domenica 30 marzo 2014

Il gran cuore degli italiani si chiude alla cultura?

L'econonomista e critico musicale Giuseppe Pennisi, nonchè nostro amico, ha esaminato i risultati di alcune inchieste, condotte da società ad hoc, relative alle donazioni degli italiani, solitamente di buon cuore. Ed ha rilevato che gli italiani hanno davvero un cuore 'grande così';   ma che la loro munificenza, straordinaria, si rivolge soprattutto ai settori della ricerca medica  e che la cultura e lo spettacolo ne sono beneficiari in modo assolutamente marginale. Questa non è storia nuova, perchè già alcuni anni fa venne fuori questo dato, allorchè il ministero rese noto l'elenco d elle istituzioni culturali alle quali gli italiani avevano devoluto il loro 5 per mille, al momento della dichiarazione dei redditi.
 Tale percentuale era bassissima -  noi lo rilevammo su Music@- e i donatori in numero davvero esiguo, al punto che , se non ricordiamo male, per la Scala, neanche un numero uguale agli abbonati avevano donato al loro teatro - al quale sia chiaro avevano già versato il costo dell'abbonamento - una briciola del loro 5 per mille. Scrivemmo allora che quei dati non erano affatto esaltanti, come  andò dichiarando, ad esempio, Walter Vergnano sovrintendente del Regio di Torino, che,al contrario, erano deprimenti assai. E del resto come poteva l'italiano, seppure di buon cuore, devolvere il suo 5 per mille ad istituzioni che sappiamo essere mal governate, dove i politici destinano i loro servitori, sempre ben pagati per i servizi resi nella vita precedente, o a Pompei, la vergogna del mondo per il cui sito anche l'attuale ministro parla parla e lì, giorno dopo giorno, tutto va in malora, perchè non si attende che il ministro si muova effettivamente. Di fronte a tale sconsolante panorama non c'è da meravigliarsi che il cuore degli italiani resti impietrito ed insensibile, mentre poi si umanizza - giustissimamente - quando si parla di bambini ed anziani malati o di persone affette da malattie incurabili.
 C'è da aggiungere che la disaffezione degli italiani verso il mondo della cultura, verso il quale per molti altri versi si mostra assai sensibile,  ha come pendant l'indifferenza dello Stato, il quale promette e promette da decenni  la possibilità di  detrarre completamente o quasi dalle tasse per i si singoli le donazioni per enti culturali e non lo fa mai, mentre  appena  si parla di finanziamento privato dei partiti,  immediatamente alza la percentuale della detraibilità di tali donazioni dal reddito, nel timore di restare senza soldi da rubare.
 Perciò a nulla serve che Franceschini venga a dirci che il suo è il ministero più importante del nostro paese, come ha ribadito anche ad Obama, nel brevissimo incontro all'ombra del Colosseo, e che il suo è il mestiere più bello del mondo, dovendo occuparsi, per mandato governativo, della bellezza e della sua conservazione; mentre nei fatti non fa che assistere impotente alla sua lenta graduale inarrestabile distruzione.
 Sulla nostra bellezza non lo Stato ma il cinema fa soldi ed anche i privati, come ad esempio l'associazione CIVITA - chi la presiede? Gianni Letta . Come ti sbagli ? - che gestisce servizi di vario genere in molti siti museali e gallerie italiani.Guadagnandoci.Lo Stato no,  Civita Sì.

sabato 29 marzo 2014

Dal 1 aprile arriva la tanto attesa sorpresa per i superburocrati

Pare che il Renzino faccia sul serio. taglio , dal primo aprile, degli stipendi dei superburocrati. Al massimo possono guadagnare quanto il presidente della Corte di Cassazione, cioè a dire 310.000 Euro. Lo stipendio del Presidente della repubblica, come limite massimo- all'incirca 250.000 Euro- non è stato ritenuto congruo all'alta responsabilità dei grandi manager che  hanno alle dipendenze migliaia  e migliaia di dipendenti e gestiscono  affari e denaro per milioni , se non miliardi, di Euro.
 Comunque una  scappatoia per alcuni è stata trovata, come per il direttore generale della Rai che continuerà a percepire quel che percepisce, e cioè oltre 600.000 Euro, perché lui è un 'dirigente' e non fa parte del consiglio di amministrazione. Cosa voglia dire  speriamo che qualcuno lo spieghi al popolo che soffre.
 Per altri si è detto che la mannaia sacrosanta sui loro stipendi cadrà al momento del rinnovo degli incarichi. Perchè tanta gentilezza per manager che guadagnano milioni di Euro ma che possono andar via lasciando buchi di bilancio ma con buonuscite  miliardarie? Tanta gentilezza e cortesia davvero è inspiegabile, se poi il Renzino- che ancora non ha deciso- se decide di mettere le mani nelle tasche dei pensionati che si sa come fanno vita da nababbi, lo decide la sera e la mattina chiama l'INPS e dall'indomani, il prelievo forzoso di solidarietà - furto autorizzato - viene effettuato, senza nessuno scrupolo e non prendendo in considerazione il fatto che  i 2000 Euro al mese per uno che deve
mantenere la famiglia e magari ha anche un mutuo da pagare rappresentano una pensione quasi da fame; ma a lui si chiede un contributo di solidarietà, mentre a  chi guadagna qualche milione di Euro di stipendio si attende che vada in pensione, perchè il taglio si fa solo al suo successore, dopo averlo  avvertito ed avutone il consenso.
 Nell'adeguamento degli stipendi c'è anche  una scala progressiva discendente. Non tutti ora possono chiedere di guadagnare quanto guadagna il Primo presidente della Cassazione - in Italia sarebbero capaci di farlo.  I nuovi parametri dipendono dal numero di dipendenti di un'azienda e dal suo bilancio ecc... Tanto per venire a bomba, nelle Fondazioni liriche gli stipendi di sovrintendenti e direttori generali come anche di direttori artistici devono essere tutti rivisti al ribasso, perchè nessuno ha i numeri per guadagnare quel che guadagna Lissner o Cagli o Fuortes o Girondini. il tetto massimo, da quel che ci riesce di capire, potrebbe essere, dati alla mano sui dipendenti e bilanci-  sui 160.000 Euro, cioè a dire un terzo di quel che guadagna oggi Lissner, metà per Cagli e  quasi metà per Fuortes o Girondini, insomma ci sarebbe un bel risparmio per le Fondazioni. E visto che alcuni sovrintendenti virtuosi hanno dichiarato di recente che gli allestimenti delle loro opere costano mediamente sui 200.000 Euro, è come se i sovrintendenti regalassero, seppure malvolentieri, un allestimento al loro teatro. Bell'esempio!

Marino, Pivetti, Cutaia

Si è risentito il sindaco Marino, perché non preso in considerazione dal cerimoniale  della visita presidenziale di Obama. Niente sindaco, neanche al Colosseo, dove ci teneva davvero (A proposito di Colosseo, quell'inefffabile di Gasaprri,  ha ripreso il presidente USA che ha detto che il Colosseo era più grande  di un grande campo di baseball, ed ha detto :'se Berlusconi avesse detto che somigliava  ad un campo di calcio tutti avremmo reagito male. Sì. Il fatto è che Berlusconi non avrebbe mai fatto quel paragone, perchè lui in visita in una città che non conosce, non va a visitare i monumenti, semmai va a visitare Noemi, ed altre monumenti simili, in carne ed ossa). E lui non ci sta, al punto che pur di farsi vedere lo va a salutare all'aeroporto di Fiumicino, alla partenza da Roma. Per mostrare a tutti che Marino esiste - perchè i Romani hanno molti dubbi della sua esistenza, giacché conoscono solo un manichino che gli somiglia, con fascia tricolore  che si materializza nelle occasioni di rappresentanza - è andato a salutarlo, ha ricordato al presidente che lui ha lavorato in America, e chissenefrega, l'ha inviato a visitare Roma il prossimo giugno, per i 70 anni della Liberazione. Obama gli avrebbe fatto una mezza promessa. E Marino è soddisfatto. Mentre non lo siamo di lui, per le condizioni pessime in cui ha ridotto la città ed anche per mille altri pasticci. Come per il caso di
Cutaia all'Argentina, nominato direttore da un mese circa o poco più ed ora dimesso, perchè incompatibile secondo il Ministero di Franceschini, mentre compatibile lo era quando era di Bray, ma allora come ora aveva gli stessi dirigenti, Nastasi e  Recchia, richiesti di pareri tecnici ed accordati.
 Cutaia  lavorava al Ministero ed ora non può dirigere l'Argentina, manda a dire Franceschini al teatro. Forse lo fa dire allo stesso Nastasi che prima aveva detto che poteva andare all'Argentina. Ma perchè non lo cambia il suo direttore generale? Nastasi è una specie di Marzullo, che è quello che è, ma che nessuno riesce a rimuovere da Rai Uno, seppure avvolto dalle notturne nebbie televisive.
 ma c'è qualcosa di assai curioso in questo voltafaccia del Ministero. Il ministro Franceschini manda a dire a Marino, meglio al suo assessore alla cultura, cioè alla Barca - ma potremmo anche dire alla Commissione cultura del Comune, presieduta dalla sua  donna, Michela Di Biase - che Cutaia è incompatibile. A lei lo avrò detto prima, lei gli avrà fatto presente che stava per succedere un quarantotto, ma lui irremovibile, benchè inamovibile nel suo letto d'ospedale per infarto (per fortuna superato) non ha ceduto. Quando si dice: i casi della vita.
 Al tempo della formazione del gabinetto Marino, Michela Di Biase era in predicato per l'Assessorato della Cultura - allora non si sapeva che il suo compagno, Franceschini, sarebbe diventato ministro proprio di quel dicastero. Col senno di poi, visto che si parla di rimpasto, non sarebbe opportuno che al posto della Barca - che ha fatto acqua ogni volta che si mossa - non potrebbe andare la Di Biase? Risparmieremmo tempo e soldi,  senza nè telefonate nè dispacci cartacei, perchè le comunicazioni del ministro al sindaco Marino arriverebbero brevi manu,  da Franceschini alla sua compagna Di Biase.
 La nomina di Pivetti alla Camera andò così, come ha raccontato l'interessata che ora fa l'imprenditrice e porta in Cina  prodotti e produttori italiani, ma prima ha fatto la showgirl, l'opinionista televisiva ed anche l'ex presidente della camera con tanto di segreteria e privilegi. Non dimentichiamocelo. Lei era a Milano - come poteva una ragazza qualunque, diciamo anche senza arte nè parte, sebbene eletta nella Lega, per via di genitori leghisti  e legati al Boss Bossi- in macchina , guidava quando viene raggiunta a una telefonata del Bossi:' mi sa che   devi fare la presidente della Camera. Perchè il candidato Speroni è stato scartato per le sue camice  troppo colorate (ed anche troppo cafone, per un presidnete della Camera); Maroni, sibito dopo Speroni preferisce un Ministero, quello dell'interno, ed allora siccome nessuno la vuole questa presidenza tocca a te. Ecco, signori in quali mani siamo!
 E poi i politici, con la faccia come il culo che tutti gli riconosciamo se la prendono con Papa Francesco che li ha bacchettati. Ma come si permette? Lui si  può permettere, perché quel discorso gliel'ha dettato parola per parola lo Spirito santo, a nome di tutti gli italiani.

mercoledì 26 marzo 2014

Bagnasco, il cardinale, che s'impiccia della scuola italiana e tace per gravi fatti di casa propria.

