Si vedono cose orrende in giro, pochi registi amano i cantanti e questo è un grande guaio. Se vedete cosa succede fuori dell'Italia e anche in Italia, troverete il gusto dell'orrore. Non posso sopportarlo". Il maestro Daniel Oren è categorico sulle regie dell'Otello e anche di altre opere in giro per il mondo. Lo fa alla vigilia del "suo" Otello che debutterà il 4 novembre al Teatro Verdi di Trieste, inaugurando così la stagione lirica.
Invece, a suo dire, la regia di Giulio Ciabatti è buona: con lui "condividiamo l'amore per la musica, siamo entrambi drogati di teatro. Questo allestimento non va finalmente contro il compositore, contro Verdi, ma è fatto con gusto, con estetica".
Secondo il maestro, questo fenomeno avviene perché "si sta cercando di trovare strade nuove, ma non si riesce a trovarle oppure perché i registi non amano la musica, non amano Verdi, non amano Puccini e vogliono essere loro i protagonisti, vogliono essere loro il dio, invece il dio è stato e rimane Verdi".
Invece, "un vero genio è stato Zeffirelli e io ho avuto la fortuna di lavorare con lui".
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