Ha cominciato anni fa uno scarparo (Della Valle) che ha fatto il colpo della vita. Restaurare a proprie spese (una ventina di milioni di Euro) il monumento più famoso al mondo, il Colosseo - che secondo il mio nipotino Leonardo, fu Domiziano a costruire, lui in persona e non gli schiavi, come tutti sappiamo. Non so chi glielo abbia detto, ma qualcuno deve averglielo detto,altrimenti...
Dopo numerosissime polemiche , alcune delle quali davvero incomprensibili, finalmente il restauro del grande monumento ha preso il via e pare che già quest'estate ne vedremo uno spicchio risplendente.
Poi è venuta una famiglia di sartine, le Fendi, che hanno devoluto un pò dei loro guadagni ( in verità non più grassi come una volta, perché in tempo di vacche magre le sarte rifanno gli orli e allargano o stringono, niente più vestiti su misura) al restauro di Fontana di Trevi, il monumento che i turisti di mezzo mondo assaltano ogni giorno per farsi fotografare e gettare la loro monetina nell'acqua sperando così di tornare nella capitale, trovandola si spera più bella e restaurata di come l'avevano lasciata la volta precedente.
Buon terzo, ma si spera non ultimo, arriva un famoso ferramenta, Bvlgari, che s'è messo in testa di restaurare la scalinata di 'Trinità de'monti' dalla quale si intravede la loro bottega , all'inizio di via de' Condotti, che è lì da centotrent'anni, in faccia al famoso Caffè greco.
A Roma, da restaurare c'è ancora quasi tutta la città, e se si aspetta che trovi i mezzi Marino, l'ennesimo nerone amministrativo della Capitale, Roma arrivata fino a noi dopo 2000 anni di intemperie, rischia di franare in un sol colpo. Occorre che l'esempio dei noti scarpari, sartine e ferramenta, venga seguito da altri che, sborsando somme più o meno consistenti, riparino di volta in volta un pezzo del grande patrimonio romano ed anche italiano.
Tatò, da qualche anno a capo della Treccani, ha fatto nei giorni scorsi una proposta, dalle pagine del Corriere. L'Italia senza i privati non si può salvare dal degrado, già a livelli che non consentono distrazioni di sorta. E lo Stato? Per facilitare ed incoraggiare tali interventi deve rinunciare a tassare i finanziamenti privati che servono a tenere ancora in piedi il Bel Paese. Sarebbe questo il prezzo, non altissimo, che lo Stato pagherebbe alla società, proprietaria del bene culturale, storico od architettonico, per restituirglielo nello splendore originario. La proposta è interessante ed andrebbe messa in pratica dallo svelto gabinetto di Renzi, mentre Marino non fa nulla, neppure per risparmiare a Roma nuove buche, non storiche, che rischiano di diventare tali, e si fa bello, ricevendo Sorrentino e ringraziando gli artigiani che stanno tentando di salvare Roma dalla rovina.
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