'Il Teatro dell'Opera di Roma presenta ogni anno un cartellone di spettacoli che dura dodici mesi e spazia su numerosi palcoscenici. C'è quello storico del Costanzi, c'è il Teatro Nazionale, poi la stagione estiva alle Terme di Caracalla. Ma uno dei nostri obiettivi è allargare il nostro pubblico". Alessio Vlad, al timone dell'Opera, in coppia con De Martino, sempre sotto l'ala protettrice di Riccardo Muti, con queste parole si prova a nascondere la disfatta che la gestione appena conclusa ha rappresentato per l'Opera sotto ogni profilo, innanzitutto artistico ed economico. A Vlad i palcoscenici del Teatro dell'Opera , quelli che ha in dotazione, sembrano insufficienti a contenere il pubblico dieci volte superiore, e per questo altri ne vorrebbe. I bilanci passati che denunciano chiaramente come le poltrone vuote ad ogni spettacolo siano state sempre tante, specie dopo la sua mania di proporre al chiuso ed a Caracalla titoli irrappresentabili e di nessun richiamo, sembra averli dimenticati. 'Siamo sempre alla ricerca di spettatori nuovi che si sorprendano e si meraviglino'. La verità è che il Teatro dell'Opera si deve mettere alla ricerca di spettatori, prima che di spettatori nuovi; gliene servono per riempire i posti disponibili. E poi con il tono, mascherato, del parvenu: 'per questo cerchiamo di andare oltre la semplice tradizione, mantenendo salde le nostre radici ma cercando di innovare'. Vlad è fuori , non ha capito che compito principale di un grande teatro è innanzitutto preservare la tradizione, il repertorio, quello che, secondo lui, Muti riesce a far rivivere egregiamente, riannodando i legami con la grande tradizione direttoriale italiana e quello che riempie i teatri. Lui, invece, vuole innovare, non importa se a teatro vuoto, un lusso che abbiamo pagato con oltre dieci milioni di deficit nel solo 2013.
Una prova dell'innovazione, secondo Vlad, sta in uno spettacolo di questa primavera dove musiche di Giuseppe Verdi, 'decontestualizzate' servono ad uno spettacolo di balletto confezionato da Mischa van Hoecke. Ci sembra di immaginare bissato quell'orrendo spettacolo fatto all'Arena di Verona ghiacciata, dove musiche drammatiche servivano a far piroettare dei ballerini acrobati. Abbiamo seriamente l'impressione che molti dei responsabili delle nostre istituzioni non si rendano conto delle cose fuori luogo che dicono ogni volta che aprono bocca. Ma proprio il Teatro dell'Opera di Roma deve fare questi spettacoli? Passi se le fa un circo od un teatrino, ma il Teatro di Riccardo Muti nooooo!
Infine la balla più grande sparata all'inizio della sua intervista. 'Abbiamo un cartellone su dodici mesi', - afferma improvvido Vlad. Sì, è vero ma con una ottantina di repliche, a voler essere generosi. E gli altri 280 giorni il suo indaffaratissimo teatro che fa?
Se ci fosse un tribunale che esamina i casi di bugie, falsità o mezze bugie e mezze falsità, sarebbe strapieno di cause da giudicare. E Vlad vi potrebbe essere denunciato.
Resta comunque il fatto che fino a quando i dirigenti di istituzioni pubbliche non avranno responsabilità personale per quello che fanno e non fanno o dicono e non dicono, Vlad potrà dire quello che vuole. Specie poi se ha la complicità di chi lo intervista che mai gli obietta: ma che sta dicendo?
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