Questa è bella, anche se non nuova in un paese in cui per alcuni incarichi cosiddetti apicali, come ad esempio in Rai, occorre il beneplacito del Vaticano: che c'entra il Vaticano con la Rai. Come anche che c'entra Bagnasco, il cardinale che sembra sempre uscito dal costumista ogni volta che si presenta in pubblico, in spregio allo stile inaugurato dal papa argentino, con un opuscolo  che il Ministero dell?Istruzione stava per stampare ed inviare in tutte le scuole italiane allo scopo di educare i giovani ad accogliere la diversità, compresa quella sessuale, a combattere l'omofobia. Che cosa ha detto quella mente di Bagnasco? ha detto che  con questo opuscolo si vuole annullare, ideologicamente, la differenza fra uomo e donna. Ma perchè non va a dire queste cose nella sua chiesa che pullula di omosessuali ( ed ahimè anche di pedofili?) e magari non le va a dire anche a Papa Francesco in persona? Bagnasco, che deve innanzitutto presentarsi come un  pastore e non come un notabile con le sue camicie inamidate e lo sfarzo di ori sul petto ed alle mani, o addirittura come un modello attempato appena uscito dall'atelier di Dolce & Gabbana, deve farsi gli affari suoi: la scuola italiana se ritiene di dover educare a questi valori civili le giovani generazioni deve poterlo fare in tutta libertà. Gli ha fatto da spalla, al cardinale, un oscuro parlamentare del NCD - preoccupato di  non aver voti alle prossime elezioni - tale Toccafondi, non altrimenti noto prima d'ora.
La scuola italiana deve poter fare formazione ed informazione secondo le regole  del vivere civile e laico. La Chiesa italiana deve capirlo e non deve più intromettersi.
 E, il Ministero, che ha sospeso stampa e invio del dépliant informativo, male ha fatto a stare  sentire quei due. Il nuovo ministro denunci pubblicamente l'intromissione di Bagnasco, e proceda per la sua strada.
P.S. Se poi il cardinale non ha niente da fare allora si occupi di quel prete idiota che ha detto ad una giovane donna, cristiana, alla quale era stato asportato l'utero che ormai ogni sua ipotesi di vita felice  con un uomo  era stata stroncata giacchè quell'asportazione le precludeva la maternità ed anche quindi una vita a due, come  ha scritto a padre Augias  nella sua rubrica su Repubblica. Dica qualcosa il cardinale a quella bestia di suo prete, e lasci stare la scuola italiana.
 E poi qualche parolina la sprechi anche per quel seminarista di oltre vent'anni che ha molestato un ragazzino di otto anni ed ora è stato condannato. Non ha nulla da dirgli? Lasci intanto perdere la scuola italiana che sa badare  da sè alla sua condotta.
 Infine che cosa è eminenza questa storia che i vescovi italiani, nei casi di pedofilia, devono collaborare con la magistratura, ma non devono denunciare casi di cui sono venuti a conoscenza?  Ipocrisia, si chiama, vergognosa ipocrisia,  eminenza

Contro i predoni di Milano. Suoni per l'Expo 2015

La copertina di quel n. 12 (marzo/aprile 2009) di Music@, mostrava un enorme scimmione, tratto dalla filmografia ben nota, che sovrastava con la sua mole addirittura il Duomo di Milano, del quale aveva spezzato la guglia più alta che agitava in una mano, e minacciava di proseguire nella distruzione.
 Era il simbolo di quanto di allarmante si andava leggendo sui maggiori quotidiani italiani, e che Music@ riportava fedelmente per mettere in guardia organizzatori ed opinione pubblica. Dalla vittoria della candidatura regalando soldi agli altri concorrenti  (secondo Sgarbi), al feroce ritardo nella costituzione del team dell'Expo,  al pericolo di cementificare l'intera Milano, ai grattacieli, sulla cui forma 'afflosciata' ironizzava perfino Umbero Eco. Insomma c'era di che aver paura; soprattutto che l'enorme flusso di denaro  venisse speso male e che su di esso avesse già messo la mani la malavita ma anche i politici, come dimostra la cronaca dei nostri giorni.
Music@, senza essere incaricata appositamente, di sua iniziativa, pensò di chiedere a molti musicisti italiani di pensare dei progetti da offrire GRATUITAMENTE agli organizzatori milanesi. Molti risposero positivamente all'appello, forse perchè sorpresi da una simile iniziativa; in numero leggermenete inferiore, inviarono i loro progetti. Che furono pubblicati sui nn.12 e 13 del 2009 di Music@.  In più sul n.12 si riportavano le lettere di adesione dei musicisti interpellati , talora anche una qualche risposta negativa o dubbiosa sull'utilità dell'iniziativa medesima, ed anche una storia, 'sub specie musicae', delle Esposizioni Universali  dell'800 e 900, a cura di Enrica Di Bastiano; e, infine, il racconto dell'esaltante  esperienza di Le Corbusier  con il suo padiglione ' Philips' all'Esposzione Universale di Bruxelles del 1958, a firma Silvia Lanzalone.
 E poi i singoli progetti, raccontati per filo e per segno dai diretti interessati, i loro inventori: Filippo Del Corno, Giorgio Barberio Corsetti, Lorenzo Ferrero, Giorgio Battistelli/Franco Marcoaldi, Azio Corghi/Emma Dante, Paolo Cavallone, Francesco Filidei, Michelangelo Lupone,  Riccardo Panfili, Marco Stroppa.
Dieci invenzioni di grande pregio e suggestione, che si possono leggere andando a consultare sul sito del Conservatorio dell'Aquila, l'intera raccolta di Music@ ( www.consaq.it). Come vi abbiamo scritto nel post precedente,  inviammo il dossier al sindaco Moratti la quale ci ringraziò promettendoci che avrebbe  passato le idee agli organizzatori dell'Expo. Lo fece? Che fine hanno fatto? Sarebbe interessante saperlo.

martedì 25 marzo 2014

Mezzaroma, Tuttamilano

Nella capitale agisce nel settore delle costruzioni una famiglia il cui nome,  Mezzaroma, noto anche per cronache mondane e pubbliche, perchè uno di loro ha sposato , già separato, la Mara Carfagna deputata ed ex ministro, è tutto un programma. Bene, questa famiglia ha di fatto cementificato mezza Roma in una maniera che all'occhio del profano sembra addirittura offensiva.
In un complesso edilizio assai esteso, dalle parti della Bufalotta, con case anche di pregio, che per ironia  i Mezzaroma hanno chiamato 'nuovo rinascimento' ci sono palazzi a colonna che sono , in taluni casi, vicinissimi gli uni agli altri. Si ironizza, fra le giovani coppie che visitano il complesso, che se una signora volesse mettere le corna al proprio marito, ricevendo addirittura in casa l'amante, potrebbe approfittare di tale struttura dei palazzi di Mezzaroma, per far scappare l'amante da una palazzina all'altra, sfruttando come via di fuga i vari balconi, a portata di mano l'uno con l'altro.
Questo accade a Roma. A Milano, tutta la città, non solo 'mezzamilano', è in fermento da anni per l'Expo, mangiatoia universale, che avrebbe fatto gola anche alla malavita e ai faccendieri che sono stati messi lì dai politici - prevalentemente dalla Regione ( Formigoni!!!!!) - per usufruire delle mazzette -sembra una legge dello Stato- da girare  ai politici medesimi, come dimostrano, ancora una volta, agli increduli gli arresti delle ultime settimane.
 Noi sette anni fa, nel primo anno di vita del bimestrale Music@ - edito dal Conservatorio dell'Aquila e da noi diretto, il cui ultimo numero ( gennaio-febbraio 2014) l'attuale direttore del Conservatorio non ha voluto pubblicare, con decisione scandalosa che getta discredito sul suo operato di responsabile di un istituto di alta formazione, e nello stesso tempo fango sulla istituzione conservatorio - lanciammo una insolita iniziativa pensando alla gloriosa storia delle Expo. Interpellammo notissimi creativi italiani in ogni campo, prevalentemente nel campo musicale, ma non furono escluse anche altri campi dell'arte, perchè pensassero alcuni progetti in linea con il tema dell'Expo.
Molti risposero all'appello e i loro progetti noi pubblicammo, nel 2009, offrendoli gratuitamente agli organizzatori, che invitavamo, senza mezzi termini,  a distrarsi per un pò dal 'sacco' di Milano, per pensare alla grande occasione che l'Expo offriva all'Italia per mostrare ancora al mondo la sua creatività che l'aveva resa famosa nel tempo, agli occhi di tutti. Pubblicammo in due numeri tutti i progetti pervenutici, e li inviammo al sindaco di Milano del tempo,  Moratti, la quale ci rispose con una bella lettera di ringraziamento, assicurandoci che li avrebbe girati ai responsabili dell'Expo.
 Fra i  vari progetti ve ne era uno anche del musicista Filippo Del Corno, attuale assessore alla Cultura del Comune di Milano, quindi direttamente interessato  all'Expo ed al suo buon esito agli occhi del mondo.  Che fine abbiano fatto quei progetti, in quali mani, distratte o attente, siano finiti, non sappiamo.
 Nel prossimo post, in giornata, daremo le cooordinate per reperirli nella collezione di Music@, visibile sul sito del Conservatorio aquilano: ww.consaq.it , nella speranza che se  ne faccia un  buon uso.  Se c'è ancora tempo.

