In questi giorni sono stati resi noti i risultati delle valutazioni di qualità, sulla base di criteri stabiliti dal ministero competente, a seguito dell'esame approfondito e competente effettuato dalla Commissione Centrale Musica del Ministero, in base ai quali viene erogato - sulla scorta di classifica apposita - il 25% della quota del FUS per ogni singola Fondazione lirica. Una rivoluzione, nonostante che la qualità, in detto criterio di suddivisione del FUS, conti appena per il 25%.
Nella classifica uscita dalla commissione, in cima c'è l'Opera di Roma, quella che agli occhi della Commissione mostra più evidenti di tutte le altre 11, valori di qualità inequivocabili ed altissimi. A seguire La Fenice di Venezia e poi Palermo,Torino ( nei giorni precedenti la riunione della Commissione, Vergnano aveva invitato i suoi membri a guardare bene le carte per la la valutazione della qualità del suo teatro, il Regio), Napoli e le altre; Verona è scesa dalla quinta alla nona posizione, in un solo anno ( l'esame della Commissione riguardava l'esercizio 2015) con conseguenze economiche che non sono affatto irrilevanti, in caso di premio o di penalizzazione.
Nella classifica stilata dalla Commissione ci ha colpiti la posizione del Teatro Comunale di Bologna, retto da Nicola Sani, e sceso agli ultimi posti( appena prima di Genova e Cagliari), e sulla cui salute finanziaria l'ex responsabile del Fondo 'salvafondazioni', aveva espresso nella relazione semestrale al Parlamento, serie preoccupazioni, avanzando anche l'ipotesi che la Fondazione non avrebbe potuto salvarsi e quindi accedere alla Legge Bray.
Ora con la posizione agli ultimi posti della graduatoria, la Fondazione bolognese perde altri soldi, invece che essere economicamente premiata - come avrebbe bisogno. E ciò in conseguenza del non lusinghiero giudizio sulla qualità della programmazione del medesimo, espresso dalla Commissione Centrale Musica.
Sul sito della Fondazione ovviamente non c'è traccia di tale giudizio più che negativo, e neppure di una possibile contestazione, mentre fa bella mostra l'attribuzione di ben tre Premi 'Abbiati', assegnati da uno scelto consesso di Critici musicali italiani, proprio per la scorsa stagione: per la regia di Elektra, per i costumi di Jenufa, e per l'opera nuova Il suono giallo di Alessandro Solbiati. Aggiungiamo solo che l'unica Fondazione a ricevere in una sola stagione ben tre premi 'Abbiati' per tre diverse produzioni d'opera, è stata per il 2015 ( ma attribuiti nel maggio del 2016) quella bolognese.
E allora? A chi credere ? All'Associazione Nazionale Critici Musicali o ai membri della Commissione Centrale Musica, dalla quale i critici musicali sono banditi, quando leggiamo giudizi così distanti, anzi opposti? O occorre pensare che i criteri di qualità sui quali basano i loro giudizi i critici musicali italiani nell'assegnare i loro premi siano diversi da quelli prescritti dal Ministero, ed ai quali devono attenersi tassativamente i componenti la Commissione?
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