'Loggione salvaci!'. Lo dice uno, Luciano Pavarotti (in una intervista rilasciataci a metà degli anni Ottanta, nella sua casa estiva di Pesaro) che dal loggione qualche scarica di fischi se li è buscati, meritati o no del tutto o in parte, giustamente o artatamente. Non importa. Resta il fatto che il loggione, nonostante tutto quello che si dice e si sa dei loggionisti - dei quali s'è arrivato anche a dire che vengono pagati per fischiare questo o quel cantante e per applaudire questo o quel cantante, direttore o regista - sono rimasti fra le uniche sentinelle dell'opera. Un pò come i giornalisti del potere. Solo che i loggionisti, con tutta il fracasso di cui sono capaci, quel ruolo lo svolgono, i giornalisti, critici musicali inclusi, invece no.
Come non lo hanno fatto neanche oggi quando, invece che dare la semplice notizia dell'incontro di Pereira con i loggionisti - nessuno può vietare al futuro sovrintendente di invitarli ed ai loggionisti di accettare - plaudono al futuro capo scaligero che, ad oggi, non ha fatto ancora nulla ed al quale perciò aprono una linea di credito sulla base di quali garanzie non si sa. Captatio benevolentiae di Pereira ai loggionisti e dei giornalisti milanesi a Pereira.
Pereira mette le mani avanti - come si dice in gergo - cioè a dire, si muove con tempismo, forse conoscendo già alcune difficoltà della sua prossima azione di comando, come quella di riportare certe star alla Scala, dove non è vero che non vengono a cantare perché temono semplicemente di essere fischiati. Non vengono alla Scala perché magari da anni non sono stati invitati ed ora si fanno pregare. E ciò vale in molti campi dell'attività artistica del teatro milanese. E, in appendice, la polemica dell'ultimo anno, sulle troppe presenze molto giovanili, sul podio del teatro.
Pereira, non essendo riuscito nell'intento di riportarne alcune, cercherebbe di dirci che non dipende dalla sua incapacità, ma dalla intransigenza del loggione. Fandonie.
Forse che Pereira si riferisce al caso Cecilia Bartoli, fischiata nell'ultimo concerto con Barenboim direttore( ne seguirono comunicati ufficiali non richiesti!) e tanto cara a Pereira visto che l'ha accasata nel suo ex Teatro di Zurigo e al Festival di Salisburgo? Il caso Bartoli è un caso a sé e meriterebbe un esame particolareggiato ed indipendente. Un accenno soltanto. Lei dice di non cantare in Italia perché da noi i contratti si firmano un anno per l'altro, a differenza di ciò che accade in ogni altra parte del mondo, poi invece si regsitra che, all'uscita di un suo nuovo disco, il tempo per 'presentarlo', cantando in Italia lo trova; e c'è anche il problema del suo cachet, ESOSO!!!! Ma è chiaro che Pereira non pensa eventualmente solo alla Bartoli che alla Scala non troverebbe un teatro a Lei ostile, bensi inadatto per la semplice dimensione; ma a tutti quei giri che deve interrompere perchè in un teatro come la Scala tutti i più grandi artisti devono cantare. E, purtroppo, ciò non accade. Non accadeva ad Abbado quando c'era Muti, come non accadeva in quella stessa era a Sinopoli, tanto per citare i casi più eclatanti.
Per tornare alla Scala ed ai suoi temuti loggionisti - non più temuti di quelli del Regio di Parma. Eppure, nonostante lo loro ferocia abbiamo dovuto sorbirci misfatti consumati anche nella città di Verdi e Toscanini - Pereira, per far capire quale attenzione egli rivolga e voglia rivolgere in futuro ai loggionisti ha detto che la loro cortesia ed educazione è per lui obiettivo da raggiungere perfino più difficile di quello di cercare ed ottenere fondi, che lui sa come raggiungere - come si sottolinea in ogni suo curriculum (non si capisce perchè non gli sia riuscito a Salisburgo, che lascia fra polemiche!) assieme alla annotazione della sua giovane, avvenente fidanzata orientale - l'unica cosa che gli invidiamo davvero.
Comunque Pereira, auguri!
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