lunedì 24 marzo 2014

Renzino, il catalogo è questo

Un ambasciatore italiano guadagna mediamente fra i 20 e 27 mila Euro al mese. Il suo omologo tedesco intorno a 10 mila. E i professori in Italia guadagnano  molto meno dei loro colleghi tedeschi.
Un giudice costituzionale italiano guadagna 40 mila Euro di media, oltre a benefit vari. Il suo omologo statunitense intorno a 15 mila Euro. I professori italiani guadagnano molto meno anche dei loro colleghi americani.
I dirigenti ministeriali italiani guadagnano in media una volta e mezza o due più dei loro omologhi inglesi. I professori italiani guadagnano molto meno  perfino dei loro colleghi inglesi.
Ai Ministeri della Salute e per lo Sviluppo economico vi sono rispettivamente 125 e 165 dirigenti di seconda fascia che guadagnano in media 110 mila Euro, esattamente quanto guadagno  i 17 dirigenti di prima fascia del Ministero dell'Economia britannico. Trecento contro diciassette. I professori italiani, come detto guadagnano molto meno dei loro colleghi di tutto il mondo.
 I 300 dirigenti apicali di regioni e province italiani guadagnano 150 mila Euro, quanto guadagna il capo di gabinetto del Ministero degli esteri inglese.
 I 2000 altri dirigenti delle province guadagnano 105 mila Euro.
 I 7000 altri dirigenti dei Comuni guadagnano poco meno, intorno ai 100 mila Euro. E i professori guadagnano sempre meno dei loro colleghi stranieri e di qualunque  dirigente o funzionario pubblico italiano; addirittura meno di qualunque altro italiano.
 Da nessuna parte nella Costituzione c'è scritto che gli stipendi dei dirigenti pubblici non possono scendere.  Se, a cominciare dagli ambasciatori protesteranno, vadano via, come  si sta dicendo a Moretti delle ferrovie. Al loro posto potrebbero andare tanti giovani che sarebbero ben felici di rappresentare l'Italia nel mondo a 5 mila Euro al mese, invece che 20-27 mila. Capito?
 E per i professori che si fa? Lasciamoli dove sono, nel loro primato mondiale.

Riflessioni estorte. Volentieri

Renzi e gli stipendi dei superburocrati. Se ne parla ancora senza arrivare ad una conclusione. Ieri Il Sole 24 ore, in un editoriale elencava le categorie dei nostri 'privilegiati';  ve ne sono tantissime, in ogni campo. E terminava dicendo che quel, taglio netto deve essere operato; ci aveva provato Monti, letta senza riuscirci, Renzi non può fallire. E mettiamo da parte il discorso dei cosiddetti 'diritti acquisiti'; chiamandoli con il loro nome: privilegi ingiustificati che la casta s'è data. Rezni deve riuscirci esattamente come ci riesce quando decide con decreto di non rinnovare contratti già scaduti o di prelevare qualche soldo da stipendi e pensioni. Faccia altrettanto, altrimenti anche lui si rivela un buffone incapace di fronteggiare i poteri. l'editorialista del Sole 24 ore, faceva rilavare come in molti settori in Italia gli stipendi sono tre o quattro volte superiori a quelli degli omologhi incarichi in altri paesi d'Europa, dai dipendenti del parlamento a quelli delle regioni ai diplomatici  ecc... Non basta neanche questo per ritoccarli? Infine,  a differenza di tutti gli altri paesi, gli stipendi degli insegnanti sono sotto la media europea, ma in questo caso nessuno se ne occupa e preoccupa di aumentarli.
Boschi dalla Bignardi. A battuta si risponde con battuta. Vorrei essere giudicata lo dico con una battuta - ha detto la ministra Boschi in tv - per le riforme e non per le forme'. Giusto, brava. Solo che adesso possiamo giudicare soltanto le sue forme,  perchè delle riforme non c'è ancora traccia.
Sabina Guzzanti e le ministre di Renzi. C'è andata giù dura la Guzzanti intervistata da Maria Latella in quel di Campiglio, dove si trovano ex contestatori con la pancia piena. A lei molte ministre del gabinetto Renzi non piacciono per la semplice ragione che ha seri dubbi sulla loro preparazione, le sembrano tutte  belle statuine, sulla cui professionalità la garanzia la dà Renzi, non le dirette interessate per i loro trascorsi professionali. E il pensiero va alla Madia, mamma fra breve, se non lo è già, che a tutti appare come spaurita, nonostante la faccia cattiva, in un dicastero che  vorrebbe ben altra tempra ed altra competenza, al timone. E ciò non per le stronzate della Laura Comi che dice che la Madia non avrebbe dovuto accettare  essendo in procinto di partorire e dovendo per le prime settimane almeno occuparsi del bebè. Non è questa la ragione, con buona pace della povera Comi che la mandano in giro a dire cazzate, semplicemente perchè è carina, dunque quasi nella stessa condizione in cui si troverebbe, a dire della Guzzanti, la Madia, e non solo lei.  C'è da augurarsi che Renzi che deve garantire per tutte o quasi e supplire tutte all'occorrenza, abbia visto giusto e sappia intervenire prima che scoppi qualche caso, per inesperienza - che è ciò che rilevava Sabina Guzzanti.
Ciucci e Arcuri virtuosi. Gli unici due superburocrati che si sono ridotti lo stipendio già da tempo, dall'epoca di Monti, se non andiamo errati, sono stati questi due. Al secondo, marito di Myrta Merlino, desideriamo chiedere scusa per  aver scritto, in questo blog nei giorni scorsi, che sua moglie nella trasmissione quotidiana a La7, non parla dei superburocrati perchè ne ha uno in casa. Ed aggiungiamo che quando per la prima volta venne sollevato il problema, Arcuri ( Invitalia,  ex Sviluppo Italia, che è?) suggerì una soluzione  molto buona: togliamo ai superburocrati lo stipendio fisso e  paghiamoli a seconda dei risultati raggiunti, che si possono misurare.
Epopea Villa. Vergogna a reti unificate. E' da settimane che va in onda  ora a Mediaset ora alla Rai la saga dei Villa, della quale sinceramente non frega nulla a nessuno, anche perchè ben nota e perchè continuare a lavare in pubblico i panni che sarebbe meglio lavare a casa propria  non serve e non piace. Domenica però s'è raggiunto il masismo senza che nessuno intervenisse a lamentarsi. Su Rai Uno c'era la Villa moglie o compagna o  chissenefrega del cantante, a Mediaset c'era la figlia finalmente riconosciuta, ed anche qui chissenefrega.  Addirittura  a Mediaset , in diretta, seguivano Rai Uno e viceversa, per cui- cosa che non avviene neppure per il papa- la figlia replicava in diretta alle affermazioni della Villa compagna o moglie o chissenefrega del cantante e viceversa. Il guaio è che hanno promesso che continueranno ancora domenica prossima. C' è qualcuno della Rai che intervenga  a dire basta, perchè ne abbiamo piene le scatole, con decenza parlando?
Fuori luogo.Fuori orario. Alla Rai esistono costumisti e truccatrici (truccatori) che consigliano giornalisti e presentatori che appaiono sullo schermo sul loro modo di vestirsi? Se sì, fateci conoscere chi ha consigliato ieri, domenica, alle Venditti, di presentarsi a leggere il telegiornale delle 14, con le spalle scoperte e ben evidenti le spalline nere e sottili del reggiseno.  Se la Venditti non  capisce da sola che così ci si veste in altri orari ed altri luoghi, non c'è nessuno che glielo faccia capire? Come anche che si aspetta a dire a quella signora, non giovanissima - ci perdoni - che è come l'ombra del presidente del Senato, la quale si presenta sempre con un riccio biondo che le pende sul viso? Per favore tagliateglielo alla poveretta.

sabato 22 marzo 2014

Senza voler fare i conti nelle tasche altrui....

La recente polemica  relativa allo stipendio di Moretti, amministratore delegato di Ferrovie Italiane, che ha preso quel treno con oltre due miliardi di deficit ( ma il precedente amministratore aveva uno stipendio superiore a quello di Moretti ed ha avuto una buonuscita milionaria, alla faccia della sua  amministrazione disastrosa!) e l'ha portato nel giro di due o tre anni ad un attivo di mezzo miliardo, ci fa pensare ad alcuni casi del nostro (leggi:musicale) mondo, già segnalati su questo blog ed ora  venuti nuovamente a galla a causa del limite proposto - così sembra - dal presidente Renzi al tetto dei compensi dei manager pubblici, fra i quali come non annoverare anche i dirigenti massimi delle istituzioni musicali che senza il finanziamento determinante dello Stato  chiuderebbero in ventiquattrore?
Lo stipendio del Presidente della repubblica è di 248.000 Euro, se non andiamo errati. e dunque al massimo i manager pubblici  possono avvicinarsi a quella cifra, secondo Renzi. Andare oltre non si può. Il caso di Moretti è fuori discussione. Guadagna ogni anno 800.000 Euro circa per guidare un'azienda che, se fa cilecca, crea grossi guai al paese tutto, e con un bilancio di alcuni miliardi( magari ci si dovrebbe chiedere quali responsabilità abbiano Arcuri per avere uno stipendio simile a quello di Moretti, o Masi che comunque ha uno stipendio quasi doppio quello di Napolitano; non sono che esempi, la casistica non lascia fuori nessun settore) .Veniano al settore musicale.
 Il sovrintendente della Scala guadagna, alla fine della fiera, quasi un  milione di Euro; ma  con quali responsabilità che possano, anche lontanamente, paragonarsi a quelle di Moretti? Nessuna. E, infatti, il prossimo sovrintendente, Pereira, avrà un compenso  molto più basso. Se oggi l'abbassamento della soglia massima fosse già in vigore, si dovrebbe ridiscutere il  compenso di Bruno Cagli all'Accademia di santa Cecilia che guadagna 300.000 Euro - una cifra spropositata, ma anche quella dell'ing. Francesca Colombo  che guadagnava 300.000 Euro a Firenze e che poi è andata via, all'emersione del solito buco di bilancio; ma anche i compensi di Girondini a Verona, dove  s'è scoperchiata la pentola del malaffare cittadino - ogni giorno una pentola ! - nel quale però non si fa il suo nome, dovrebbe venire a più miti pretese; stesso discorso potrebbe farsi anche per Fuortes che si avvicina alla soglia del compenso del Presidente Napolitano.
 Il lavoro e  le responsabilità di questi signori del nostro ambiente nulla hanno a che fare con lavoro e responsabilità dei manager delle grandi aziende.
Una volta entrato in vigore il limite di Renzi, il Ministero dello Spettacolo dovrebbe a sua volta porre un limite ai compensi dei sovrintendenti e direttori artistici, caso mai proponendo una forbice, neanche tanto larga, ma senza le enormi differenze di oggi, perchè oggi il suo compenso il sovrintendente se lo dà da solo, naturalmente con il consenso del consiglio di amministrazione, ma se è un incosciente se lo dà bello consistente, con il tacito e complice consenso del consiglio.
Il ministro Franceschini, se minimamente pensa  ai compensi dei sovrintendenti di zone archeologiche e musei di grandissima importanza, al limnite della vergogna, non dovrebbe  aspettare neanche un minuto per razionalizzare gli stipendi dei sovrintendenti delle fondazioni liriche  e delle massime istituzioni musicali. E,infine, dovrebbe porre un limite ai cachet degli artisti che suonano e cantano in Italia.  E' sbagliato e pretestuoso, oltre che falso dire che  tali cachet sono dettati dal mercato; no, non è così. In Italia - tutti lo sanno- gli artisti vengono pagati più che altrove; allora è arrivato il momento di tagliare anche quei cachet. Chi dice che se si abbassano i cachet quegli artisti non vengono più in Italia, dice il falso e sa di dirlo. La piazza italiana è troppo importante per girarvi alla larga.

venerdì 21 marzo 2014

Amministrazione trasparente velata. Tagliate all'Opera di Roma le consulenze passate, eccetto una.

