L'altro ieri, Riccardo Chailly, alla vigilia del concertone che ogni anno la Scala e il Comune regalano ai cittadini, in piazza Duomo, si è pronunciato a favore della permanenza di Pereira alla Scala almeno fino al 2022, in coincidenza con la fine del suo contratto come direttore musicale, per uscire di scena mano nella mano, lui e il sovrintendente, ma anche perché - ha aggiunto- stiamo programmando, e siamo a buon punto, le prossime stagioni fino a quella del 2012-2022. L'arrivo di un nuovo sovrintendente alla scadenza del primo mandato di Pereira, nei primi mesi del prossimo anno, potrebbe creare problemi proprio a quella programmazione.
Dunque sapere che anche Chailly ha uso di parola - cosa di cui abbiamo dubitato, nelle settimane in cui si discuteva dell'alleanza con l'Arabia - ci ha rassicurati. Su quella vicenda, poco chiara, con molti dietrofront di consiglieri-servi e senza carattere , egli aveva detto semplicemente che non 'era affar suo'. Ma come?
Adesso però dopo l'appoggio di Chailly, era proprio necessario che Pereira inviasse una lettera ai consiglieri del teatro per raccontare le sue vittorie? Una lettera di implorazione umiliante, tanto più che coloro i quali non vorrebbero la sua riconferma né per un anno o due e tanto meno per un secondo mandato, sono quelli che hanno fatto dietrofront sull'affare 'Arabia' - citiamo a mente: Micheli, Daverio, il più ridicolo di tutti, ( lo abbiamo scritto chiaramente all'epoca!) Zambon. Gli stessi che rimproverano a Pereira - il quale, è vero, ha portato molti soldi (è una delle cose che sa fare meglio!) - di aver aumentato la programmazione ma non altrettanto i posti occupati.
Comunque andare con il cappello in mano a chiedere comprensione anche a coloro i quali si sono mostrati dei voltagabbana non appena chi li ha infilati nel CdA ha rivisto negativamente la storia della collaborazione con l'Arabia, è una umiliazione alla quale Pereira non si sarebbe dovuto prestare.
Poi ognuno fa come crede, ovviamente.
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