martedì 11 giugno 2019

Basta la musica in tv? No, servono le parole, anche banali

L'idea dei numerosi ospiti tra artisti, musicisti, cantanti, giornalisti e personaggi  della cultura e del vario mondo italiani italiana- per fare alcuni nomi: Enrico Mentana, Nicoletta Mantovani, Gino Strada, Luca Bizzarri, Roby Facchinetti, Alfonso Signorini, Alessandra Facchinetti, Andrea Lo Cicero, Andrea Zanotti e il Coro della Sosat e Anna Tifu - ora sappiamo di chi è stata: di Stefano Coletta, direttore di Rai Tre, il quale, messo a capo di una rete che in Rai rappresenta una 'riserva indiana', è il primo a non credere che opere notissime di Beethoven ( sinfonie nn.5 e 7) e Verdi ( Preludio Atto primo Traviata) raccontate ed eseguite sotto la direzione d Ezio Bosso, da sole non sarebbero state abbastanza attrattive. E, dunque, per non rischiare, meglio infilarci nei palchetti volti noti che il pubblico conosce più di Beethoven e Verdi, più delle rispettive musiche.

Dunque l'idea di Coletta è stata quella di mettere accanto a Bosso, il musicista tornato alla vita 'pubblica' con il Festival di Sanremo del 2016, personaggi di vario genere che facessero digerire le parole sulla musica che Bosso avrebbe potuto dire e che , a suo modo di pensare, non sarebbero andate giù a parecchi, pronti a cambiare canale.

 Evidentemente, al di là dell idiota idea della cosiddetta 'contaminazione', osannata nel suo comunicato anche dall'amministratore delegato Fabrizio Salini, Coletta il problema se lo era posto prima che la trasmissione venisse registrata e prima di ascoltare Bosso e vederlo dirigere.

Noi nelle passate settimane, anzi mesi, abbiamo visto altri consimili esperimenti in tv, mandati inonda su Rai 5 che è per la musica e le altre arti, la 'riserva della riserva indiana', perchè ogni volta viene visitata da autentici amatori che  si contano sulle dita di una decina di mani, non di più.

 Tanto per fare un esempio le lezioni di Riccardo Muti erano molto più difficili da seguire per un pubblico televisivo anche colto ( e per questo forse sono state mandate sulla 'riserva della riserva'); come altrettanto difficili anche per la profondità del pensiero erano quelle di Salvatore Sciarrino su Franz Liszt, con l'Orchestra di Padova. 

Bosso ha costruito un racconto coinvolgente delle musiche poi fatte eseguire dall'orchestra, intrecciando con intelligenza musica e vita, ma non mancando di sottolineare certe invenzioni o  autentici colpi di genio di Beethoven e di Verdi. E mettendoci poi la sua passione di musicista ferito che deve alla musica la guarigione.
Dunque la musica potente, il racconto accattivante, la passione della sua presenza.

Questo sarebbe bastato. E, invece, c'è stata l'inutile sfilata dei soliti noti. Forse l'unica eccezione era quella di Mentana che  si è rivelato l'unico che in ogni occasione e per qualunque materia parla poco ma a proposito.

Ma la sceneggiata ripetuta ogni volta di anticipare la chiamata in palcoscenico dell'ospite con l'inquadratura del palchetto da dove assisteva al concerto-lezione  era stucchevole. Comunque anche Mentana ha commesso un errore gravissimo e imperdonabile. Finita la sua chiacchierata, seduto in proscenio accanto al podio di Bosso, non è tornato nel suo palchetto per tornare a vedere ed ascoltare Bosso raccontare e dirigere - come hanno fatto tutti gli altri ospiti - ma si è dato a gambe levate. Voleva forse dimostrare che lui fa  la presenza, ma poi non ha tempo da perdere. Un brutto gesto da parte sua.

 Sulle ovvietà ed anche banalità dette da quasi tutti gli altri ospiti -  hanno brillato su tutti il Facchinetti e la Mantovani, ma pure Signorini - inutile soffermarci. Forse qualche altra eccezione sono stati Gino Strada e Andrea Zanotti e il Coro della Sosat. 

 La prossima volta Coletta cerchi di osare di più;  la serata di musica con Bosso deve avergli insegnato qualcosa. 


  

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