Superati i mille ostacoli escogitati per rendere l’amministrazione il meno trasparente possibile, in barba alla legge che la prescrive tassativamente, e in spregio delle sanzioni anche pesanti che evidentemente ad alcune istituzioni non fanno paura, finalmente si arriva all’agognato traguardo. Cliccando su ‘Amministrazione trasparente’ si materializza l’elenco dei vertici delle istituzioni musicali, con nome, cognome, incarico e curriculum. I dati di cui si è soprattutto in cerca, quelli economici, non sono immediatamente visibili. Immediatamente lo sono sempre nei casi in cui tali vertici svolgono la loro opera gratuitamente o al costo di quattro soldi, semplicemente perché questo fa onore all’istituzione che ha tanti devoti servitori, ed agli stakanovisti della musica, la dea amata e venerata da lorsignori senza alcun interesse diretto o secondi fini. Ed è la ragione per cui vengono sbattuti in faccia al giornalista ficcanaso. Sembra un miracolo in una Italia di profittatori, ladri, farabutti sempre alla ricerca di un osso da spolpare.
Poi vengono i collaboratori ai quali, ad esempio, all’Opera di Roma, hanno imputato  parte del forte deficit dello scorso anno.  Bene, ad una lettura attenta del loro elenco per il 2014, qualche sorpresa scappa fuori.  Saranno una ventina scarsi, e i loro compensi per un anno o frazione di anno sono davvero ragionevoli, in taluni casi anche modesti, con una sola eccezione, che Fuortes non ha ‘potuto’ azzerare, nonostante che vada avanti da un triennio. E’ quella di una collaboratrice che risulta la più pagata ed il cui contratto è triennale, con scadenza alla fine del 2014, ma partito nel 2011. Il nuovo sovrintendente, a differenza di quanto ha fatto  perfino con il suo predecessore e con le altre consulenze che, a suo dire, hanno contribuito a far sprofondare  il teatro nel baratro del deficit, non l’ha toccata, mandandola alla sua naturale scadenza. Il settore nel quale la collaboratrice lavora da tre anni è così specificato: ‘Collaboratore per attività artistiche della didattica’. Compenso Euro 32.000,00 per anno. Una bella cifra per un incarico non tanto chiaro, e comunque di gran lunga il più alto compenso fra tutti i collaboratori, attribuitole da De Martino, in obbedienza ad un suggeritore eccellente; come altrimenti?
Perché sulla collaboratrice non s’è abbattuta la mannaia del Fuortes tagliatutto. Troppo preziosa per poterne fare a meno? Sostenuta da protettore eccellentissimo?  La seconda. Se  Fuortes prova a chiederlo a qualcuno del consiglio di amministrazione di ‘Musica per Roma', forse otterrà la spiegazione, se già non l’ha fatto, sua sponte. Quell’attività artistica si materializza nella trasferta dell’Orchestra giovanile e Coro di voci bianche dell’Opera in un paio di festivalini estivi, uno dei quali ha al suo vertice un mammasantissima  -  e dove la collaboratrice ha mansioni dirigenziali di un certo peso:  sovrintendente? Due più due fa quattro.
Il festival in oggetto, due anni fa, fu presentato addirittura  in parlamento, con Ornaghi e Nastasi a far da contorno, come si trattasse di Salisburgo ed invece era solo il Festival di Rieti – meglio: ‘Reate Festival’, nella lingua internazionale - dove il direttore artistico uscente, Cagli - si lesse in un comunicato ufficiale - ha ceduto lo scettro ai suoi più stretti collaboratori: Lucia Bonifaci, sovrintendente, e Cesare Scarton direttore artistico; mentre alla presidenza della fondazione svetta, dall’inizio, Gianni Letta che, citando in pubblico la sua sovrintendente, l'accredita come una delle 'più note musicologhe' (e noi non abbiamo ragione per dubitarne; altrimenti perchè appoggiarla,  nel caso in cui l'abbia fatto?). Mistero svelato, Fuortes  avvisato. 

Facoltosi artigiani globali salveranno l'Italia che rovina. Hanno cominciato Della Valle, Fendi, Bvlgari

Ha cominciato anni fa uno scarparo (Della Valle) che ha fatto il colpo della vita. Restaurare a proprie spese (una ventina di milioni di Euro) il monumento più famoso al mondo, il Colosseo - che secondo il mio nipotino Leonardo, fu Domiziano a costruire, lui in persona e non gli schiavi, come tutti sappiamo. Non so chi glielo abbia detto, ma qualcuno deve averglielo detto,altrimenti...
Dopo numerosissime polemiche , alcune delle quali davvero incomprensibili, finalmente il restauro del grande monumento ha preso il via e pare che già quest'estate ne vedremo uno spicchio risplendente.
Poi è venuta una famiglia di sartine, le Fendi, che hanno devoluto  un pò dei loro guadagni ( in verità non più grassi come una volta, perché in tempo di vacche magre le sarte rifanno gli orli e allargano o stringono, niente più vestiti su misura) al restauro di Fontana di Trevi, il monumento che  i turisti di mezzo mondo assaltano ogni giorno per farsi fotografare e gettare la loro monetina nell'acqua sperando così di tornare nella capitale, trovandola si spera più bella e restaurata di come l'avevano lasciata la volta precedente.
 Buon terzo, ma si spera non ultimo, arriva un famoso ferramenta, Bvlgari, che s'è messo in testa di restaurare la scalinata di 'Trinità de'monti'  dalla quale si intravede la loro bottega , all'inizio di via  de' Condotti, che è lì da centotrent'anni, in faccia al famoso Caffè greco.
  A Roma, da restaurare  c'è ancora quasi tutta la città, e se si aspetta che trovi i mezzi Marino, l'ennesimo nerone amministrativo della Capitale,  Roma arrivata fino a noi dopo 2000 anni di intemperie, rischia di franare in un sol colpo. Occorre che l'esempio dei noti scarpari, sartine e ferramenta, venga seguito da altri che, sborsando somme più o meno consistenti, riparino di volta in volta un pezzo del grande patrimonio romano ed anche italiano.
 Tatò, da qualche anno a capo della Treccani, ha fatto nei giorni scorsi una proposta, dalle pagine del Corriere. L'Italia senza i privati non si può salvare dal degrado,  già a livelli che non consentono distrazioni di sorta. E lo Stato? Per facilitare ed incoraggiare tali interventi deve rinunciare a tassare  i finanziamenti privati che servono a tenere ancora in piedi il Bel Paese. Sarebbe questo il prezzo, non altissimo, che lo Stato pagherebbe alla società, proprietaria del bene culturale, storico od architettonico, per  restituirglielo nello splendore originario. La proposta è interessante ed andrebbe messa in pratica dallo svelto  gabinetto di Renzi, mentre Marino  non fa nulla, neppure per risparmiare a Roma nuove buche, non storiche, che rischiano di diventare tali, e si fa bello, ricevendo Sorrentino e ringraziando gli artigiani che stanno tentando di salvare Roma dalla rovina.

giovedì 20 marzo 2014

Perchè 'Les Troyens' di Berlioz per il debutto alla Scala?

Un direttore  del suo livello doveva muovere spavaldo incontro alle difficoltà, ammesso che ve ne siano, come anche alle possibili trappole, alle contestazioni  anche quelle provocate ad arte, in occasione del suo debutto operistico alla Scala, nei prossimi giorni. Pappano, in realtà, alla Scala ha già diretto l'Orchestra sua romana e quella del teatro milanese, riscuotendo sempre consensi generali ed unanimi. Perchè ora si presenta con un repertorio tipico di chi, di fronte ad un possibile inciampo, va avanti con cautela, come fa pensare la scelta di un'opera di Berlioz, ineseguita, seppure consigliatagli da Lissner? Un direttore del suo livello, acclamato e richiesto dappertutto, con una esperienza di 'buca' vastisssima, vent'anni ed oltre fra Londra e Bruxelles, con un repertorio che spazia in tutti i secoli,  avrebbe dovuto dire a Lissner che lui a Milano ci andava sì, ma con Trovatore o Traviata o Barbiere o Elisir o Norma. Che importa che Lissner voleva altro? Quell'altro ( Berlioz) doveva e poteva chiederlo ad un direttore meno coraggioso e conosciuto di lui. E Pappano doveva dirglielo a brutto muso. Certo che a Londra come a Bruxelles era normale che Pappano, che comunque fa tutto il repertorio,  facesse anche Berlioz, ma alla Scala doveva esigere un titolo del grande repertorio e non il Berlioz che aveva già diretto a Londra, una coproduzione in vista del suo debutto milanese.
 Le sue sortite europee con la sua orchestra romana ci costringono a queste riflessioni. Le prime volte che andò in Europa, Pappano  portò un repertorio per il quale il confronto con  le orchestre del resto del mondo gli risultava  facile e vincente. Ma alle seconde e terze uscite, saggiamente, s'è presentato con il repertorio sinfonico europeo per accreditare se stesso e la sua orchestra come una delle compagini ammesse nel ristretto giro delle grandi orchestre. Ora è come se tornasse indietro, con questo inutile Berlioz. Ora il titolo non può essere mutato, Pappano sta già lavorando per il debutto milanese con l'impegno che gli si riconosce da tutti. Ma con quel Berlioz che sicuramente farà benissimo, forse non sapremo mai se l'applauso - che gli auguriamo  sinceramente - arrivi perchè se lo è meritato in toto, oppure con la complicità di un titolo sconosciuto  ai più, per il quale il confronto con la grande tradizione direttoriale italiana è troppo facile per un direttore del suo rango.

Pereira mendica comprensione dai loggionisti. Da una intervista a Pavarotti: 'Loggione salvaci!'

