giovedì 13 giugno 2019

Fuortes vuol dire Fedeltà? Una finta rinuncia per ottenere una riconferma

Oggi il nostro collega Paolo Conti, sul Corriere, tesse le lodi dell'amministrazione Fuortes all'Opera di Roma, e prima a Musica per Roma, sulla falsariga di ciò che ha fatto anche la sindaca Raggi dopo il beau geste di Fuortes: rinuncio a Milano e resto a Roma. Ed anzi si spinge oltre Conti. il modello Fuortes può essere adottato anche in altre situazioni della cultura romana che non è seconda a nessuno e via dicendo.

 Ora, è vero che Fuortes è un onesto amministratore e che in giro c'è di peggio (basti pensare al suo predecessore) ma va aggiunto che non è che il 'dopo Fuortes' debba necessariamente essere nero assoluto. L'esempio di Musica per Roma, dove si temeva che l'uscita di Fuortes avrebbe prodotto catastrofi e così non è stato; e che anzi il suo successore ha fatto ancora meglio, non deve necessariamente far dedurre la sua insostituibilità ( un caso analogo si verifica da anni alla Biennale dove l'ormai ottuagenario Paolo Baratta sembra insostituibile anch'egli).

Per andare sul sicuro, e temendo il peggio causato da questo governo che per schifezza non ha eguali, forse è meglio tenersi un onesto amministratore, come Fuortes. Magari ingiungendogli di risanare quel baratro di deficit che ha ricevuto ma che non ha ancora affatto colmato. Per il resto, intendiamo sul piano artistico, il suo passaggio si segnala soprattutto per le regie moderne 'senza le quali l'opera sarebbe già morta' . In bocca ad un sovrintendente di teatro d'opera questa è una  bestemmia oltre che una vera bestialità.

E' bene ripetere che Daniele Gatti che ha accettato ora di dirigere stabilmente a Roma, per anni ha nicchiato nell'accettare le offerte di Fuortes; alla fine le ha accettate per non restare a spasso, e per dimostrare che non tutti hanno dato peso alla porcata che gli hanno fatto quelli di Amsterdam. Dunque Fuortes non ha nessun merito per l'arrivo di Gatti; come del reso non l'aveva Bruno Cagli per Pappano (fatto venire prima del suo ennesimo ritorno a Santa Cecilia).

Quanto poi alla sua rinuncia a Milano: chi gli ha mai chiesto di trasferirvisi? Nessuno, ma lui lo ha fatto, perchè quando gli sarà preferito un altro candidato lui potrà dire: solo dopo la mia rinuncia. Fuortes è un  onesto amministratore ma, occorre dirlo, è assai abile a gestire la sua carriera. L'avete mai sentito dire qualcosa contro chi  comanda? Non l'ha mai fatto a Musica per Roma, non lo ha fatto neppure all'Opera; a differenza di Borgna, tanto per fare un nome, che è andato via da Musica per Roma per la ragione contraria a quella di Fuortes che, perciò, c'è rimasto ancora.

La storia di Fuortes ci ha fatto venire in mente un caso analogo che i nostri studi ci fecero anni addietro esaminare, quello che vide contendersi il posto di Kantor nella Chiesa di s. Tommaso a Lipsia, nientemeno che Telemann e Bach padre.
 Appena si rese vacante quel posto, Telemann, nonostante fosse ben sistemato ad Amburgo,  disse che voleva trasferirsi, anzi materialmente si trasferì, per alzare lo sue pretese con Amburgo. Ottenuto infatti un miglior trattamento, salutò tutti a Lipsia, beffandoli, e tornò ad Amburgo. Quel posto lo ottenne poi Bach , al quale Lipsia fece pagare ' l'offesa recata dal suo amico Telemann', con condizioni meno favorevoli di quelle proposte al finto candidato Telemann. 

 Il caso Fuortes un pò gli somiglia: la Scala mette il suo nome fra i possibili, anche più probabili candidati, assieme ad un altro paio; prima che si conosca l'esito della designazione - quasi a far intendere che Milano lo voleva a tutti i costi -  manifesta la sua rinuncia; e così a Roma, dove il suo mandato è in scadenza a fine anno, può sempre dire: mi volevano a Milano, io ho rinunciato per restare qui, vedete  che fare!

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