Al civico 209 di Corso Vittorio Emanuele, in pieno centro, a Roma, all'altezza di Campo dei Fiori e di Piazza della Cancelleria, in un palazzo austero, ha sede da qualche anno una Accademia musicale privata, fondata e diretta da Edda Silvestri, flautista, già commissaria al Conservatorio di Santa Cecilia. L'AIMART - è il nome dell'Accademia - ho ospitato, ieri sera, la presentazione della prima registrazione integrale delle Sinfonie di Beethoven , nella versione pianistica di Liszt (nella Nona c'è anche la partecipazione di solisti vocali e del Coro di Brno), ad opera di Giovani Bellucci che, in concerto, ha eseguito più volte queste opere lisztiane da Beethoven, in parte o al completo. In disco questa è la prima registrazione mondiale.
Per arrivare all'AIMART, sede della presentazione, abbiamo percorso tutto Corso Rinascimento, prendendolo dal Lungotevere. E non possiamo nascondere la nostra meraviglia nel vedere un enorme, meraviglioso, altissimo, palazzo del Quattrocento, che si parte a fianco della Basilica di Sant'Apollinare (purtroppo resa famosa negli ultimi anni per fatti poco attinenti alle funzioni religiose (caso Emaneuele Orlandi) si snoda sul fianco, dove si apre Piazza sant'Agostino ( a noi tanto cara perchè lì un tempo lontano, aveva sede il Pontificio Istituto di Musica Sacra che in gioventù frequentammo) e si allunga su Corso Rinascimento fiancheggiando Piazza Navona fin quasi a Palazzo Madama.
Ebbene questo meraviglioso palazzo, che ricordiamo nero nelle pareti, ora risplende, uscito da un restauro straordinario, ed ospita una Università privata Pontificia, l'Università della Santa Croce, affidata all'Opus Dei che evidentemente gode di fondi enormi per rendere meraviglioso e splendente un palazzone storico che negli anni passati, per la sua enorme sagoma, appariva piuttosto lugubre. Se la memoria non ci inganna in quel palazzo è vissuto, nel Seicento, per anni, non allontanandosene mai, Giacomo Carissimi, il grande musicista, padre dell'Oratorio musicale.
Abbiamo preferito attraversare, per raggiungere Corso Vittorio Emanuele, la sempre incantevole Piazza Navona, piuttosto che proseguire su Corso Rinascimento. Piazza Navona è piena di turisti in questa stagione anomala climaticamente, i dehors di bar e ristoranti sono strapieni, e i venditori di castagne la presidiano con maggiore passione dei vigili di Roma capitale: ne abbiamo contati almeno tre: due agli ingressi della piazza ed uno al centro.
Abbiamo poi proseguito, inoltrandoci anche in Piazza Campo dei Fiori, non ancora completamente svuotata dai banchi dal mercato, e in attesa di essere pulita dai mezzi dell'Ama, fino a Piazza Farnese, con il palazzo dell'ambasciata francese che mostra una facciata, finta e posticcia, di grande impatto teatrale, scenografico un mondo. Infine, tornando verso Corso Vittorio, il magnifico Palazzo della Cancelleria, rilucente di restauro, sede del Tribunale ecclesiastico, sul cui ingresso principale, sventola la bandiera Vaticana, per indicarne la extraterritorialità.
Insomma una Roma ripulita come non ricordavamo e che ci ha fatto piacere ammirare, mentre ogni giorno di Roma si parla perchè, nonostante Virginia Raggi sia fuori da tempo, la nuova sindacatura di Gualtieri non riesce a porre rimedio ai due principali mali della Capitale. rifiuti e traffico. A proposito di quest'ultimo, dopo il tramonto, se non si fa attenzione è facile, facilissimo finire sotto le macchine che sfrecciano come su una pista automobilistica, ma in una strada semibuia e dunque pericolosissima per i pedoni, come ci è apparso Corso Vittorio Emanuele.
Finalmente giungiamo all'AIMART. Giovanni Bellucci, che non incontravamo da tempo (l'ultima volta, se ricordiamo, fu all'Accademia di Francia, ed allora ci colpi per la profondità della sua indagine musicale del repertorio che pianistico che poco dopo avrebbe proposto); ci accoglie con grande affetto e con lui parliamo ed anche con la Silvestri ci dilunghiamo nell'analisi dei mali che affliggono l'Italia musicale, quella dei concerti e l'altra, pure problematica, dell'insegnamento. Bellucci tiene nell'Accademia della Silvestri un corso di perfezionamento con appuntamenti molto frequenti, di durata annuale, che ora può fare più agevolmente perché, mentre sta spesso in giro per concerti, insegna al Conservatorio di Frosinone, dopo Cremona e Venezia, dunque a due passi da casa - Roma è la sua città. Bellucci ha rivelato, durante la presentazione della sua registrazione discografica, che in gioventù ha spesso lavorato in sala di incisione, presso gli studi della RCA, suonando moltissima musica di giovani autori, è questo un repertorio che, in fin dei conti, non ha mai abbandonato del tutto ( ha anticipato un discografico 'Progetto Dallapiccola') ed ha ricordato che all'indomani della morte di Henze, presso l'Auditorium di Roma, ha eseguito il Requiem, nove concerti per pianoforte, tromba concertante e orchestra da camera.