'Loggione salvaci!'. Lo dice uno, Luciano Pavarotti (in una intervista  rilasciataci a metà degli anni Ottanta, nella sua casa estiva di Pesaro) che dal loggione qualche  scarica di fischi se li è buscati, meritati o no del tutto o in parte, giustamente o artatamente. Non importa. Resta il fatto che il loggione, nonostante  tutto quello che si dice e si sa dei loggionisti - dei quali s'è arrivato anche a dire che vengono pagati per  fischiare questo o quel cantante e per applaudire questo o quel cantante, direttore o regista - sono rimasti fra le uniche sentinelle dell'opera. Un pò come i giornalisti del potere. Solo che i loggionisti, con tutta il fracasso di cui sono capaci, quel ruolo lo svolgono, i giornalisti, critici musicali inclusi, invece no.
 Come non lo hanno fatto neanche oggi quando, invece che dare la semplice notizia dell'incontro di Pereira con i loggionisti - nessuno può vietare al futuro sovrintendente di invitarli ed ai loggionisti di accettare - plaudono al futuro capo scaligero che, ad oggi, non ha fatto ancora nulla ed al quale perciò aprono una linea di credito sulla base di quali garanzie non si sa. Captatio benevolentiae di Pereira ai loggionisti e dei giornalisti milanesi a Pereira.
Pereira mette le mani avanti - come si dice in gergo - cioè a dire, si muove con tempismo, forse conoscendo già alcune difficoltà della sua prossima azione di comando, come quella di riportare certe star alla Scala, dove non è vero che non vengono a cantare perché temono semplicemente di essere fischiati. Non vengono alla Scala perché magari da anni non sono stati invitati ed ora si fanno pregare. E ciò vale in molti campi dell'attività artistica del teatro milanese. E, in appendice, la polemica dell'ultimo anno, sulle troppe presenze molto giovanili, sul podio del teatro.
 Pereira, non essendo riuscito nell'intento di riportarne alcune,  cercherebbe di dirci che non dipende dalla sua incapacità, ma dalla intransigenza del loggione. Fandonie.
 Forse che Pereira si riferisce al caso  Cecilia Bartoli, fischiata nell'ultimo concerto con Barenboim direttore( ne seguirono comunicati ufficiali non richiesti!)  e tanto cara a Pereira visto che l'ha accasata nel suo ex Teatro di Zurigo e al Festival di  Salisburgo? Il caso Bartoli è un caso a sé e meriterebbe un esame particolareggiato ed indipendente.  Un accenno soltanto. Lei dice di non cantare in Italia perché da noi i contratti si firmano un anno per l'altro, a differenza di ciò che accade in ogni altra parte del mondo, poi invece si regsitra che, all'uscita di un suo nuovo disco, il tempo per 'presentarlo', cantando in Italia lo trova; e c'è  anche il problema del suo cachet, ESOSO!!!! Ma è chiaro che Pereira non  pensa eventualmente solo alla Bartoli che alla Scala non troverebbe un teatro a Lei ostile, bensi inadatto per la semplice dimensione;  ma a tutti quei giri che deve interrompere perchè  in un teatro come la Scala tutti i più grandi artisti devono cantare. E, purtroppo, ciò non accade. Non accadeva ad Abbado quando c'era Muti, come non accadeva in quella stessa era a Sinopoli, tanto per citare i casi più eclatanti.
 Per tornare alla Scala ed ai suoi temuti loggionisti - non più temuti di quelli del Regio di Parma.  Eppure, nonostante lo loro ferocia abbiamo dovuto sorbirci misfatti consumati anche nella città di Verdi e Toscanini - Pereira, per far capire  quale attenzione egli rivolga e voglia rivolgere in futuro ai loggionisti ha detto che la loro cortesia ed educazione è per lui obiettivo da raggiungere perfino più difficile di quello di cercare ed ottenere fondi,  che lui sa come raggiungere - come si sottolinea in ogni suo curriculum (non si capisce perchè non gli sia riuscito a Salisburgo, che lascia fra polemiche!) assieme alla annotazione della sua giovane, avvenente fidanzata orientale - l'unica cosa che gli invidiamo davvero.
Comunque Pereira, auguri!

mercoledì 19 marzo 2014

Accademia Filarmonica Romana. Va in scena l'opera buffa dei direttori. D'Amico dalla Filarmonica alla Filarmonica.

Nuovo cambio al vertice della Filarmonica Romana presieduta da Paolo Baratta, vice presidente Matteo D'Amico, nel consiglio direttivo Panni, Ballola, Dall'Ongaro ( Ballola, Dall'Ongaro e D'Amico sono  anche nel consiglio di amministrazione di Santa Cecilia: che casino,  povera santa! ). Questa comunanza di uomini, di intenti e di interessi ci aveva fatto scrivere qualche mese fa della prossima possibile fusione fra Santa Cecilia e Filarmonica. A Cesare Mazzonis, dimessosi anzitempo per motivi personali, succede Matteo D'Amico.
 Cesare Mazzonis era arrivato, tornato, a Roma in estate con l'incarico di direttore artistico, succedendo all' indimenticato Cappelletto; ha preparato qualche sbarco della sua Orchestra Rai alla Filarmonica - in questo progetto non era solo, alla Filarmonica - s'è fatto pagare poco, anzi pochissimo :appena 7000 Euro fino a febbraio (ma forse era solo per febbraio, mentre per il semestre del 2013 il dato non viene fornito, chissà per quale ragione) e poi se ne va. Ovvio che la decisione di andar via era maturata da tempo, altrimenti non si capirebbe la ragione di quel compenso 'fino a febbraio', come si legge nel sito - dove speriamo di leggere quanto prima il compenso per Matteo D'Amico. E c'è subito un altro pronto a sostituirlo, guarda caso cercato lontano  dall'Accademia,  cioè nella presidenza dell'Accademia. Matteo D'Amico è infatti dell'Accademia vice presidente. Il nuovo direttore - si legge nel buffo e beffardo comunicato stampa ufficiale - tenuto all'oscuro  del nuovo incarico, appresa la notizia della nomina -  Baratta pensa che portiamo tutti l'anello al naso - ha ringraziato e ha dichiarato che farà di tutto per rendersi degno di tale responsabilità. Non va dimenticato che, per il  ripetersi del solito gioco dell'oca, D'Amico è già stato direttore artistico della Filarmonica agli inizi degli anni Duemila.
 I misteri della vita musicale romana si infittiscono e moltiplicano. A Santa Cecilia c'è chi dice che Cagli stia preparando la sua successione - lo hanno scritto i giornali indicando anche il candidato che sta facendo il necessario apprendistato sotto l'ala protettrice dell'attuale sovrintendente. All'Opera  le acqua sono agitate, chissà se Muti continuerà, se Fuortes riuscirà a tirar fuori quel vascello dal mare in tempesta; alla Filarmonica pasticciano sempre fra di loro e con gli stessi giocatori. di condominio e di loggia.
 Infine,  una nota sulla eleggibilità (ineleggibilità!) di Matteo D'Amico. La legge vigente riguardante  il codice dei pubblici dipendenti, cosiddetta legge Brunetta, prevede  nel caso in cui si voglia affidare un incarico esterno ad un pubblico dipendente ( D'Amico è professore al Conservatorio di Santa Cecilia , e come tale già non poteva fare il vice presidente, che è incarico anche amministrativo vietato dalla legge ), si debba  PREVENTIVAMENTE domandarne l'autorizzazione all'ente pubblico, il quale comunque può concedere l'autorizzazione  solo se si stratta di incarichi  occasionali, saltuari, di breve durata, quale appunto la direzione artistica non può essere in alcun modo considerata, se non con un atto ulteriore,  falso sotto ogni profilo. Ma, come si sa, chi comanda se ne fotte delle leggi, almeno che qualcuno non impugni simili atti davanti ad un tribunale, tanto se si aspetta che si muovano i  ministeri competenti si fa notte.  

lunedì 17 marzo 2014

Roma Art Magazine sul Teatro dell'Opera dei sogni, non su quello che è

'Il Teatro dell'Opera di Roma presenta ogni anno un cartellone di spettacoli che dura dodici mesi e spazia su  numerosi palcoscenici. C'è quello storico del Costanzi, c'è il Teatro Nazionale, poi la stagione estiva alle Terme di Caracalla. Ma uno dei nostri obiettivi è allargare il nostro pubblico". Alessio Vlad, al timone dell'Opera, in coppia con De Martino, sempre sotto l'ala protettrice di Riccardo Muti, con queste parole  si prova a  nascondere la disfatta che la gestione appena conclusa ha rappresentato per l'Opera sotto ogni profilo, innanzitutto artistico ed economico. A Vlad i palcoscenici del Teatro dell'Opera , quelli che ha in dotazione, sembrano insufficienti a contenere il pubblico dieci volte superiore, e per questo altri ne vorrebbe. I bilanci passati  che denunciano  chiaramente come le poltrone vuote ad ogni spettacolo siano state sempre tante, specie dopo la sua mania di proporre al chiuso ed a Caracalla  titoli irrappresentabili e di nessun richiamo, sembra averli dimenticati.  'Siamo sempre alla ricerca di spettatori nuovi che si sorprendano e si meraviglino'. La verità è che il Teatro dell'Opera si deve mettere alla ricerca di spettatori, prima che di spettatori nuovi; gliene servono per riempire i posti disponibili.  E poi con il tono, mascherato, del parvenu: 'per questo cerchiamo di andare oltre la semplice tradizione, mantenendo salde le nostre radici ma cercando di innovare'.  Vlad è fuori , non ha capito che compito principale di un grande teatro è innanzitutto preservare la tradizione, il repertorio, quello che, secondo lui, Muti riesce a far rivivere egregiamente, riannodando i legami con la grande tradizione direttoriale italiana e quello che riempie i teatri.  Lui, invece, vuole innovare,  non importa se a teatro vuoto, un lusso che abbiamo pagato con oltre dieci milioni di deficit nel solo 2013.
Una prova dell'innovazione, secondo Vlad, sta in uno spettacolo di  questa primavera dove musiche di Giuseppe Verdi, 'decontestualizzate' servono ad uno spettacolo di balletto confezionato da Mischa van Hoecke. Ci sembra di immaginare bissato quell'orrendo spettacolo  fatto all'Arena di Verona  ghiacciata, dove musiche drammatiche servivano a far piroettare dei ballerini acrobati. Abbiamo seriamente l'impressione che  molti dei responsabili delle nostre istituzioni non si rendano conto delle  cose fuori luogo che dicono ogni volta che aprono bocca. Ma proprio il Teatro dell'Opera di Roma deve fare questi spettacoli? Passi se le fa un circo od un teatrino, ma il Teatro di Riccardo Muti nooooo!
 Infine la balla più grande sparata all'inizio della sua intervista. 'Abbiamo un cartellone su dodici mesi', - afferma improvvido Vlad. Sì, è vero ma con una ottantina di repliche,  a voler essere generosi. E gli altri 280 giorni il suo indaffaratissimo teatro che fa?
 Se ci fosse un tribunale che esamina i casi di bugie, falsità o mezze bugie e mezze falsità, sarebbe  strapieno di cause da giudicare. E Vlad vi potrebbe essere denunciato.
 Resta comunque il fatto che fino a quando i dirigenti di istituzioni pubbliche non avranno responsabilità personale per quello che fanno e non fanno o dicono e non dicono, Vlad potrà dire quello che vuole. Specie poi se  ha la complicità di chi lo intervista che mai gli obietta: ma che sta dicendo?

