Per il momento sono soltanto rumors che però potrebbero presto trasformarsi in notizia: Francesco Giambrone, attuale sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, sarebbe candidato alla guida dell’Opera di Roma. Il suo è l’unico nome finora accreditato per dirigere la Fondazione lirica della Capitale, secondo indiscrezioni raccolte dall’edizione romana del “Corriere della Sera”.
Dalla palermitana piazza Verdi, dove troneggia il Massimo (terza sala più grande d’Europa tra quelle d’opera) al bianco colonnato marmoreo di piazza Beniamino Gigli, sede del vecchio Costanzi.
Nel giro di “consultazioni” che il neo-sindaco Roberto Gualtieri sta effettuando c’è, per l’appunto, anche quella che riguarda la sovrintendenza dell’Opera, rimasta vacante dopo che Carlo Fuortes è stato nominato amministratore delegato della Rai. Ed è proprio con Fuortes (che ha rilanciato il vecchio Costanzi sia dal punto di vista economico che da quello dell’immagine) che Gualtieri dovrebbe avere un incontro nei prossimi giorni. Una chiacchierata orientativa per capire dall’ex sovrintendente quale figura potrebbe essere destinata a succedergli.
Giambrone sembra il più papabile. Con Fuortes si sono trovati insieme in varie battaglie portate avanti dall’Anfols (l’Associazione italiana Fondazioni lirico-sinfoniche di cui Giambrone è presidente e che riunisce i dodici teatri d’opera italiani costituiti per l’appunto in Fondazione) tra cui l’ultima, quella per tenere in vita, nonostante la chiusura delle sale a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid, l’attività artistica e produttiva attraverso forme di fruizione alternative, a cominciare dagli spettacoli proposti in streaming o in televisione. Insomma, tra i due non soltanto un’amicizia personale fondata sulla stima ma anche una comune veduta di intenti. Potrebbe essere proprio quello di Giambrone, dunque, il nome che Fuortes, dalla sua poltrona di viale Mazzini, suggerirebbe a Gualtieri (ogni primo cittadino è, fra l’altro, per legge, anche il presidente del teatro lirico della propria città).
Giambrone, palermitano, 64 anni, medico cardiologo che ha riposto nel cassetto quasi quarant’anni fa laurea e specializzazione per dedicarsi al mondo della cultura, è stato assessore al ramo nelle amministrazioni comunali di Palermo guidate da Leoluca Orlando. Critico di danza per quotidiani e riviste, docente universitario di management teatrale, componente di consigli d’amministrazione e direttivi artistici di associazioni concertistiche, Giambrone ha ricoperto due volte la carica di sovrintendente del Massimo palermitano ed è stato anche alla guida del Maggio Musicale Fiorentino. Al teatro d’opera della sua città ha restituito forza a livello di operatività e di immagine internazionale grazie anche ad amicizie illustri da Abbado a Muti, da Mehta alla Bausch, da Martone a Graham Vick. Ha nominato, dopo anni di vacatio, un direttore musicale, potenziato il ruolo dell’orchestra e, per antica passione di studioso, l’attività del Corpo di Ballo. Un curriculum di tutto rispetto che va al di là dello stretto legame con Leoluca Orlando (il fratello di Giambrone, Fabio, ex senatore, cresciuto sotto l’ala politica del sindaco della “Primavera di Palermo”, è attualmente vicesindaco della città). Tanto che, in una recente intervista, nella prospettiva delle future elezioni amministrative del 2022 nel capoluogo siciliano (alle quali Orlando non si potrà più candidare per esaurimento dei mandati), il sovrintendente del Massimo ha dichiarato che «se con il nuovo primo cittadino ci fosse comunanza di visione non avrei problemi ad andare avanti». ( Capito? ndr)
Una «comunanza di visione» che Giambrone (che tiene la bocca cucita anche perché giovedì presenterà in conferenza stampa la stagione 2022 del Teatro Massimo) potrebbe trovare prima con Roberto Gualtieri, lasciando l’Aquila panormita per abbracciare la Lupa capitolina.
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