Il traguardo è stato tagliato. Con dieci giorni di ritardo sulla data prevista per la difficoltà di convincere gli ultimi 8,5 milioni di italiani riluttanti. Non è più la tanto agognata immunità di gregge ( vanificata dalla velocità del contagio della variante Delta) ma l'80 per cento di popolazione vaccinabile adesso immunizzata è un numero che consente al governo di guardare con più serenità alle nuove riaperture che scattano da domani.
Sono più di 43 milioni le persone che hanno completato il ciclo vaccinale, 45,700 milioni quelle con una dose, quasi l'85 per cento della popolazione over 12. Dunque c'è uno zoccolo duro di un 15 per cento di cittadini che ancora resistono e che adesso si tenterà di erodere per cercare di arrivare a quella quota del 90 per cento che gli scienziati indicano come quota di sicurezza per evitare tornate di fiamma della pandemia.
I vaccini non mancano: nei frigoriferi delle Regioni ci sono 13,5 milioni di dosi con le quali si procederà anche alla somministrazione del terzo richiamo per le categorie di persone fin qui individuate dal ministero: immunodepressi, fragili, ospiti e personale delle Rsa, tutto il personale sanitario e tutta la popolazione over 60.
Al momento le terze dosi, in un primo momento previste solo per over 80, immunodepressi e Rsa, procedono a ritmo blando: solo 288.000 somministrazioni, neanche il 4 per cento della platea individuata. Quasi tutte le Regioni sono pronte a partire con il richiamo per il personale sanitario e tutti gli over 60. Poche sono già attrezzate per la contestuale somministrazione di vaccino antiCovid e antiinfluenzale, per la maggior parte delle Regioni gli studi dei medici di base non saranno pronti prima di due o tre settimane.
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