sabato 15 marzo 2014

Letto sulla stampa. Varie ed eventuali

 Sorrentino civis romanus. Due notissimi consiglieri del Comune di Roma, ambedue Nobel: uno per la scienza e l'altro per la buona amministrazione  si sono opposti alla cittadinanza onoraria a Sorrentino, fresco di Oscar. Troppo. Niente è troppo. Sorrentino, che  ha risposto con garbo ai due Nobel ( Ghera e Pomarici; se non andiamo errati sono questi i loro nomi, vinsero il Nobel alcuni anni fa e ce l'hanno con Sorrentino perchè a loro il sindaco dell'epoca non offrì uguale onore)  è stato difeso anche da Marino - ovvio! anche se si tratta del peggior sindaco della Capitale - e da Carlo Verdone.
Myrta Merlino e i superburocrati. Che aria tira a'La 7' , nella trasmissione condotta da Myrta Merlino, perchè  non si occupi degli stipendi - ESAGERATI e IMMERITATI - dei superburocrati? Forse che ve n'è qualcuno di sua conoscenza, o addirittura ne ha uno in famiglia?
Mazzacurati vergogna. Mazzacurati ha ricevuto, l'ha ricevuto già, una buonuscita dal 'Consorzio Venezia' ( quello che si occupa del Mose) di 7 milioni di Euro. Non fa nulla che sia indagato per l'allegra gestione dei fondi pubblici relativi a tale progetto e per le consulenze non proprio necessarie e neanche pulitissime. Ora è indagato, ma comunque sarà meno triste con quella buonuscita.  Renzi e Cottarelli verranno a dirci che si tratta di diritti acquisiti. Acquisiti un cazzo!
Ci metto la faccia. Espressione assai in voga in Italia negli ultimi anni, no, mesi, forse solo settimane. Serve a spiegare che se uno ci mette la faccia, quella sua faccia la mette perchè sa quello che fa. Ma - domanda impertinente- se quella faccia che lui ci mette è una faccia di culo...
H 24.Proibito. Lo dicono tutti, da Renzi alla Boschi, ma andrebbe vietata tale locuzione, inserendone il divieto nel prossimo 'Patto di instabilità' italiano. Vogliono darci ad intendere che loro lavorano '24 ore su 24', tale è il senso di quella espressione abbreviata. Il paese si augura che dormino qualche ora la notte, altrimenti finiranno per dormire 'H24', come sembrano talora fare in barba alle dichiarazioni pubbliche.
Sconosciuti. Mai titolo fu più inappropriato di quello dato  da Simona Ercolani alla sua trasmissione su Rai Tre. Si raccontano vite di gente comune al limite dell'eroismo, qualche volta addirittura toccano il sublime della normalità. Mentre  in tante trasmissioni concorrenti, sfila quotidianamente  gente nota che dice solo idiozie e che non ha nulla da raccontare, semplicemente perchè nulla ha fatto nella vita; ed il solo suo accesso alla notorietà deriva dall'essere figlia di.. amante di... escort con...
Berlusconi si candida. Alle prossime Europee, a maggio, Silvio berlusconi si candida come capolista in tutti i distretti circondariali, compresa Regina Coeli e San Vittore. E i santi non gliene vogliano.  Silvio  ha deciso di comportarsi come qualunque cittadino, in ossequio alla giustizia. Benchè ingiusta, vero Silvio?
Lavoriamo per il bene del paese. Lo dicono tanti, forse troppi. Ci vengono in mente Brunetta, Gelmini... ed ogni volta fatichiamo a nascondere una sonora risata. Voi vi immaginate - Brunetta certo si dà da fare e si vede - la Gelmini che si dà da fare per il bene del Paese? Noi la sentiamo solo parlare, e quasi esclusivamente in difesa del 'presidente Berlusconi'.  Ma forse  i compiti (il lavoro al quale accenna  sempre) li fa a casa.
Boschi la bella.  ( agginta domenica 16 marzo).Si continua a parlare della ministra Boschi che continua a far discutere per la sua avvenenza oltre che per la sua giovine età. Si sente ripetere che se non fosse stata bella non ne avrebbero parlato, perchè non c'è nulla altro  da dire di lei. E, del resto non si tace della Bindi, e anche della Finocchiaro, per quanto bella signora, quest'ultima? Le due, per vendetta, onde far parlare di sé, si mettono di traverso sulla strada di Renzi. Bene,brave.
Noi continueremo a parlare della Boschi, perchè  temiamo che non sia all'altezza del compito: l'unica cosa che ci interessa oltre il suo visino grazioso. Permetteteci di difenderla dagli attacchi del prof. Ricolfi. Il quale ha fatto  la parte del professore che vuole a tutti i costi bocciare una studentessa - troppo facile, prof - e lei, nel tentativo di difendersi, mostrare il suo lato 'secchione' di studentessa bravina, non sufficiente per fare la  ministra.

Alberto Triola. Che mestiere fa?

Alberto Triola, per molti anni nello staff  artistico del Teatro alla Scala, si capisce che ha studiato da direttore artistico. Gli incarichi  ricoperti nel frattempo - visto che l'ambito traguardo non l'ha ancora raggiunto, per lo meno quello desiderato (di recente s'è fatto il suo nome, assieme a  quello di Mirabella, anche per la sovrintendenza del Petruzzelli di Bari) - vanno dalla direzione della 'Scuola dell'Opera' al Comunale di Bologna durante la gestione Tutino, sette/otto anni fa, alla consulenza artistica per alcuni teatri lirici, da Cagliari a Genova ( ci sono stati anche Cremona, Festival Pergolesi Spontini di Jesi, Festival di Spoleto); e nello specifico caso dei teatri,  si è trattato quasi sempre  di istituzioni sull'orlo di una crisi  di nervi - leggi: fallimento - fino a quando non approda a Firenze, al Comunale, sotto la gestione Colombo. Nel frattempo mandando a casa  Sergio Segalini -  dopo 16 anni, sembra  in maniera poco elegante - approda a Martina Franca per guidare il 'Festival della valle d'Itria'. Naturalemnte a casa non ce l'ha mandato lui, bensì il grande Punzi, presidente  in aeternum del festival pugliese. Quando Arcà, desideroso di inseguire altre esperienze - una formula bricconcella  per dire che voleva svignarsela per andare a Parma a lavorare con Fontana al Regio onde evitare le cattive acque in cui navigava a Firenze; decisione, con grande senso del tempo, assunta alla vigilia della estromissione della Colombo - Triola funge da direttore artistico al Comunale di Firenze. Poi arriva il commissario -. l'unico fra gli italiani a ricevere uno stipendio congruo per opera di Renzi - il quale chiama come consulente artistico Gianni Tangucci (Triola aveva lavorato anche al suo fianco) e lui appare nell'organigramma come 'direttore generale'. Funzione  per la quale ha ora fatto la selzione dei quasi 3000 aspiranti ai posti di maschere, 26 in tutto, per il Nuovo Teatro Comunale di Firenze, che, stando alle promesse di Renzi, dovrebbe inaugurasi fra qualche mese, in coincidenza con il nuovo Maggio Fiorentino. Insomma Triola ha fatto il casting per scegliere le hostess del teatro, e ci assicura che si tratta di aspiranti altamente qualificati, addirittura taluni anche plurilaureati. Che mestiere faccia Triola, nato per fare il direttore artistico, non l'abbiamo ancora chiaro, almeno nel caso di Firenze.

giovedì 13 marzo 2014

IUC,Filarmonica,Riccitelli. Usque tandem abutere patientia nostra?

E' trascorso un mese a mezzo dalla data in cui tutte le istituzioni musicali finanziate con soldi pubblici, in ossequio alla legge sulla trasparenza, avrebbero dovuto rendere noti i compensi dei dirigenti.  Ad oggi sono ancora tante le istituzioni inadempienti, e la maggioranza quelle che comunque cercano di rendere il meno visibili i dati relativi a tali compensi.
 La IUC di Roma, per adeguarsi, ha reso noto che i consiglieri di amministrazione ed i componenti il consiglio artistico, prestano GRATUITAMENTE la loro opera, alcuni addirittura da decenni ( naturalmente ciò vale per quest'anno; forse sarebbe stato opportuno che scrivessero che anche nel recente passato le cose stavano allo stesso modo.  Non abbiamo ragione di dubitare  della IUC, ma qualche sospetto ci viene). E, comunque, dell'unica persona che lavora alla IUC,  con un ruolo di vertice, erede della famiglia Fortuna, che ha visto al vertice oltre il padre fondatore e la madre che l'ha ereditata, la  figlia  Francesca che l'ha ereditata a sua volta dalla madre,  ora direttore generale, non si rivela il compenso. Perché?
 Alla Filarmonica Romana  altra farsa economica.  Di Cesare Mazzonis  si legge che il suo compenso fino al 28 febbraio era di Euro 7.000 netti.  Da quando ? E dal primo marzo? Anche lui lavora gratis?
 Se andiamo a vedere qualche altra istituzione, come la 'Società Primo Riccitelli' di Teramo, lì i compensi dei manager non si rendono noti per nessuno, conosciamo solo il curriculum professionale di ciascuno di essi. Che sinceramente non ci interessa. Anche lì evidentemente lavorano gratis come a Roma alla IUC ed alla Filarmonica.
 E, infatti, in queste tre istituzioni - e chissà  in quante altre - le stagioni le invidiano da tutto il mondo; perchè nella programmazione spendono fino all'ultimo centesimo dei finanziamenti, non dovendo pagare nessuno dei dirigenti che se ne occupano. L'Italia musicale è una meraviglia; e i suoi dirigenti - maschi e femmine -  tutti 'madre terese'.

