giovedì 17 novembre 2022

Einstein on the beach, di Philip Glass-Bob Wilson per la prima volta a Roma, ( 46 anni dopo il debutto ad Avignone), a chiusura del Festival RomaEuropa. Domenica, ore 17 all'Auditorium

Il gran finale della trentasettesima edizione del Romaeuropa Festival rappresenta la rara opportunità di scoprire uno dei massimi capolavori del XX secolo: Einstein on the beach, il grande classico della seconda metà del Novecento scritto da Philip Glass. Mai eseguita a Roma, l’opera viene presentata nella sua versione musicale interpretata integralmente da musicisti dell’ensemble belga Ictus, accompagnati dal coro barocco Collegium Vocale Gent e dall’acclamata Suzanne Vega nel ruolo di narratrice«Presentiamo un approccio musicale puro all’intera partitura della leggendaria opera Glass/Wilson in cui le parti strumentali e canore virtuose e la struttura cristallina del pezzo sono esaltate da un approccio site-specific e da un sofisticato sound design» racconta l’ensemble «Il fulcro di questa produzione è la partitura musicale stessa e il suono musicale del libretto. Optiamo per un’esibizione di lunga durata (molto vicina alla partitura completa composta per l’opera vera e propria). In questo modo vogliamo creare un bagno sonoro minimalista di oltre 3 ore di durata che si ricollega alla freschezza e alla radicalità del primo minimalismo (…) Sarà la creazione musicale stessa ad essere esposta. Mostreremo le musiciste e i musicisti al lavoro, in un tempo e uno spazio condivisi con il pubblico, strutturato dalla musica stessa. Li vedremo eseguire parti diverse della composizione da diverse posizioni del palco, circonderanno il pubblico e trasformeranno la sala di concerto in un ambiente visivo e uditivo immersivo». Duecento minuti di musica rappresentano una vera e propria sfida fisica e mentale per i musicisti coinvolti, disegnando un tempo e uno spazio di condivisione con il pubblico, strutturato dal suono ma caratterizzato da una fruizione libera e personale. Con la scenografia dell’artista Germaine Kruip, questa versione di Einstein on the Beach cancella, infatti, il divario tra platea e palcoscenico.

 Le porte del teatro saranno aperte per tutta la durata della performance permettendo agli strumentisti di muoversi sul palco e al pubblico di entrare ed uscire liberamente dalla sala.


Einstein on the Beach si inscrive nella breve e ricca storia dell’anti-opera.
La disgiunzione testo-musica ne è la regola. I cori non cantano altro che il nome delle note secondo il sistema latino (do re mi fa sol…) o i numeri in inglese (uno due tre…). Il libretto stesso – sempre parlato, mai cantato – è stato scritto in corso d’opera dalla ballerina Lucinda Childs, dall’attore Samuel Johnson e, soprattutto, dal poeta autistico Christopher Knowles. Esso consiste di un insieme di testi poetici affidati a interpreti (qui, in questo caso specifico, alla sola Suzanne Vega) e suscettibili di diverse combinazioni. Parte di esso dovrà essere recitato a velocità elevata, senza favorire la comprensione, per le sole qualità musicali e strutturali del discorso. “È uno spettacolo codificato come la musica. Come una cantata o una fuga, procede per combinazioni di pensieri ripetuti e variazioni”, ha osservato Bob Wilson, co-autore e primo regista dell’opera.

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