Ieri, due articoli nella 'romana' di Repubblica, intendevano raccontare e spiegare dell'Auditorium, la crisi che starebbe attraversando, e che non siamo riusciti a capire.
A leggere ora l'uno ora l'altro dei due articoli, uno di fianco all'altro, all'Auditorium abbiamo capito che ci sarebbe, ma non da oggi - cioè dall'arrivo del nuovo amministratore, dopo la definitiva uscita di Fuortes- una crisi non da poco.
Diminuisce il pubblico, diminuiscono gli sponsor, diminuiscono le entrate e gli 'eventi'- ancora questo termine nefasto!- diminuiscono le produzioni, ma aumentano le 'ospitate. E aumentano anche i costi. E, per la prima volta, dopo un decennio, il suo bilancio si chiude in passivo, di due milioni circa. Sul quale c'è, però, un contenzioso con l'Accademia di Santa Cecilia, ospite d'onore dell'Auditorium, con l'affitto pagato dal Comune all'Auditorium, il quale ha ridotto il suo finanziamento che si è ascritto in bilancio solo all'Auditorium. Una faccenda contabile non difficilissima da sbrogliare per renderla comprensibile, ma che non è origine e causa della crisi. C'è poi la stroria della liquidità dell'Auditorium, i cui 18 milioni di Euro sono stati immobilizzati comprando titoli di Stato. Quando si si scrive che quei soldi dovevano essere investiti nella produzione, si vuol dare ad intendere che sarebbe bastato per evitare la crisi?
La crisi sta altrove, e ad essa anche la gestione Fuortes non è estranea. Non che truccasse i bilanci, come lo aveva accusato il ben noto esponente della cultura romana che di nome fa Mollicone, altrimenti noto alla cronache della Capitale. No, questo non si poteva fare, e Fuortes non l'ha mai fatto, come ha attestato la certificazione esterna di autorevole società di revisione. Perciò, Mollicone, taci!
La storia è un'altra, la solita. Finchè al governo della città ci sono amici, questi garantiscono alle eccellenze della città tutto il sostegno possibile per non farle scendere nella considerazione generale. Che poi è quello che Veltroni e la sua longa manus, Bettini, hanno fatto con Fuortes, che certamente qualche esperienza s'è fatto ed ha fatto in parte anche bene, amministrando l'Auditorium. Ma non è tutto oro...
Arrivato al governo della città Alemanno, è rimasto Fuortes, ritenuto sempre l'artefice del successo della grande macchina culturale romana; ma è stato mandato a casa il presidente e cioé Borgna, troppo PD, al suo posto è arrivato il noto sigaraio, Regina, e le cose forse da allora sono cominciate a non andare benissimo, perchè Alemanno non era proprio amico di Fuortes, e Regina, industriale, non aveva le stesse entrature di Borgna con il PD.
Nel frattempo che faceva Fuortes? Continuava a fare le stesse cose di sempre che, finchè durano, va bene. Ma non possono andare bene in eterno. Fuortes è vissuto sugli allori, anche quando avrebbe dovuto pensare a rinnovare il carnet generale dell'Auditorium. Ed è tanto vero che quando s'è mosso, affezionato alle sue creature, se le è portate appresso, perché a suo modo, limitato, di vedere, senza di loro non sarebbe andato da nessuna parte. Lui ha sempre avuto orecchie solo da una parte, non si è mai aperto, perchè doveva rendere conto ai suoi sponsor. Altro che libertà(Quando avremo un pò di tempo e voglia, racconteremo alcune vicende che conosciamo in prima persona e che ci hanno condotto a questo giudizio severo, nei confronti di Fuorets, che conosciamo da molto prima che diventasse il numero uno degli amministratori culturali) Lui non può avanzare che aveva le mani legate, e se le aveva se le era legate lui stesso.
Ha pensato che le sue imprese fossero eterne e non avessero bisogno di tanto in tanto di modifiche ed aggiornamenti.
Repubblica citava anche la cancellazione di 'Contemporanea' fra le cause della crisi. Bisogna essere proprio ignoranti e in malafede per scriverlo. 'Contemporanea', come forse l'analoga rassegna dell'Opera di Roma, era nata zoppa, rappresentava un costo con poche entrate, poco pubblico ( salvo taluni, come quei maledetti 'eventi' degli elicotteri di Stockhausen, costosissimi, ma inutili) e mostrava sciatteria nella realizzazione (non staremo ad illustrare i concerti ai quali abbiamo personalmente assistiti). Contemporanea all'Auditorium come all'Opera serve a dire al mondo che lui, Fuortes, della tradizione - CHE NON CONOSCE E NON APPREZZA - farebbe volentieri a meno per puntare sulla modernità, che forse, ed altrettanto, NON CONOSCE E NON CAPISCE, ma che programma perché 'è fico'. Per Fuortes l'Opera - il melodramma - non 'modernizzata' dalla regia morirebbe in poche settimane.
Si cominci a guardare con attenzione e senza prevenzioni e paraocchi anche alla gestione Fuortes, forse si scopriranno già lì i germi dall'attuale crisi dell'Auditorium che non si può ascrivere soltanto alla nuova gestione. Ma in parte anche alla crisi, ma ancor prima alla mancanza di idee sia di Fuortes che di Noriega, che è l'ultimo arrivato.
P.S. Ancora su Repubblica una intervista sull'Auditorium e i suoi problemi ( Ma quali? ) all'attuale AD , Noriega, il quale dice che c'è stato un falso allarme, che il deficit è 'tecnico' che con Santa Cecilia ci sono rapporti d'amore e che sta preparando una stagione superlativa, che sarà presentata il prossimo 27 ottobre. L'Auditorium sembra voler dire non è attraversato da nessuna crisi, con buona pace di gufi e denigratori.
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