In Gran Bretagna torna l’incubo del Covid. Come riporta la Bbc, i casi di contagi giornalieri tornano a salire e rimangono alti. Dopo essere diminuito alla fine di luglio, il numero medio di contagi al giorno è tornato ad aumentare più volte nel periodo compreso tra agosto e settembre. Ma anche negli ultimi due giorni i numeri sono aumentati. Giovedì 14 ottobre sono stati registrati altri 45.066 casi: il numero più alto dal 20 luglio, quando i nuovi casi positivi sono stati 46.558. Anche i ricoveri in ospedale aumentano: i dati del governo britannico più recenti mostrano 7.024 persone ricoverate nell’ultima settimana, rispetto alle 6.848 della settimana precedente.
Secondo gli esperti le cause sono molteplici
Variante Delta. La Bbc ha confermato che un ruolo significativo è stato giocato proprio dalla variante Delta che, come ormai sappiamo, si diffonde più velocemente rispetto alle precedenti. Secondo le stime inglesi, essa ha una contagiosità maggiore del 60 per cento rispetto alla variante Alfa (ex ‘inglese’) che, a sua volta, era del 50 per cento più trasmissibile rispetto al ceppo di Wuhan. “Per dirci tranquilli con la variante Delta si dovrebbe raggiungere l’88-90% della popolazione vaccinata, bambini e giovanissimi inclusi”, aveva detto ad HuffPost il professor Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento e coordinatore del locale Osservatorio del dato Epidemiologico in collaborazione con Agenas. Un obiettivo ancora lontano per il Regno Unito, che ha raggiunto una percentuale di persone vaccinate con doppia dose (di età pari o superiore ai 12 anni) del 79%.
Stop alle restrizioni. Nonostante gli alti tassi di vaccinazione, la decisione di riaprire ed eliminare le misure di distanziamento nel mese di luglio è stata il preludio all’attuale situazione di contagi fuori controllo, come conferma anche The National. I casi di Covid, infatti, sono aumentati soprattutto negli ultimi tre mesi, proprio dopo la revoca delle restrizioni. Un totale di 212.880 persone è risultata positiva al test almeno una volta alla settimana fino al 6 ottobre, con un aumento costante del 2 per cento rispetto alla settimana precedente. L’ufficiale medico capo dell’Inghilterra, il professor Chris Whitty, ha affermato che l’inverno sarà “particolarmente difficile” per il Servizio sanitario nazionale.
Ritorno a scuola in presenza. Secondo diversi media britannici, il nuovo picco di contagi è da imputare anche al rientro nelle classi scolastiche: la maggior parte delle positività, infatti, sono state registrate proprio tra bambini e ragazzi. Si stima che un bambino su 15 in età scolare (dai sette agli undici anni) abbia contratto il Covid nell’ultima settimana di settembre: si tratta del tasso di positività più alto tra tutte le fasce di età. Alcuni sindacati hanno invitato il governo britannico a ripristinare subito le misure di sicurezza nelle scuole, per prevenire ulteriori stop alla didattica in presenza nel prossimo inverno, mentre il tasso di positività tra gli adolescenti aumenta sempre più. E dal professor Calum Semple, membro del gruppo consultivo scientifico per le emergenze (Sage), arriva un avviso allarmante: la rapida diffusione del virus nelle scuole potrebbe portare i bambini a raggiungere l’immunità di gregge attraverso l’infezione piuttosto che tramite la vaccinazione. “I bambini che si infettano - dice Battiston - fortunatamente sviluppano la malattia in forme più lievi, ma sono comunque in grado di diffondere il contagio. Per questo non possiamo contare soltanto sul vaccino, ma dobbiamo usare tutte le misure a nostra disposizione”.
Trasporto pubblico e viaggi. Un’altra causa è da attribuire ai viaggi e all’uso dei mezzi pubblici in Uk, abitudini che stanno tornando sempre più vicine ai livelli pre-pandemia. I lavoratori, infatti, stanno tornando gradualmente nei centri urbani e, secondo i dati del Dipartimento dei trasporti britannico, i viaggi in auto sono solo di pochi punti percentuali al di sotto della settimana equivalente del 2019. La mattinata più trafficata dall’inizio della pandemia è stata registrata all’inizio di settembre nella metropolitana di Londra.
Rallentamento della campagna vaccinale. Come riporta il Guardian, il Regno Unito ha perso la fama di nazione leader dei vaccini in Europa negli ultimi mesi, poiché paesi come Francia, Italia e Spagna lo hanno superato, in termini di quota di persone completamente vaccinate. Per tutto il mese di settembre, infatti, il Regno Unito ha vaccinato una media di 1.461 persone per milione al giorno, molto meno delle 3.925 vaccinate in Italia, 3.694 in Francia, 3.280 in Spagna e 2.305 in Germania. Il tasso di vaccinazione del Regno Unito è stato il più veloce in Europa fino alla fine di aprile, secondo i dati di Our World in Data. Ma poi è stato superato da Germania, Francia, Italia e Spagna. Gli studi suggeriscono che questo è in gran parte dovuto alla lenta diffusione delle somministrazioni tra i giovani. Ci sono ancora un numero significativo di persone sotto i 40 anni non vaccinate, secondo gli ultimi dati di Public Health England. Solo il 64% delle persone di età compresa tra 18 e 29 anni è stato vaccinato con due dosi al 9 ottobre, rispetto al 96% degli over 70.
Il dott. Kit Yates, docente di Scienze matematiche presso l’Università di Bath, ha dichiarato: ”È una convinzione comune ma errata che il programma di vaccinazione del Regno Unito ci abbia permesso di riaprire con più successo rispetto ad altre nazioni. All’inizio di ottobre, l’Inghilterra aveva completamente vaccinato circa i due terzi della popolazione, un valore molto inferiore rispetto a paesi come Portogallo, Spagna, Danimarca e Irlanda. Parte del motivo è che molti altri paesi europei hanno vaccinato gli adolescenti durante l’estate in tempo per il ritorno a scuola, mentre il Regno Unito esitava a prendere questa decisione”. Solo dopo settimane di crescenti pressioni politiche, i direttori medici del Regno Unito hanno deciso di estendere a settembre i vaccini ai bambini di età compresa tra 12 e 15 anni, contrariamente al parere del Comitato congiunto per le vaccinazioni e l’immunizzazione, il quale pensava che tale mossa non fosse necessaria. Questo ritardo, come dimostrano i dati, si è rivelato un grave errore
Intanto Boris Johnson indugia. Il primo ministro inglese ha affermato che il virus “rimane ancora un rischio”, ma che era “fiducioso di poter preservare i risultati raggiunti finora”. Una speranza che, almeno per il momento, è stata delusa.
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