Le stagioni sinfonica e cameristica dell'Accademia di Santa Cecilia, appena annunciate dal suo sovrintendente e direttore artistico, Michele dall'Ongaro non 'suona' italiano.
Lo sottolinea il diretto interessato parlando al microfono dei 'clerici pagati' oggi del Corriere, domani di Repubblcia e del Sole 24 Ore, che, come ormai tradizione, fanno finta di reclamizzare un prodotto in cui credono, mentre sono al servizio del produttore, nel redigere le pagine 'EVENTI', pagate dalle istituzioni, e guai a dissentire. Nient'altro che una pubblicità imbellettata.
Annuncia dall'Ongaro: direttore ospite principale: Jakub Hrusa; dierttori ospiti. Kirill Petrenko, John Eliot Gardiner, Lorenzo Viotti ( cognome italiano ma svizzero), Boris Giltburg, Maxim Emelyanychev, Philippe Herreweghe, Myung Whun-Chung e Daniele Gatti ( già direttori di Santa Cecilia), oltre naturalmente a Pappano (in procinto di partire per Londra) che quest'anno, per la prima volta dopo una quindicina di stagioni, non dirige l'inaugurazione, lasciando il posto a Hrusa, che è della stessa agenzia di Pappano, IMG Artists, e che molto probabilmente potrebbe sostituirlo a fine mandato. Cita anche Michele Mariotti, direttore all'Opera di Roma da marzo - non lo abbiamo taciuto di proposito.
Anche nel settore dei solisti la musica non cambia. Sempre dall'Ongaro cita Leonidas kavavos, Danil Trifonov, Grigory Sokolov, Arcadi Volodos, Alexander Lonquich ( che possiamo eccezionalmente, anche considerare ormai italiano), Janine Jansen, Gil Shaham, Emmanuel Tjeknavorian. Anche in questo caso non vogliamo omettere di citare gli italiani che dall'Ongaro si è degnato di mettere in quest'olimpo che non suona più tanto italiano, e cioè Maurizio Pollini, Alessandro Taverna.
E' chiaro che nel calendario delle stagioni ceciliane, sinfonica e cameristica, vi sono anche altri musicisti ospiti fra i quali certamente compare qualche italiano. Noi abbiamo preferito attenerci a quelli citati dal sovrintendente che ha voluto dire: guardate chi c'è a Santa Cecilia.
Chi ha un pò di memoria ricorda come nella passata stagione i cartelloni ceciliani 'suonavano' un pò più italiano; e il sovrintendente, il medesimo di ora, volendo rassicurare il pubblico, spiazzato da una simile inversione di tendenza, si affrettò a spiegare: non crediate che in Italia non ci siano musicisti validi, al pari se non superiori a quelli stranieri. Ma se le cose stanno come assicurò nella passata stagione, perché in questa che sta per iniziare è ricominciata la calata dei musicisti stranieri?
Noi andiamo da tempo accusando Santa Cecilia ed altre istituzioni finanziate con denaro pubblico - che in Italia sono parecchie - che si comportano alla stessa maniera, senza essere ascoltati, salvo poi a leggere sui giornali - come è accaduto al Teatro Regio di Torino - che il sovrintendente Graziosi trafficava con alcune agenzie in cambio di mazzette - si chiamano così anche quando vengono dispensate nel nobile mondo della musica - e qualche favore.
Non vogliamo dire che tutto il mondo è paese, ma qualche sospetto ci viene, altrimenti non capiamo perchè il sovrintendente dall'Ongaro, tanto per fermarci al caso dal quale siamo partiti, dopo un anno di stop, causa pandemia, sia tornato alla routine di sempre, che è quella di privilegiare gli stranieri!
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