stand della casa editrice Olschki, sarà possibile visionare una copia dell’edizione monumentale della Divina Commedia pubblicata nel 1911 con prefazione di Gabriele D’Annunzio.
L’edizione emerge come un’impresa editoriale di alto valore simbolico per il giovane Stato italiano, unito da pochi decenni e intento a consolidare la propria realtà identitaria nell’Europa dei nazionalismi. L’opera era dedicata a Vittorio Emanuele III, re d’Italia, e fu insignita della medaglia d’oro all’Esposizione internazionale delle industrie e del lavoro di Torino.
Espressione della migliore arte tipografica italiana, l’edizione si basa sul commento dantesco di Cristoforo Landino, i caratteri per la stampa furono appositamente forniti dalla ditta Nebiolo di Torino, l’impressione fu su carta a mano, delle cartiere Milani di Fabriano, filigranata con l’effige di Dante. Ne furono tirati 300 esemplari numerati, più 6 in pergamena; questi ultimi con iniziali miniate, colophon latino, borchie e fermagli in argento massiccio sulla stessa legatura in tutto cuoio con impressioni a freddo.
Intorno a questo monumento la casa editrice ha allestito un angolo dedicato a Dante, autore che accompagna la storia del catalogo olschkiano, dove si potranno vedere alcuni titoli rappresentativi e le due uscite recenti, in occasione dell’anno celebrativo dei settecento anni dalla morte di Dante.
Si tratta del facsimile della rivoluzionaria edizione aldina della Divina Commedia del 1508 e della ristampa dell’edizione della Quaestio de aqua et terra. L’edizione aldina della Divina Commedia del 1508 (con una bella introduzione di Edoardo Barbieri) riproduce un libro che ha partecipato alla rivoluzione editoriale di Aldo Manuzio: formato in ottavo - sembra un Meridiano o un volume della Pleiade -, il carattere italico, la mancanza di commento. Il testo di Dante è riprodotto nella lezione del figlio, Pietro Alighieri.
Daniele Olschki ha deciso di riproporre il facsimile di quell’edizione aldina del 1502 basandosi sull’esemplare conservato presso la Biblioteca Classense che nel 1905 lo acquistò da Leo S. Olschki, insieme al resto della raccolta di Leo (edizioni, traduzioni e commenti danteschi) allora sicuramente il repertorio più completo relativo all’opera di Dante.
Con La Quaestio de aqua et terra (discussa ultima opera di Dante), si ripropone la scelta editoriale di Leo Olschki, che nel 1908 decise di ripubblicare la Quaestio nell’edizione del 1508 (l’edizione controversa dopo la quale il manoscritto che aveva fatto da riferimento era sparito). Leo, soprattutto, decide di farne un’edizione per il grande pubblico, proponendo il testo, unitamente alla riproduzione della prima edizione, in latino, italiano, spagnolo, francese, tedesco e inglese, con lo scopo di presentare Dante come sintesi della cultura medievale.
A distanza di 116 anni la casa editrice Olschki ripropone l’edizione con lo stesso obiettivo di Leo, integrato dalla volontà di mettere a disposizione una chicca editoriale unica, difficilmente replicabile nel mercato attuale, di un titolo inoltre singolarmente non reperibile altrove.
CASA EDITRICE LEO S. OLSCHKI
STAND N. J142, PADIGLIONE 2
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