La Corte Costituzionale ha esaminato alcune disposizioni del Titolo II del "Decreto sicurezza" e ha ritenuto che sia stata violata l'autonomia costituzionalmente garantita a Comuni e Province. Pertanto, ha accolto le censure sull'articolo 28 che prevede un potere sostitutivo del prefetto nell'attività di tali enti. Lo comunica l'Ufficio Stampa della Consulta, in attesa delle motivazioni.
Inammissibili i ricorsi delle Regioni sui migranti
La Corte Costituzionale ha dichiarato invece inammissibili i ricorsi contro il decreto sicurezza presentati dalle Regioni Calabria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria, che ne hanno impugnato numerose disposizioni lamentando la violazione diretta o indiretta delle loro competenze. La Corte ha ritenuto che le nuove regole su permessi di soggiorno, iscrizione all'anagrafe dei richiedenti asilo e Sprar sono state adottate nell'ambito delle competenze riservate in via esclusiva allo Stato. Lo comunica sempre l'ufficio stampa della Consulta.
In particolare, la Corte Costituzionale, nel dichiarare inammissibili i ricorsi delle Regioni sulle politiche migratorie, ha ritenuto che il decreto sicurezza voluto dal ministro dell'Interno, Matteo Salvini, e diventato legge a dicembre 2018, non ha avuto incidenza diretta o indiretta sulle competenze regionali. Ma la Corte non ha compiuto alcuna valutazione sulla legittimità costituzionale dei contenuti delle norme impugnate.
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