Il Teatro Regio di Torino ha annunciato la nuova stagione che, anche quest'anno sarà ìintermittente'. Nel senso che per un periodo - nel 2022 coinciderà con l'estate, come già accaduto nei mesi passati - il teatro chiuderà per una seconda tranche di lavori di ammodernamento.
Rosanna Purchia - dispregiativamente ed anche un pò ingiustamente bollata dalla buonanima di Paolo Isotta come 'la ragioniera', da quando venne letteralmente imposta da Nastasi al Teatro San Carlo di Napoli- è attualmente 'commissaria' del teatro, dopo lo scandalo 'agenzie' del precedente sovrintendente Graziosi (voluto ed anzi imposto da Grillo e dai suoi amici pentastellati torinesi: una vita esattamente opposta al suo cognome!) e fra breve terminerà il mandato.
Poichè Salvo Nastasi la vorrebbe, se dipendesse solo da lui, sovrintendente anche del Paradiso (dopo Napoli e prima di Torino l'aveva candidata dappertutto!) e non è detto che non ci riesca e infilarla altrove, se va via da Torino alla fine del suo mandato commissariale; Rosanna Purchia fa di tutto per assecondare ogni minimo desiderio del suo protettore, che per interposta persona vuol dire Dario Franceschini che , come ben noto, non ci capisce un tubo, e si fida dei consigli dei suoi compagni di cordata politica o del suo fidatissimo scudiero che comunque agli affari suoi non smette mai di badare.
Rientra in questa strategia politico-amministrativa il nuovo asse che con il Regio ha creato Riccardo Muti che tornerà nel teatro torinese anche per la prossima stagione, in compagnia di sua figlia Chiara, regista, per dirigervi ancora Mozart: Don Giovanni, con la regia della figlia, non c'era da dubitare. E Muti è un direttore che con Nastasi - ed ora direttamente anche con il suo conterraneo Franceschini - ha un rapporto privilegiato, che qui è inutile riesaminare in lungo e largo, avendolo noi fatto tante volte.
Solo che non può l'esimio maestro ad ogni giro di boa musicale accasarsi in qualche luogo del quale decanta i pregi che, guarda caso, non aveva mai notato in tanti anni di lavoro in Itali, sempre con gli occhi ben aperti sul nostro panorama musicale. Per restare al caso Regio di Torino, dove dirige per due stagioni consecutive, ora si è accorto che l'orchestra stabile è un'ottima orchestra.
Lo ha fatto anche con l'Opera di Roma la cui orchestra, negli anni burrascosi in cui l'ha diretta, era migliore di qualunque altra, e Santa Cecilia le 'faceva un baffo'.
Muti, una volta durante un'intervista in quegli anni, ci disse testualmente dell'orchestra ceciliana: "che quella è un'orchestra?" Dichiarazione che fa il paio, per contrasto, con quella di una cosiddetta rivista di musica, specializzata in inchieste 'fai da te', che l'ha messa negli anni scorsi ai primi posti nel panorama mondiale, addirittura prima di Berlino o Vienna o Amsterdam o Chicago e via dicendo. Come si fa, nell'uno come nell'altro caso, a sostenere simili panzane?
Tornando a Purchia, un'altra spia del rapporto fiduciario strettissimo che la lega a Nastasi, è la presenza nel cartellone 2022, di un titolo, appositamente commissionato dal teatro torinese a Marco Tutino e che rievoca il sacrificio di Falcone e Borsellino, la cui drammaturgia e regia è affidata a Emanuela Giordano, una regista di talento che imparammo a conoscere ed apprezzare durante varie edizioni de 'I Solisti del teatro', rassegna estiva romana curata dalla benemerita e instancabile Carmen Pignataro.
Che c'entra Emanuela Giordano, direte? C'entra e come! Emanuela Giordano, in coppia con Giulia Minoli, figlia di Giovanni e di Matilde Bernabei e moglie di Salvo Nastasi, testimone di nozze Gianni Letta - è chiaro di cosa stiamo parlando? - ha girato la penisola con uno spettacolo che lei ha inventato, a beneficio della Minoli, dopo che aveva fondato la associazione senza scopo di lucro per alcuno, tranne che per se medesima, dopo essere scappata a gambe levate da Napoli, dove l'aveva 'installata il suo maritone commissario: 'Opportunità delle crisi', nome in inglese come si conviene. Uno spettacolo, poi documentario, sulla legalità, presentato in vari teatri italiani, oltre che in scuole e, se non confondiamo le cose, anche al recente festival di Venezia, dove Nastasi, con Cicutto più che con Baratta, non c'entra una mazza?
Ma forse, nel caso di Marco Tutino, la sua opera(?) 'Falcone e Borsellino' suona più come risarcimento per la mancata rappresentazione della sua 'Ciociara', coprodotta con Los Angeles e poi cancellata a Torino e approdata a Cagliari per la 'prima' italiana.
Insomma mentre tutto il paese, o buona parte di esso, soffre per la crisi, questi badano ai c...propri.
E poi dicevano che la pandemia ci avrebbe cambiati, rendendoci tutti migliori. Invece, oltre che peggiorare la situazione generale del paese, ci ha resi tutti peggiori, più avidi, più egoisti, e senza scrupoli.
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