Un direttore del suo livello doveva muovere spavaldo incontro alle difficoltà, ammesso che ve ne siano, come anche alle possibili trappole, alle contestazioni anche quelle provocate ad arte, in occasione del suo debutto operistico alla Scala, nei prossimi giorni. Pappano, in realtà, alla Scala ha già diretto l'Orchestra sua romana e quella del teatro milanese, riscuotendo sempre consensi generali ed unanimi. Perchè ora si presenta con un repertorio tipico di chi, di fronte ad un possibile inciampo, va avanti con cautela, come fa pensare la scelta di un'opera di Berlioz, ineseguita, seppure consigliatagli da Lissner? Un direttore del suo livello, acclamato e richiesto dappertutto, con una esperienza di 'buca' vastisssima, vent'anni ed oltre fra Londra e Bruxelles, con un repertorio che spazia in tutti i secoli, avrebbe dovuto dire a Lissner che lui a Milano ci andava sì, ma con Trovatore o Traviata o Barbiere o Elisir o Norma. Che importa che Lissner voleva altro? Quell'altro ( Berlioz) doveva e poteva chiederlo ad un direttore meno coraggioso e conosciuto di lui. E Pappano doveva dirglielo a brutto muso. Certo che a Londra come a Bruxelles era normale che Pappano, che comunque fa tutto il repertorio, facesse anche Berlioz, ma alla Scala doveva esigere un titolo del grande repertorio e non il Berlioz che aveva già diretto a Londra, una coproduzione in vista del suo debutto milanese.
Le sue sortite europee con la sua orchestra romana ci costringono a queste riflessioni. Le prime volte che andò in Europa, Pappano portò un repertorio per il quale il confronto con le orchestre del resto del mondo gli risultava facile e vincente. Ma alle seconde e terze uscite, saggiamente, s'è presentato con il repertorio sinfonico europeo per accreditare se stesso e la sua orchestra come una delle compagini ammesse nel ristretto giro delle grandi orchestre. Ora è come se tornasse indietro, con questo inutile Berlioz. Ora il titolo non può essere mutato, Pappano sta già lavorando per il debutto milanese con l'impegno che gli si riconosce da tutti. Ma con quel Berlioz che sicuramente farà benissimo, forse non sapremo mai se l'applauso - che gli auguriamo sinceramente - arrivi perchè se lo è meritato in toto, oppure con la complicità di un titolo sconosciuto ai più, per il quale il confronto con la grande tradizione direttoriale italiana è troppo facile per un direttore del suo rango.
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