Dobbiamao dirlo. Dopo la notizia della morte della 'più grande cantante del secolo' passato - la definizione testuale è di Fedele D'Amico - e cioè di Edita Gruberova, morta a 74 anni, sembra per un banalissimo incidente domestico ( sarebbe, secondo alcune indiscrezioni, caduta nella piscina vuota della sua residenza svizzera), liquidata con poche righe da quasi tutti i giornali, per la ragione che si trattava di una cantante 'slovacca' che 'da noi ha cantato poco' - e quindi poco ci interessava anche la notizia della sua morte, abbiamo temuto che analogo trattamento venisse riservato ad un noto direttore spentosi a 92 anni, Bernard Haitink, liquidato con la medesima logica: era un direttore 'olandese' che 'da noi - esattamente come la Gruberova - ha diretto poco'. E invece no. Il 'cantore' della critica musicale del Corriere gli ha riservato un pindarico, poeticissimo necrologio.
Dunque un direttore straniero che da noi ha diretto poco - esattamente come la Gruberova che era straniera e che ha cantato poco in Italia - nerita diverso trattamento? Perché è uomo - la polemica uomo/donna in queste settimane si è acuita dopo l'uscita del prof. Barbero - o perché è un direttore d'orchestra, e un direttore conta più di un cantante uomo o donna che sia?
Non abbiamo la risposta, nonostante che la domanda è tronata a porsi quando abbiamo appreso la notizia, attraverso il solito trafiletto - e non su tutti i giornali - della morte di un compositore straniero (tedesco) fra i più importanti, e che ha avuto anche responsabilità gestionali a Berlino e Lipsia, Udo Zimmermann, che aveva 78 anni ed era da tempo malato - che sono poi le uniche notizie che abbiamo avuto dai giornali, salvo l'annotazione che una sua opera degli anni Sessanta, rivista da cima a fondo negli anni Ottanta, è stata rappresentata moltissime volte in ogni parte del mondo (Die Weiße Rose, La rosa bianca, opera da camera per due cantanti e 15 strumenti, ispirata alle lettere dei fratelli Sophie e Hans Scholl).
Dunque nella graduatoria dei giornali, prima vengono i direttori d'orchestra, e poi forse tutti gli altri: cantanti, compositori. Degli strumentisti non possiamo dire, dobbiamo disgraziatamente attendere, il più tardi possibile, qualche passaggio a miglior vita di qualcuno di essi.
Non non ce l'abbiamo con Frizzi o la Carrà, la cui scomparsa ha riempito per giorni anzi settimane giornali e tv; e ciò per cui saranno ricordati sarà il loro palcoscenico: la tv. E nient'altro, oltre che per essere brave persone. Però non poteva esserci nel loro caso una maggiore discrezione, giacchè nel caso di quei grandi musicisti è stata così eccessiva da passare quasi sotto silenzio la loro scomparsa?
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