La prima puntata della trasmissione è andata in onda il 5 giugno e da allora non si placano le polemiche. A «Realiti», nuovo programma condotto da Enrico Lucci su Rai2 nella puntata di esordio ospiti due «neomelodici»: uno è Leonardo Zappalà, 19 anni, in arte «Scarface». L'altro invece, Niko Pandetta, detto «Tritolo», definito da alcuni «il re del neomelodico catanese» è il nipote di Turi Cappello, boss condannato al carcere a vita per reati di mafia: la sua trasferta per partecipare alla trasmissione sarebbe peraltro stata pagata proprio dall'azienda di viale Mazzini, come denuncia il segretario dell'Usigrai Vittorio Di Trapani.
La Rai: «Parole indegne». E avvia un'istruttoria
«La Rai ritiene indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta» si legge in una nota di viale Mazzini, dove si annuncia anche di aver «avviato un'istruttoria per ricostruire i passaggi della vicenda».
«Falcone e Borsellino? Come ci piace il dolce ci deve piacere l'amaro»
Zappalà, dopo aver visto un filmato riguardante Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, commenta: «Queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro». E Lucci a replicare augurandogli di «Studiare la storia». Pandetta invece, durante la trasmissione, ha spiegato come parte delle sue canzoni siano dedicate allo zio al 41 bis, e come altre sia proprio lui a scriverle. Niko Pandetta, che ha già parecchi anni di carcere alle spalle, è il nipote di Salvatore Cappello, detto Turi, boss del clan Cappello, attualmente detenuto in carcere a Sassari, «fine pena mai». «Mio zio scrive i testi delle canzoni dal 41 bis, il primo cd l'ho finanziato con una rapina» ha detto in tv Pandetta. In «Dedicata a te», recita: «Zio Turi ti ringrazio per quello che hai fatto per me, sei stato la scuola di questa vita e per colpa di questi pentiti stai chiuso lì dentro al 41 bis».
Le minacce
Contro Pandetta e contro i neomelodici che inneggiano ai boss e alla criminalità si era scagliato nella stessa trasmissione il consigliere della Regione Campania, Francesco Emilio Borrelli. Proprio lui è stato poi il destinatario di un video di Pandetta, che mostra una pistola (poi spiegherà essere un giocattolo, o così comunque sosterrà), e rivolgendosi a Borrelli dice: «Io le pistole ce l'ho d'oro. Io sono onorato di mio zio perché ha fatto 28 anni di 41-bis da innocente». Borrelli ha fatto sapere di aver segnalato il video alla Procura della Repubblica.
La polemica
Ma intanto la polemica su quanto avvenuto si è allargata: Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta per essere stato bersaglio di un'aggressione e di intimidazioni dopo aver svelato le infiltrazioni mafiose a Scicli e gli «affari» delle cosche della Sicilia sud-orientale, scrive «Il problema è che "personaggetti" del genere non meritano di andare in Rai. Ed è grave che vengano invitati. Così come l'altro suo “collega”, tale Niko Pandetta, che, sempre su Rai2, ci ha spiegato che lo zio ergastolano (boss al carcere duro per mafia), Turi Cappello, scriva le sue canzoni dal carcere. Proprio quel Cappello che ha dato il cognome al clan Cappello di Catania che, secondo i Magistrati, doveva realizzare un attentato con un'autobomba nei miei confronti e nei confronti degli Uomini della mia scorta. Ma è possibile tutto ciò? C'è chi è morto per la Giustizia, c'è chi dovrebbe saltare in aria secondo i piani dei clan. E la Rai cosa fa? Fa parlare chi inneggia ai boss?». Borrometi invita quindi la Rai a una presa di posizione.
L'hotel pagato dalla Rai
E proprio per quanto riguarda l'azienda di viale Mazzini, un'altra polemica è scoppiata perché, stando al voucher pubblicato dallo stesso Pandetta sulla sua pagina Facebook ufficiale, e poi ripreso dal segretario dell'Usigrai, proprio la Rai gli avrebbe pagato trasferta e albergo per poter partecipare alla trasmissione. La puntata «incriminata», intanto, è sparita dal sito di RaiPlay. E lo show è stato sposato in seconda serata.
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