Abbiamo ancora nelle orecchie il silenzio inquietante che proveniva dai luoghi di spettacolo dal vivo, ed anche dalle sale cinematografiche, nel corso dei lunghi mesi di chiusura e poi di riapertura parziale e intermittente. Fino ad oggi, quando questi luoghi che, è bene non dimenticarlo, non ospitano solo spettacoli ma sono importanti punti di aggregazione sociale hanno aperto le loro porte, possono tornare ad occupare la capienza tutta intera, al costo di qualche precauzione sanitaria (green pass, mascherina sempre indossata) fino a quando non usciremo completamente alla pandemia, che ora sembra pian piano arretrare, anche se non ancora sconfitta.
Quando la disponibilità di posti era ancora molto ridotta, le istituzioni tendevano a 'mettere le mani avanti' come si dice, nel senso che avvertivano il pubblico che le mancate entrate da botteghino non avrebbero garantito la 'precedente' qualità delle produzioni. Volevano di fatto dirci che senza soldi, strumentisti e cantanti e attori, suonano, cantano e recitano male.
Sotto questo profilo le cose rispetto al passato non sono cambiate; gli appetiti soprattutto delle star sono quelli di sempre, alla faccia di quanti - non certo loro - hanno avuto sulla propria pelle ben evidenti le piaghe della pandemia.
Ora però che la bella stagione è passata e che gli spettacoli si svolgeranno al chiuso, in teatri cinema e sale da concerto, c'è un problema di non poco conto che necessita di una soluzione immediata: riportare il pubblico.
Durante l'estate - noi ne siamo stati testimoni oculari - alla ripresa degli spettacoli il pubblico è accorso, anche superando certe paure preventive. Adesso, al chiuso, quelle paure di prima, non del tutto superate, torneranno a farsi sentire. Perché sbaglia chi pensa che una volta riaperti teatri, cinema e sale da concerto, saranno invasi da un pubblico che non vedeva l'ora di tornarvi. Non è così.
Noi stessi, anche all'aperto, guardavamo con una certa diffidenza chi ci stava seduto vicino, accanto, dietro o avanti, nonostante che anche tutti gli altri fossero dotati, come noi, di green pass e indossassero mascherine.
Dunque anche noi che abbiamo passato una vita in quei luoghi, oggi saremmo meno propensi a frequentarli con la stessa regolarità e meno ancora con lo stesso entusiasmo. Anche perché quel poco che si poteva correggere, in via precauzionale, della consolidata tradizione dei concerti - ad esempio la riduzione della durata a non più di un'ora e l'eliminazione dell' intervallo - non è stato corretto.
Ci auguriamo comunque che il pubblico torni in massa, anche se non è automatico che torni, una volta riaperti.
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