mercoledì 20 ottobre 2021

La mia 'Italian Opera Academy' alla Fondazione Prada di Milano non è contro la Scala - dichiara Riccardo Muti

 Riccardo Muti alla Fondazione Prada, insegna 'Nabucco'. Vietato chiamarlo lo spettacolo anti-Scala. Il maestro ha scelto la Fondazione per la settima edizione della sua Italian Opera Academy, dieci giorni di lavoro intenso su Nabucco, dal 4 al 15 dicembre, per giovani direttori d’orchestra con prove e concerto finale aperti al pubblico e anche in digitale su Tim Vision. 

 Hanno fatto domanda centinaia di aspiranti direttori ma solo quattro o cinque potranno salire sul podio con il maestro. Il periodo ha fatto pensare che ci potesse essere una azione di “disturbo” nei confronti del teatro alla Scala che il 7 dicembre, come da tradizione, inaugura la sua stagione con il Macbeth di Verdi diretto da Riccardo Chailly. 

Riccardo Muti respinge le illazioni. Le date dell’Academy sono state scelte perché sono «gli unici giorni liberi» fra le decine di impegni. «Figurarsi se a ottant’anni vengo qui per scocciare. Qualcuno può pensarlo dall’altra parte ma - dice - è un problema suo». L’Accademia è itinerante: da Ravenna alla Corea del Sud a Tokyo, dove tornerà per la prossima edizione, ovvero «città dove succede di tutto e dove Muti che fa l’Accademia è un valore aggiunto» osserva. 

Alla conferenza di presentazione (cui hanno assistito anche i padroni di casa Miuccia Prada e Patrizio Bertelli) Muti sottolinea le finalità della sua Accademia. Sostanzialmente quella di non «sciupare ciò che questo Paese per centinaia di anni ha dato al mondo». Ovvero l’opera italiana, che «viene bistrattata in modo ignobile». Anche per questo il maestro ha voluto l’Accademia. «Una goccia nel mare non cambia il mondo, ma è sempre una goccia e ho pensato di mettere a disposizione quanto ho imparato dagli insegnanti che ho avuto e dai grandi che ho incontrato». 

E l’attenzione alla qualità. «Oggi ci sono direttori che zompano, con i capelli che vanno da tutte le parti» ma «è nel lavoro di preparazione che si vede il grande direttore, non il clown sul podio».

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