Gian Antonio Stella riprendendo, in piena crisi politica dentro i fuori i partiti e nel paese per via del prossimo referendum costituzionale e della connessa legge elettorale, il tema dell'ancora provvisorio Inno di Mameli, Fratelli d'Italia, forse non ha riflettuto abbastanza sulle conseguenze di una possibile ripresa di discorso sull'Inno nazionale italiano. Sul quale, in piena crisi economica e politica, tutti sarebbero capaci di fare barricate e sfidarsi a duello, dimenticando legge finanziaria, emergenza migranti e perfino referendum e legge elettorale. Sì, perché in Italia basta un niente per riaccendere gli animi e condurre a discussioni infinite che si concludono, regolarmente, con un nulla di fatto e nessuna decisione. Esattamente come è già accaduto infinite volte per l'Inno nazionale: chi lo vuole cotto e chi crudo chi dolente chi letterario, purché se ne discuta. Al suo posto è stato indicato 'O sole mio', 'Va'pensiero'- sulla cui assurdità Riccardo Muti ha costruito diverse esilaranti uscite pubbliche - ma anche 'Fin che la barca va' e infinite altre stupidaggini.
Resta il fatto che dopo 70 da quando quell'Inno, assunto come provvisorio, cominciò ad essere eseguito in tutte le manifestazioni ufficiali, anche ora che è divenuto di fatto l'Inno nazionale Italiano che nessuno più oserebbe cambiare, quell'Inno, nella legislazione italiana risulta ancora 'provvisorio'. E forse tale resterà ancora fino a quando esisterà l'Italia, dove l'unica cosa stabile è il provvisorio.
Poi quando la nazione si disgregherà, allora e solo allora si cercheranno i vari sostituti di quell'inno nazionale, ma senza dover ricorrere a referendum abrogativo, perché Fratelli d'Italia è sempre stato inno nazionale 'PROVVISORIO'.
E del resto nei viaggi di andata e ritorno di qualsiasi legge fra Camera e Senato, non è raro che trascorrano se non proprio settanta, dieci o venti anni almeno , prima che si assuma una qualche decisione, o che si venga a capo di una legge, salvo poi ad annullarla con referendum consultivo.
A riforma avvenuta, la Camera discute una legge del Governo, ne discute anche con le opposizioni specie su questioni molto delicate, ma una volta esaurita la discussione, la Camera, dove il Governo ha la maggioranza, procede alla sua approvazione. E via.
Proprio oggi sono state pubblicate le cartoline che ragazzi che frequentano le nostre scuole, immigrati nati e residenti nel nostro paese, hanno inviato al Senato prima che chiuda - sperando che il referendum venga approvato - perchè la legge che riguarda il diritto alla cittadinanza italiana per ragazzi che sono nati vivono e studiano in Italia, è ferma da qualche anno al Senato. E i ragazzi, giustamente, temono che una volta abolito il Senato, non ci sia nessuno che, per legge, sia incaricato di riportare - anche materialmente - la legge dal Senato, ormai abrogato, alla camera per la sua approvazione definitiva. I ragazzi, con le loro cartoline sulle quali sono ritratte intere classi italiane 'multicolore' sollecitano il Senato all'approvazione di quella legge che li riguarda e che finalmente riconosce il giusto diritto alla cittadinanza.
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