domenica 24 ottobre 2021

Gruberova, Haitink, Zimmermann se ne sono tutti andati nel giro di una settimana. Discriminazioni giornalistiche

  Dobbiamao dirlo. Dopo la notizia della morte della 'più grande cantante del secolo' passato - la definizione testuale è di Fedele D'Amico - e cioè di Edita Gruberova, morta a 74 anni, sembra per un  banalissimo incidente domestico ( sarebbe, secondo alcune indiscrezioni, caduta nella piscina vuota della sua residenza svizzera), liquidata con poche righe da quasi tutti i giornali, per la ragione che si trattava di una cantante 'slovacca' che 'da noi ha cantato poco'  - e quindi poco ci interessava anche la notizia della sua morte, abbiamo temuto che analogo trattamento venisse riservato ad un noto direttore spentosi a 92 anni, Bernard Haitink, liquidato con la medesima logica:  era un direttore 'olandese' che 'da noi - esattamente come la Gruberova - ha diretto poco'. E invece no. Il 'cantore' della critica musicale del Corriere gli ha riservato un pindarico, poeticissimo necrologio.

Dunque un direttore straniero che da noi ha diretto poco - esattamente come la Gruberova che era straniera e che ha cantato poco in Italia - nerita diverso trattamento? Perché è uomo - la polemica uomo/donna in queste settimane si è acuita dopo l'uscita del prof. Barbero  - o perché è un direttore d'orchestra, e un direttore conta più di un cantante uomo o donna che sia?

 Non abbiamo la risposta, nonostante che la domanda è tronata a porsi quando abbiamo appreso la notizia, attraverso il solito trafiletto - e non su tutti i giornali - della morte di un compositore straniero (tedesco) fra i più importanti, e che ha avuto anche responsabilità gestionali a Berlino e Lipsia, Udo Zimmermann, che aveva 78 anni ed era da tempo malato - che sono poi le uniche notizie che abbiamo avuto dai giornali, salvo l'annotazione che una sua opera degli anni Sessanta, rivista da cima a fondo negli anni Ottanta, è stata rappresentata moltissime volte in ogni parte del mondo (Die Weiße Rose, La rosa bianca, opera da camera per due cantanti e 15 strumenti, ispirata alle lettere dei fratelli Sophie e Hans Scholl).

Dunque nella graduatoria  dei giornali, prima vengono i direttori d'orchestra, e poi forse tutti gli altri: cantanti, compositori. Degli strumentisti non possiamo dire, dobbiamo disgraziatamente attendere, il più tardi possibile, qualche passaggio a miglior vita di qualcuno di essi.

Non non ce l'abbiamo  con Frizzi o la Carrà, la cui scomparsa ha riempito per giorni anzi settimane giornali e tv; e ciò per cui saranno ricordati sarà il loro palcoscenico: la tv. E nient'altro, oltre che per essere brave persone.  Però non poteva esserci nel loro caso una maggiore discrezione, giacchè nel caso di  quei grandi musicisti è stata  così eccessiva da passare quasi sotto silenzio la loro scomparsa?

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