Non mi è mai accaduto di chiedere ai borsisti di Villa Massimo, borsisti tedeschi nei vari campi della cultura e dell'arte, recentemente riaperta dopo un anno circa di restauri, se per loro la residenza romana abbia un senso. Se, cioè, il cosiddetto 'viaggio di formazione' dei tempi andati abbia ancora senso oggi in una città come Roma, un tempo capitale del mondo in tutti i sensi, oggi neppure più capitale del paese, quantomeno in campo culturale, considerando come l'hanno ridotta in una decina d'anni gli amministratori che del sostegno alla cultura se ne sono pienamente fottuti, forti del detto' la cultura non si mangia' attribuito ad un truce ministro dell'economia del Governo Berlusconi, ma di fatto sottoscritto da tanti altri esponenti politici anche di diversi partiti, non esclusi quelli di sinistra, ai quali in passato la cultura faceva riferimento quasi esclusivo.
Senonchè, per tornare ai borsisti tedeschi, a Villa Massimo ci stanno bene, lavora e fanno cose di grande qualità innanzitutto a beneficio di loro medesimi, poi a beneficio del loro paese ed, infine, a beneficio anche del nostro, meglio delle città nella quale trascorrono qualche anno della loro vita ispirandosi alla Roma che fu, nonostante ora non lo sia più, un faro di cultura ed uno scrigno di tesori che nessuna altra città al mondo conserva (magari malamente).
Perciò la domanda che s'è fatta quel parlamentare transalpino sulla opportunità di tenere ancora in vita l'Accademia di Francia a Roma che costa complessivamente 8 milioni di Euro l'anno supporrebbe che quella domanda fosse stata posta in anticipo ai borsisti che certamente non v vengono a Roma a passare qualche anno, nè vogliono perdere tempo, giovani ed intraprendenti come sono per la maggior parte loro, almeno a giudicare da quei pochi che, negli, anni abbiamo conosciuto. Se molti essi recano onore al loro paese sarà anche per quegli anni di formazione a Roma? Si chieda loro, risponderanno in tutta sincerità. E se avesse ragione il parlamentare preoccupato che si buttino al vento 8 milioni di Euro, allora sarebbe il caso di ripensare al ruolo dell'Accademia di Francia.
Il parlamentare poi dovrebbe chiedere al suo governo con quali criteri sceglie i direttori ( per l'ultima e per il penultimo si dice abbia contato l'amicizia anici con l' amica attrice del presidente). Il direttore di Villa Massimo, attivissimo promotore ed organizzatore di iniziative di gran qualità, dall'apparenza di severo funzionario, è invece fine cultore dell'arte e uomo di cultura orgoglioso di 'allevare' le menti e gli artisti del suo paese. A Villa Medici nell'alternare i direttori si seguono evidentemente altri criteri di scelta. Che vogliamo fare, sono francesi!
Villa Medici, il parlamentare transalpino la vedrebbe meglio come museo, confortato dalla ricchezza di tesori custoditi, dal bel giardino interno, dalla straordinaria architettura e dall'aumento continuo, da un anno all'altro, di visitatori. Flusso che certamente non si fermerà.
Perchè allora azzerare la storia dei cosiddetti borsisti 'Prix de Rome', per quattro soldi che costano, Villa compresa, e senza aver prima interpellato i diretti interessati, cioè i borsisti che vivono e lavorano in cima a Trinità dei Monti?
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