Veronesi, patron di Calzedonia-Intimissimi e Manni, dell'omonima azienda veronese, sono - sarebbero - pronti a partire con il progetto di privatizzare la gestione dell'Arena (si limiterebbero alla gestione dell'Arena in estate - quella che produce, se ben amministrata, i maggiori guadagni e che potrebbe essere ancor più produttiva, qualora il progetto di coprirla, finanziato proprio dal patron di Calzedonia - dovesse un giorni realizzarsi).
Dunque una società privata che ogni anno (stagione) assume e licenzia, per i tre mesi in cui l'Arena allestisce gli spettacoli all'aperto, ma che forse potrebbe ospitare, anche in altri mesi dell'anno, altri 'eventi'- li chiamano così, anche quando si tratta di spettacoli lirici o concerti; sono sempre 'eventi', perché una 'replica' ha poco appeal!). In questo secondo caso l'Arena diventerebbe soltanto un luogo che ospita spettacoli - o 'eventi' , secondo il nuovo dizionario trecani e tregatti.
E tutto il resto dell'anno, e la Fondazione Arena di Verona, quella che fa opera e concerti tutto l'anno al Teatro Filarmonico e che ha orchestra e coro stabili?
Di quella i due lungimiranti investitori privati non si danno pena, e giacché Fuortes ha già ottenuto che per risanare i conti, venga chiusa proprio in autunno per un paio di mesi ( con risparmio di costi di 2 milioni circa per anno), tale chiusura - pensano i due industriali - si potrebbe estendere a tutto il resto dell'anno, chiudendo la Fondazione, completamente, in favore di 'Arena Lirica spa'.
Per lo Stato, qualora dicono i due industriali veronesi lo Stato decidesse finalmente di farla gestire ai privati, sarebbe un gran risparmio, e si toglierebbe dalle scatole una Fondazione lirica, delle 14 attive.
Tale modello potrebbe poi applicarsi anche ad altre, portando a compimento il progetto che Nastasi, negli anni in cui ha fatto il buono e cattivo tempo al Ministero, ha fortemente desiderato anzi voluto, ma che non gli è riuscito di realizzare. Ma non è detto che il suo fedelissimo scudiero Franceschini 'mezzo disastro' non ci riesca.
E, infatti la legge che si sta discutendo, in previsione della quale l'ANFOLS ha chiesto al Ministro di essere ascoltata, prevederebbe che le Fondazioni che entro il 31 dicembre del 2018 non hanno i conti in ordine, vengano declassate da Fondazioni a 'Teatri lirici'. Che vorrebbe dire, meno finanziamenti e molto altro ancora.
Qualche nostro collega che si intende particolarmente di cose economiche ha specificato che potrebbero essere declassati a 'teatri di tradizione', ad enti cioè sempre finanziati dallo Stato, che ospitano di tutto nelle loro stagioni e soprattutto che non hanno 'masse' artistiche - come volgarmente si definiscono in Italia orchestra e coro delle Fondazioni' - stabili.
Ci sembra di risentire l'eco della 'pazza idea' di Fuortes a Roma, quando. d'accordo con Nastasi - sempre lui, il mostro in agguato - voleva 'esternalizzare' orchestra e coro, per risolvere i problemi del teatro dell'Opera di Roma di cui era stato nominato commissario dal ministro 'facente funzione' (Nastasi) ' come accade in tanti teatri nel mondo' - dichiarazione di uno sprovveduto alla quale avevano replicato proprio i sovrintendenti di grandi teatri d'Europa, dando a Fuortes dell'incompetente oltre che del folle.
Insomma i teatri sarebbero dei carrozzoni da smobilitare, però Nastasi non ci ha mai spiegato perchè in uno di questi, benchè carrozzone, Napoli, aveva fatto sorgere ex novo un Museo, dove ha trovato lavoro per sua moglie.
Ciò che gli imprenditori veronesi non hanno spiegato è cosa farebbero il giorno in cui si rompessero di organizzare l'opera in Arena. Non è come nell'idustria dell'intimo, dove ,passato di moda un modello di reggiseni e mutandine, se ne fa un altro, senza una grande fatica. Con l' Arena che si fa? ci direbbero soltanto: basta, ora vogliamo pensare ad altro? oppure vi porterebbero spettacoli di circo, gare di ogni genere, sfilate di intimo e costumi da bagno - il settore nel quale Calzedonia viaggia a vele spiegate?
La storia dell'Arena, il vanto dell'opera italiana, le ricadute economiche sulla città a seguito ed in ragione degli spettacoli lirici (non sui conti bancari di Calzedonia- Intimissimi) ecc... che fine farebbero? Veronesi e Manni lo spieghino.
E il Ministro spieghi, dal canto suo, che fa una 'fondazione lirica' quando viene declassata a 'teatro lirico' ( con lo stesso meccanismo dei teatri di prosa ma con la grandissima differenza che i teatri di prosa non hanno orchestra e coro stabili)? Licenzia tutti i professori d'orchestra e del coro? E di tutti i dipendenti tecnici e amministrativi che se ne fa, non avendo più un'attività che li giustifichi e soprattutto nè orchestra nè coro?
Il Ministro che vuole ricostruire la platea del Colosseo per ospitarvi ogni genere di spettacolo si renderà responsabile di tale atto barbarico distruttivo della grande tradizione operistica italiana, che il mondo intero ci invidia - è proprio il caso di dirlo?
E poi, se un 'teatro lirico' raddrizza le sue gambe può aspirare nuovamente a far parte delle Fondazioni, dalle quali era stato espulso per cattiva amministrazione? E allora che fa? Riassume orchestrali e coristi, magari in numero decisamente inferiore, come anche gli amministrativi? E se poi dovesse nuovamente ricadere nel vizio di non far quadrare i conti? Di nuovo fuori?
Non sarebbe più saggio - sempre che tale virtù venga ancora coltivata nelle stanze del potere - mettere come amministratori e direttori artistici nei teatri persone competenti e responsabili con incarichi a tempo, dicendo da subito loro che se i conti non tornano, se non riescono cioè a farli quadrare con i soldi pubblici e privati, pagano di persona?
Questo sarebbe veramente una mossa saggia dello Stato - altro che privatizzazione! - che invece tende sempre a dare tali incarichi come premio per i servizi resi al potere da questo o quel funzionario.
In questi giorni l'amministrazione Pizzarotti ha deciso, nel corso dell'annuale 'Festival Verdi' di Parma', di ospitare nel celebre Teatro Farnese - una meraviglia che toglie il respiro ancora oggi! - alcune recite della 'Giovanna d'Arco', affidandone la realizzazione ad un noto regista cinematografico ( Greenaway, in coppia con la sua signora). Ma sembra che - tanto per restare in tema di buona amministrazione - lo spettacolo che si avvale soprattutto di luci e proiezioni, e di costumi che si possono comprare anche ai grandi magazzini, sia costato - secondo fonti giornalistiche sempre molto informate, come il blog di Luigi Boschi - intorno ai 500.000 Euro. Una enormità.
Quanto sarebbe costato se avesse dovuto -ma non al Farnese - prevedere anche scene? E quanto frutterà, in termini di biglietti venduti, quello spettacolo fortemente voluto, oltre che da Pizzarotti, dai nuovi vertici del Regio di Parma, per le cui nomine Pizzarotti si beccò una denuncia per irregolarità amministrative, dalla quale proprio nei giorni scorsi è stato del tutto scagionato?
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