Letto sulla stampa. Fiato alle bocche, Brunetta

Oggi hanno presentato il programma della prossima edizione del Festival di Ravello, di cui è presidente l'on.Brunetta, quello stesso che, se fosse dipeso da lui, avrebbe mandato a casa  tutti i teatranti perchè  magnaccia o qualcosa del genere, mentre lui,  ora che guida una ciurma di teatranti, magnaccia non si considera, e continua a parlare, nonostante che per fare il suo festival si fa dare i soldi ( tanti!) dal Presidente della regione Campania, Caldoro, suo compagno di partito, in barba al  fatto che ' con la cultura non si mangia' - massima del suo amico-nemico Tremonti. Lui se non con la cultura, almeno con la politica ha mangiato e continua a mangiare.
 Si ricorda l'operazione dell'acquisto di una casa dall'INPS , a prezzi naturalmente di favorissimo, rivenduta poco dopo al doppio o triplo del costo pagato, per acquistare con il ricavato, una villa dalle parti  dell'EUR Torrino.  Esempio di grande onestà. Villa che non è la sola proprietà immobiliare dell'ex ministro : casa a Ravello ed anche  Venezia; acquistate tutte con i soldi del Nobel che non ha ancora vinto ma che le banche a lui l'hanno anticipati, a tasso zero.  Tante le proprietà al punto che l'allora ministro si lamentava di non avere i soldi per pagare l'ICI. E, per questo,  della cancellazione dell'IMU (ex ICI) ha fatto un suo cavillo di battiglio.
 Ma Brunetta parla anche d'altro. Dice di Renzi che è un dilettante e che le sue riforme appena annu nciate, sono soltanto un libro di sogni. Brunetta ha forse dimenticato che il libro delle riforme di Berlusconi, ma anche suo, era invece un libro di patacche. Ma questo non l'ha mai detto. Come non ha detto, proprio oggi, che una delle tante zoccolette - chiamiamole col nome scientifico, come si usa nei consessi  internazionali - che frequentava il suo padrone ( che se l'era portata addirittura in Canada per una riunione dei capi di Stato, signorina Federica Gagliardi - gliel'aveva presentata la Polverini,  alle cui dipendenze lavorava, alla Regione Lazio: che vergogna!) oggi è stata arrestata  a Fiumicino con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. La signorina era di ritorno da un viaggio in Venezuela e nel bagaglio a mano aveva venti chili di droga purissima. Stava per partire per Napoli dove avrebbe consegnato la droga, presumibilmente agli ambienti camorristici. Brunetta alzi lo sguardo e parli a proposito, in futuro.
 E, intanto, non dica più quelle falsità: Renzi con il suo piano ha fatto uno spot elettorale, ma i fatti lo sbugiarderanno. Noi, invece, ci occupiamo del bene del paese. Se è da vent'anni che ve ne occupate e i risultati disastrosi sono sotto gli occhi di tutti, meglio sarebbe che vi distraeste e pensaste ad altro.

Giovanni Allevi. Didascalie mezze sceme per foto sceme tutte.

Foto n.1 Allevi siede sul pianoforte. Il pianoforte è chiuso e lui siede  sul coperchio. E' aperta solo la tastiera, e su quella poggia i suoi piedi nudi. Suona con i piedi - commenterebbero i suoi detrattori; Allevi è musicista totale, dalla testa riccioluta ai piedi nudi, vanno dicendo i suoi ammiratori. Sì, ma chi ci suona più su quel pianoforte? Certamente non ci suonerà mai e poi mai chi - ed è la maggioranza dei pianisti - prima di suonare un pianoforte suonato da altri, vuole che la tastiera sia passata con l'alcool, per la normale disinfestazione. Ora la disinfestazione  dovrebbe eliminare anche eventuali funghi. E perciò sarà più lunga  e così noi saremo liberati da Allevi.
Foto n. 2. Allevi siede su un pianoforte mezzacoda, in piedi su un carrello trasportatore. Gli stanno portando via lo strumento; hanno smontato piedi e coperchio, ed ora si portano via ciò che resta del pianoforte: cassa con corde e tasti. Allevi siede ancora sull'arma dei suoi delitti musicali, innocui perchè zuccherosi, ed intima ai trasportatori di lasciargli il pianoforte.  No - rispondono i trasportatori, scelti fra i suoi detrattori - impara a suonare e te lo restituiremo; adesso lo portiamo via; e ne approfittiamo per la disinfestazione. Potevi evitare di  poggiarci i  piedi.
Foto n.3. Allevi è disteso  sulle corde di un pianoforte aperto. Chiudete il coperchio.

Letto sulla stampa. Come si dice a Roma: si sono bevuti i cervelli, Renzi e Cottarelli

Secondo il Presidente del consiglio Matteo Renzi, la soglia della povertà, per chi lavora, è di 1500,00 Euro netti al mese,   più o meno 25.000 Euro lordi annui. A coloro i quali lavorano ed hanno uno stipendio netto mensile intorno a quella cifra il Governo, dal maggio di quest'anno, farà trovare in busta paga circa 80 Euro mensili in più. Non sono una manosanta, ma per chi guadagna 1500 Euro netti al mese significa, nel giro di un anno, avere altri 1.000 Euro netti in più, una specie di quattordicesima, di cui già godono alcune categorie, naturalmente di privilegiati. Il che forse  darà loro l'illusione di non essere i più poveri della società. Guadagnare 2000 Euro netti al mese vuol dire, se la logica non va a farsi fottere, essere  un  pò meno poveri. Perchè nessuno verrà a dirci che chi guadagna 1500 Euro è povero, a detta di tutti  statistiche comprese, chi invece  guadagna 2000 è ricco.
Il livello di povertà e di ricchezza cambia radicalmente, invece, quando si va in pensione, a leggere quello che scrivono i giornali di oggi  sulle misure indicate da Cottarelli a Renzi.
Le pensioni cosiddette d'oro, considerando tali quelle al di sopra di 5.000 Euro netti mensili - ma ve ne sono ben più alte, anzi altissime,  e quasi sempre  guadagnate senza aver versato i relativi contributi, semplicemente per privilegi su privilegi che gli stessi pensionati, all'epoca in cui lavoravano si sono  attribuiti - quelle , anche a detta della Corte costituzionale  - i cui membri, non dimentichiamo, appartengono, una volta in pensione, ai cosiddetti pensionati d'oro e di diamante - non si possono toccare, sarebbe ingiusto. Sarebbe ingiusto toccarle, sentenzia al Consulta,  mentre non è ingiusto che se le siano date senza meritarle (attraverso  il versamento  di contributi  adeguati).
Ora mettiamo che uno vada in pensione, magari dopo quarant'anni di contributi, anche con il sistema retributivo favorevole al pensionando, ma che non abbia mai avuto  promozioni stipendiali di un certo rilievo specie verso la fine della carriera lavorativa, come accade alla quasi maggioranza dei lavoratori onesti, esclusi i politici che non sono nè lavoratori - come si vede ogni giorno  dalle Camere vuote - e neppure onesti, come le magistrature del paese vanno ogni giorno scoprendo. E mettiamo che una volta pensionati  abbiano una pensione mensile di 1500 Euro netti. Da pensionati quella soglia di povertà  fissata per i lavoratori, non ha più valore?  No, forse ha ancora valore; mentre non ha più valore, il tetto dei 2000 Euro che secondo Cottarelli, ex del Fondo monetario Internazionale e dunque stipendiato a 1999 Euro netti al mese, indicano che quel pensionato può permettersi un certo benessere.
Dalla povertà al benessere, bastano 500 Euro in più al mese, secondo quella mente di Cottarelli, il quale argomenta il prelievo di una quota di solidarietà a partire dalle pensione di 2000 Euro netti al mese, per la propensione che i pensionati hanno al risparmio. Dunque sragiona  Cottarelli,  quei soldi che risparmiano ( risparmierebbero, eventualmente, Cottarelli se hanno altre entrate!!!), giacchè possono vivere tranquillamente con 1500 Euro (quegli stessi 1500 Euro che per Renzi rappresentano la soglia dell'indigenza) allora possiamo toglierglieli per darli a chi ne ha 500 in meno al mese.
 E perciò via al prelievo di solidarietà dai 2000 Euro in avanti, con una percentuale a scalare che man mano che si sale  nelle pensioni  ha minore se non nulla incidenza. Così le pensioni d'oro e di diamante saranno salve. Almeno quelle!
 Ultimissime da Palazzo Chigi ( domenica 16 marzo). Ci fanno sapere che le agevolazioni IRPEF studiate per i lavoratori non saranno applicate ai pensionati i quali  pagheranno un pò di più. Ma ci fanno sapere anche che le pensioni cosiddette d'oro non saranno toccate. Applausi per Renzi e Cottarelli.

mercoledì 12 marzo 2014

Letto sulla stampa. Bach - Hausmann e Patek Philippe - Maria Elena Boschi - Visco governatore

 Ritrovato pastello con ritratto di Johann Sebastian Bach che, stando alla data presunta di realizzazione, ritrarrebbe il musicista negli ultimi anni di vita. Vedremo. Non siamo particolarmente interessati alla notizia, ma un ritrovamento è sempre un ritrovamento.
  Due noti marchi, romano il primo e internazionale il secondo, si sono associati per devolvere una somma per la ricerca, partner l'Università della Sapienza ed il suo rettore Frati, pluirichiacchierato per assentesimo e nepotismo, anzi figlismo e moglismo - insomma  un modello di rettore di ateneo.
Hausmann e Patek Philippe  hanno reso noto di devolvere la considerevole somma di 35.000 Euro alla ricerca, così divisi: 30.000 per una associazione di ricerca e 5.000 per tre borse di studio ad allievi dell'università, fra i più meritevoli. Viene da commentare che si sono davvero sprecati, come si dice a Roma, se si pensa all'alto costo degli orologi delle due celebri maison. Il Messaggero che ha reso nota la donazione con un articolo che faceva pensare a chissà quale considerevole somma, non ha commentato in alcuna maniera la mano sparagnina delle due note case di orologeria. In sua vece lo facciamo noi che siamo sempre maligni.
 La ministra Maria Elena Boschi, la bella del governo Renzi, se l'è presa per la imitazione caricaturale che in televisione le ha fatto una bravissima imitatrice, così brava che anche noi, guardando la caricatura, abbiamo pensato si trattasse dell'originale. In una intervista Lucia Annunziata, riferendosi alla Boschi, ha detto papale papale che uno dei problemi del gabinetto Renzi è che si tratta in buona parte di inesperti, incapaci di agire da membri del governo nazionale. Questo è un  argomento di cui discutere e sul quale riflettere per non commettere, in futuro, errori. Della presa in giro della Boschi non ci frega nulla e, nel nostro caso, abbiamo già sprecato questa decina di righe e qualche minuto del nostro tempo ad occuparcene. Nel frattempo,  la bella ministra piuttosto che lamentarsi impieghi il suo tempo ad imparare come si sta al governo.
Il governatore della Banca d'Italia, persona autorevole e dunque da prendere nella dovuta considerazione anche se dovesse dire castronerie, ha presentato i risultati di una ricerca del suo istituto, dalla quale emergerebbe che  la differenza di retribuzione fra laureati e non in Italia, negli ultimi anni è andata sempre più riducendosi, passando dal 30% circa al 10%. Commentando tale risultato il Visco sociologo che non è, ha aggiunto: 'dunque non vale la pena in Italia studiare'. Si rende conto governatore di averla detta grossa? Anche se non avesse voluto dire ciò che a noi sembra lei abbia detto, comunque ha detto una castroneria che poteva risparmiarsi, fermandosi a quei fottuti dati della  sua ricerca.

