Di fronte alla decisione di Cecilia Bartoli di disdire gli impegni , assunti o forse solo annunciati finora, con la Scala, dopo lunghi periodi di assenza ed anche inspiegabili contestazioni - l'ultima a seguito di dissensi del pubblico al concerto con Berenboim - non sappiamo se lodarne la fedeltà o suggerirle che comunque la Scala è la Scala - almeno così pensiamo - con o senza Pereira.
Sì, la ragione per cui la 'divina' Cecilia avrebbe disdetto gli impegni degli accordi triennali è proprio la decisione del CdA Scala di licenziare Pereira alla fine del suo mandato.
Decisione forse troppo repentina perchè ancora che ne sarà di Pereira non è chiarissimo come chiari non sono i tempi della successione.
Cecilia Bartoli ha voluto con il suo gesto - che forse resterà unico e non il primo di artisti scritturati da Pereira e suoi amici -
protestare contro tale decisione. Senza pensare, perchè stimiamo la Bartoli ed il suo agente/marito, che quel suo gesto avrebbe potuto far cambiare decisione al CdA Scala.
A dirla tutta, quelli se ne fottono di quello che pensa la Bartoli; e se la Bartoli non metterà più piede in Scala cosa vuole che gliene freghi a quei notabili che ambiscono solo sedere nel salotto buono, il più buono, di Milano. Bartoli o non Bartoli fa lo stesso. E, secondo noi, la Scala comunque può sopravvivere anche senza Bartoli. Mentre secondo la Bartoli anche la scelta di Meyer è da contestare. Negli anni in cui Meyer è stato a Vienna Lei non ha mai cantato alla Staatsoper.
Ma, se da un lato vorremmo tranquillizzare la Bartoli sulla inutilità del suo gesto in funzione della conferma di Pereira, dall'altro, per noi almeno, il suo gesto ha un che di antico che non ci dispiace.
Perchè quando ci accadde, molti anni fa, qualcosa di simile a ciò che sta accadendo a Pereira - diciamo di simile, perchè ciò da cui fummo separati fu una nostra creatura in tutto e per tutto, mentre la Scala esisteva prima di Pereira e bene o male esisterà anche dopo - ci fece immenso piacere constatare che molti nostri collaboratori anche illustri reagirono duramente alla nostra uscita, contro la nostra volontà, dalla direzione di Piano Time che avevamo inventato di sana pianta e condotto a diventare una rivista bella ed autorevole. Tutto ciò che si è letto nei sette anni della nostra direzione era farina esclusiva del nostro sacco, nel senso che ogni numero era da noi pensato dalla prima all'ultima pagina, gli argomenti erano una nostra ESCLUSIVA scelta come anche ogni collaboratore.
Comunque anche le proteste più autorevoli contro la stupida decisione dell'editore non sortirono effetto alcuno. Ne si poteva pretendere che l'editore a seguito di quelle proteste, diventasse sull'istante da ... genio.
Purtroppo le comunità che un tempo si immaginavano nate attorno ad un idea, un progetto, una istituzione, oggi non esistono più. Non sono neppure immaginabili. Perciò quel gesto pur apprezzabile, soprattutto o forse esclusivamente da Pereira, risulta inutile e per il CdA Scala, addirittura irritante: ma cosa vuole questa Bartoli - ci pare di sentire i più acculturati consiglieri commentare la disdetta della Bartoli; mentre i commenti di quelli meno acculturati, sono irripetibili.
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