Paolo Isotta liquida in poche righe nel suo intervento sul 'Caso Scala', pubblicato oggi dal Fatto, l'uscita dalla Scala di Cecilia Bartoli, per solidarietà a Pereira non riconfermato.
Aggiunge solo che la Scala è la Scala con o senza Bartoli - come noi abbiamo scritto, negli stessi termini l'altro ieri, appena resa nota la protesta singolare della cantante.
Ma a Isotta interessa soprattutto scrivere d'altro, della successione a Pereira che, secondo lui sarebbe potuto restare magari non per un altro mandato, ma per un pò ancora. E perchè? Perchè Pereira non è certo il peggior sovrintendente scaligero degli ultimi tempi; che anzi s'è guadagnato solida fama di buon amministratore passando prima per Zugiro e Salisburgo, e perciò perchè spostarlo? Per la storia dei soldi 'sauditi, che ha rappresentato per la Scala il vero scandalo ( il voltafaccia di molti consiglieri Scala in ubbidienza a chi li ha lì nominati!!!) nello scandalo apparente dei soldi che arrivavano da un paese nel quale i diritti umani vengono calpestati; forse che è il solo, e che in altri paesi simili all'Arabia Saudita la Scala ( che è appena andata a fondarvi una accademia) e altre massime istituzioni si astengono dall'andarci in tournée?
Il suo successore - o quello che si pensa sarà il suo successore, cioè Dominique Meyer, francese a capo della Staatsoper di Vienna, è un onesto manager. Che poi la Bartoli non abbia avuto rapporti con lui nè intenda averli, interessa poco alla Scala e al mondo intero.
Ciò che, però , più colpisce nel pezzo di Isotta è quel che dice, con sprezzo, di Cristiano Chiarot, altrove dichiarato suo amico, con il quale ha intrattenuto buoni rapporti quando era alla Fenice e che ora getta nella polvere, legando la sua carriera - ma la cosa non è nuova - al famigerato Nastasi, che Isotta e noi, abbiamo sempre visto come fumo negli occhi, colpevole di molti disastri nel mondo della musica italiana e che ha nominato quasi tutti i vertici delle Fondazioni liriche dal suo ufficio del Collegio romano, dove per molti, troppi anni ha fatto il buono e cattivo tempo, protetto anche dal quel gran signore che non è Gianni Letta.
Per Cristiano Chiarot, stupisce leggere ciò che scrive oggi - "si crede Siciliani e Vlad nello stesso tempo", ma quando? - se si ha a mente ciò che di lui aveva scritto in un suo recente libro: La virtù dell'elefante. Libero ognuno di cambiare idea, e Isotta prima di ogni altro.
Meraviglia meno ciò che scrive di Carlo Fuortes, che 'si tinge i capelli' e che lavora per Egon Zehnder, scrive Isotta, la cui società, omonima, è stata incaricata dalla Scala per cercare il prossimo sovrintendente.
Di Fuortes infinite volte abbiamo scritto, quasi mai cose lusinghiere, sottolineando sempre che i meriti che gli si attribuiscono sono di molto superiori a quelli che si è guadagnato: onesto amministratore, senza alcuna competenza di cose musicali.
Fuortes non sta da molti anni a Roma, avendo a direttore artistico uno dei migliori d'Italia, quell'Alessio Vlad che Isotta ha sempre lodato per competenza? Forse per questo nella visione di Isotta non è riuscito a fare molti danni? Anche su Alessio Vlad ci permettiamo di non avere la medesima stima che ne ha Isotta. E tuttavia, ciò che pensiamo di lui, non gli impedisce di fare il direttore artistico, alla stessa maniera che noi continuiamo a fare il mestiere di critico.
Nessun commento:
Posta un commento