Occasione diretta dell'incontro era la presentazione della registrazione discografica, una prima assoluta mondiale, delle Sinfonie di Beethoven, nella versione pianistica lisztiana, per Brilliant Classics, etichetta per la quale uscirà presto anche la registrazione di tutte le sonate pianistiche di Beethoven - a completarla manca solo una seduta di registrazione, l'ultima.
Perchè Liszt trascrisse le Sinfonie beethoveniane - questo l'argomento principe dell'incontro con Bellucci, una volta noti i dati tecnici della registrazione, luogo (un sala da concerto da 1000 posti circa, in Svizzera, La Chaux de Fond, che ha già ospitato incisioni di altri grandissimi pianisti fra cui anche Arrau) e tempi delle sedute di incsione.
Questione principe: perchè Liszt le trascrisse, e di che tipo di trascrizione trattasi. Cominciamo dalla fine. E' fondamentale intendersi sul senso da dare al termine trascrizione, che viene spesso tradotto con un termine che qui è assolutamente fuori luogo, e cioè riduzione. Significa che si prende un brano complesso, solitamente orchestrale, noto, e lo si rende alla portata di molti, trascrivendolo, cioè riducendolo, facilitandolo.
Non è naturalmente il caso della versione di Liszt delle Sinfonie beethoveniane, perche la sua 'versione' - partition, definisce questo suo capolavoro Liszt - è nei fatti una ri-composizione. Lo si deduce anche da alcuni particolari, segnatamente indicati da Liszt: l'uso , in alcuni passaggi, di più pentagrammi, per illustrare la complessità della sua versione, l'introduzione di alcune varianti possibili, il suo marchio di fabbrica più evidente ed incisivo, come nella famosa scena del cosiddetto 'temporale' della Sinfonia n.6, Pastorale.
Questo termine lo spiegò, usandolo, una volta Salvatore Sciarrino che si è spesso avventurato in operazioni analoghe, partendo da Scarlatti, e finendo, al contrario, col prendere un Liszt pianistico, Sposalizio, per ricrearlo orchestrale. Sciarrino ha usato il termine 'elaborazione' per orchestra.
In effetti, spiegava Sciarrino, una trascrizione come le sue, era una vera e propria ricomposizione del brano da trascrivere. 'Smontava' cioè l'originale e lo ricomponeva nei modi e con lo strumentale prescelto.
Liszt ha fatto questo, per amore ed ammirazione nei confronti di Beethoven ed anche perchè le sue sinfonie (alla stregua delle analoghe operazioni su celebri brani del melodramma) dovevano accreditare, sostenere l'entrata del pianoforte da concerto nelle grandi sale, una volta uscito dagli ambienti raccolti di salotti e di palazzi nobiliari.
Gli abbiamo poi chiesto, a Bellucci, di altri pianisti non solo italiani, che in sede concertistica frequentano queste straordinarie elaborazioni lisztiane delle Sinfonie di Beethoven, se ve ne siano alcuni che le eseguono o le abbiano incise.
Che le eseguano, o le abbiano eseguite, tutte - a differenza di quel che ha fatto più volte Bellucci, in Italia e all'estero, c'è solo il francese Collard, Jean Philippe; degli italiani le esegue, ma non tutte, Michele Campanella, che ha anche eseguito la Nona, nella versione per due pianoforti, sempre di Liszt, in coppia con sua moglie, Monica Leone, pianista anch'ella (l'ultima vota, neanche un mese fa, ad Ancona. dove è in programma l'esecuzione delle Nove Sinfonie nella versione lisztiana affidata a più pianisti, capitanati da Campanella). Abbiamo noi scoperto, di recente, che
ha progettato una esecuzione integrale, affidata a più pianisti, anche Maurizio Baglini, nel Teatro di Pordenone di cui è direttore artistico, riservando per sé l'esecuzione della Nona.
Ora, non ci resta che ascoltare questa monumentale impresa esecutiva, e darvene prossimamente conto, non senza aver prima aggiunto che Bellucci ha firmato, nel libretto che accompagna il cofanetto di 5 CD, una lunga circostanziata ed approfondita presentazione dell'opera, ma solo in inglese.
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