martedì 11 marzo 2014

Abbado-Muti. Continua. Una intitolazione ad Abbado, e a Muti una medaglia

A Claudio Abbado verrà intitolato il 'Teatro Comunale' di Ferrara, dove aveva allocato le iniziative di 'Ferrara Musica'  e fissata la residenza della  Mahler Chamber Orchestra, affidate l'una e l'altra alle cure, anni fa, di Alessandra sua figlia, e di Mauro Meli che assieme alla figlia di Abbado aveva già avviato una iniziativa musicale sul Lago di Como, 'Lario Musica', verso la metà degli anni Ottanta, costretta a chiudere, dopo poco, per la guerra mossa dall'analogo concorrente festival 'Autunno Musicale a Como'.
A Riccardo Muti, il governo argentino ha attribuito la più alta onorificenza per meriti nel campo della cultura e dell'arte. Muti ha ringraziato ricordando le meravigliose imprese musicali,  da lui dirette, al Teatro Colon di Buenos Aires, terra d'approdo di tanti musicisti italiani, fra i più noti.

Va di moda il melologo. (V.F.) Veronica Franco protofemminista, secondo Fabio Vacchi ( F.V.). Andras Schiff ripudia la sua patria


Non è da oggi che il melologo incontra la simpatia, interessata, di molti compositori e, fra gli italiani della quasi totalità. Il melologo così ‘caro a Mozart’ - come ci ricorda  Fabio Vacchi, in procinto di presentarne uno   alla Verdi di Milano, lo scorso 8 marzo, sulla figura di una protofemminista come Veronica Franco - è tecnicamente un brano che combina insieme parola e musica. Non alla maniera in cui i due elementi si compongono in  unità stilistica nel melodramma,  assumendo la parola forma di canto accompagnato,  ma lasciando che parola e musica sfilino parallele nelle loro precise identità.
Ora  l’affermazione di Vacchi relativa a Mozart farebbe supporre la presenza nel catalogo d’opera del musicista di uno o più melologhi; il che non è assolutamente, nonostante  Mozart  abbia una volta espresso quella sua  predilezione di musicista verso questo stile che combina parola e musica. Nel caso di Mozart, perciò si hanno solo tratti di musiche di scena nello stile del ‘melologo’, come in ‘Thamos, re d’Egitto’, laddove la parola recitata viene ritmata, fraseggiata secondo precise indicazioni del musicista che la sostiene con il suono strumentale. Ci sono, invece, casi in cui questo stile si estende per una intera pièce teatrale o quasi, come nel caso di ‘Enoch Arden’ di Richard Strauss,  con accompagnamento del pianoforte - dove però vi sono molti passi di puro teatro di prosa, senza accompagnamento musicale.
Ma perché oggi è tornato così di moda il melologo, che, nel caso di Vacchi, non è il primo? Perché risolve ai musicisti non pochi problemi. Molti musicisti prendono una figura, un autore, un testo di gran moda, ma anche un grande film (ve n’è uno che si è specializzato  nell’assumere  film celebri) -  utile ai giornali ‘amici’ per parlarne - e ci mettono sotto il loro riconoscibile zum-pa-pa. Altri problemi questo stile  non ne dà, almeno a loro. Troppo facile. La durata la decidono loro, naturalmente; quando e dove inserire il testo, pure; come anche l’attore o attrice ai quali affidarne la recitazione, sfruttando la notorietà momentanea di questa o quello (fra i tanti ricordiamo il caso di un Toni Servillo melologante) e il gioco è fatto. Non serve  scomodare Mozart per accreditarlo.  I problemi che, al contrario, il teatro musicale - nel quale si potrebbe svolgere la medesima storia - pone oggi sono tanti, tantissimi, e, di conseguenza, pochi, pochissimi i musicisti che si misurano con la forma stessa del teatro musicale e con l’annoso problema di come ‘cantare’. Nel melologo di Vacchi ci sono anche alcuni Lieder su poesie originali della Franco, ma ciò non cambia la storia, né crea problemi, semmai li risolve. Apparentemente.

 Perciò sempre meglio un melologo, magari su una figura femminile, come Vittoria Franco, vittima dell’Inquisizione, protofemminista e - per Vacchi sarebbe stato il top -  anche ebrea e massone.

 Appendice 1.   Andràs Schiff, il noto pianista e direttore, ripudia la sua patria che da qualche anno calpesta libertà e diritti civili, l’Ungheria, che ha una storia gloriosa ma di libertà. E, aggiunge, che per la stessa ragione non esegue Richard Wagner e Richard Strauss perché sono stati opportunisti. Beethoven no! Forse che Schiff, senza essere nè Wagner nè Strauss ( Richard), pensa di conoscere il loro profondo mondo interiore e perciò di giudicarli come musicisti, sulla base delle rispettive personalità umane?

domenica 2 marzo 2014

Gli Aquilani si votano a Franceschini

Auguro agli aquilani, io aquilano adottivo ed onorario - ho insegnato nel Conservatorio  della città per venticinque anni ininterrottamente, ed ho vissuto con gli allievi la tragedia del terremoto del 2009 e la delusione del dopo terremoto, fino alla esclusione della città dalla candidatura a capitale Europea della cultura per il 2019, fra cinque anni - di non aver sbagliato il destinatario nel quale riporre le loro speranze, che oggi ritengono di riporre in Franceschini  -  il quale,nonostante le assonanze nulla ha a che fare con Francesco, il santo dei poveri, essi stessi poveri di umanità, socialità, prospettive - che si è recato, e glielo riconosciamo, a visitare la città fantasma, oggetto di tante promesse non mantenute da Berlusconi in avanti,  e fino a tutti i ministri che l'hanno preceduto nel dicastero dei Beni culturali. Visitare la città che non c'è non gli può che aver giovato. Ora, però,  monitoreremo se anche lui ha fatto promesse al vento o no. Ha detto agli aquilani che in cinque anni verrà loro riconsegnata la città ricostruita. Nel 2019, anno nel quale, se la città non fosse stata ancora nelle condizioni in cui si trova, avrebbe potuto far parte della rosa ristretta di città candidate alla cultura europea. Nella visita alla città l'accompagnavano l'ex assessore ora parlamentare Stefania Pezzopane ed il sindaco Cialente, i due che dopo l'esclusione dell'Aquila da quella candidatura se la sono presi con i giornali, anzi con i cattivi giornali che hanno gettato fango sulla città. E lì hanno commesso un grande errore.  Perché forse i giornali non hanno nessuna responsabilità nel caso, semmai la responsabilità potrebbero averla anche i due amministratori che in tutti questi anni, ben cinque dal terremoto, evidentemente non hanno fatto abbastanza per ripulire la città dal fango dell'immobilismo, delle decisioni opposte, delle lotte interne per gestire i fondi, sempre insufficienti, sempre  fatti arrivare a rate larghe, e solo dopo ripetute proteste.
 Non vorremmo che ora anche la loro apertura di credito e fiducia cieca in San Franceschini sia  mal riposta. Si vedrà presto: ad aprile finiscono i soldi a disposizione degli amministratori per la ricostruzione e se San Franceschini non sarà capace di farne arrivare altri, allora dovranno  cercarsi l'ennesimo santo protettore, in grado, finalmente, di far risorgere una città che, come noi l'abbiamo conosciuta, era vanto ed orgoglio di tutti, ed oggi è ancora un cumulo di macerie o di scheletri architettonici imbullonati.

Abbado-Muti. Continua

Anche dopo la morte di Abbado, la storia parallela di Abbado e Muti  prosegue. A Milano hanno intitolato a Claudio Abbado la Civica Scuola di Musica, in riconoscimento di quanto ha fatto, in vita, per i giovani, soprattutto con le orchestre che  ha fondato; a Napoli, non sappiamo se nello stesso giorno in cui la scuola milanese veniva intitolata a Abbado, l'indomani o giù di lì, nello storico Conservatorio di San Pietro a Majella a Muti veniva intitolata una sala, presente il direttore, che in quel Conservatorio aveva studiato alla scuola di Vincenzo Vitale, dopo aver abbandonato Molfetta e il Conservatorio di Bari dove agli studi musicali era stato indirizzato da Nino Rota. Riccardo Muti ha colto l'occasione per spezzare una lancia a favore dei Conservatori italiani e di quello napoletano in particolare, ammonendo i politici ignari ed analfabeti (di musica, ma non solo) che se una qualunque altra nazione avesse avuto sul proprio territorio il Conservatorio napoletano che è uno scrigno di gemme musicali preziosissime,  altra attenzione gli avrebbe rivolto. Ora a Napoli accanto alla Sala Scarlatti ci sarà una Sala Muti. E a Milano una 'Civica Scuola di Musica 'Claudio Abbado'.

sabato 1 marzo 2014

Muti non sa più dirigere. Parola del Corriere 'adirato'.

 Forse ci vorrà  ancora qualche tempo, non tantissimo, ma quasi certamente, ci toccherà leggere sul Corriere 'adirato' che Riccardo Muti non sa più dirigere. Scommettiamo? Intanto la figlia Chiara non è una regista d'opera.  Questo lo abbiamo letto proprio oggi suol Corriere 'adirato'. E forse fin qui possiamo anche convenire, senza aver visto la 'Manon' con la sua regia, ma fidandoci semplicemente del buon senso che vuole un regista farsi dopo  lunga esperienza in teatri minori e con titoli  non del grande repertorio, non per volere familiare. Adesso, prossimamente, il Corriere, quello 'adirato', non andrà in pellegrinaggio a Ravenna per farsi raccontare dalla signora Muti cosa accadrà quest'anno nel festival di famiglia. E, successivamente, leggeremo che il maestro Muti non è più quello di una volta: Una volta quando? Quando il Corriere 'non adirato' ne cantava le gesta sue e di tutta la reggenza dell'Opera di Roma.