domenica 30 giugno 2019

Ravello Festival ad una svolta di qualità scadente con Pinamonti chiamatovi da Felicori

Felicori , proveniente dalla reggia di Caserta, per volontà del governatore campano, De Luca, che aveva incoronato con una rassegna di concerti sinceramente 'extra large' - nel senso di fuori misura e al di sopra di ogni necessità - è approdato alla Fondazione Ravello, che gestisce l'omonimo festival che negli ultimi dieci quindici anni ha subito parecchie evoluzioni, con l'approdo via via alle direzioni dei vari settori in cui si articolava (quantomeno quando era Monte dei Paschi a foraggiarlo, o la regione Campana, con Cadloro, e  Brunetta a capo della fondazione) di personaggi inventati all'occorrenza o stanziali altrove - senza che mai nessuno si sia interrogato sulle circostanze dei loro precedenti incarichi.

 Felicori appena giunto in quel paradiso che è la costiera, ha chiesto tempo per decidere se avvalersi di una direzione artistica - in passato lì le direzioni artistiche erano almeno tre, per accontentare  lo stuolo di questuanti e servitori fedeli -  e alla fine ha deciso, per il primo anno, di affidarsi completamente alle cure del Teatro San Carlo di Napoli, al suo direttore artistico, il musicologo Paolo Pinamonti che dopo essere stato per tanti a lavorare in Spagna è riuscito perfino a sbagliare Inno nazionale spagnolo, in occasione della visita di Re Felipe a Napoli, quando davanti ad un re esterrefatto, con il quale Mattarella si è dovuto scusare, ha fatto eseguire al San Carlo, l'Inno franchista.

Non contento si è imposto di recente all'attenzione del mondo musicale facendo eseguire in una sola giornata  le Nove sinfonie di Beethoven, un'impresa tanto volgare da essere osannata.

 Adesso , secondo l'invito di Felicori ad animare Ravello no solo per i giorni estivi del festival, da aprile a fine ottobre s'è inventato un programma che ha dell'incredibile. Ha chiamato a raccolta la 'meglio gioventù' musicale d'Italia che ha trovato in quasi tutti i Conservatori della regione ed in qualche altro extraregione. E comn questa 'meglio gioventù' ha tirato avanti fino ad oggi, quando si inaugura il festival vero e proprio,  al quale partecipano oltre che le orchestre ed i gruppi dei conservatori 8(ce ne'è uno anche di 'ocarine')  ed alcune orchestre di professionisti, dalla Filarmonica della Scala alle orchestre dei teatri di Palermo, Genova , e la Cherubini e la OGI. Insomma 'prima gli italiani', anzi solo gli italiani', nella Campania di De Luca e nella Napoli di De Magistris.

 Che festival è? Un'idea il celebre musicologo, come vanno cantando i soliti 'gazzettieri' prezzolati l'ha avuto. nei concerti mettere uno accanto all'altro un monumento musicale europeo come Wagner, Mahler, Strawinsky e un musicista italiano di valore ma certo non paragonabile ai monumenti con i quali è messo a confronto. da Martucci a Smareglia, a Respighi a Rota. Certo c'è anche Puccini.

Ora è evidente che i fondi di cui dispone Ravello - crediamo siano  consistenti - verranno spesi per gli spostamenti delle varie compagini orchestrali - la maggior parte delle quali forse a queste spese contribuirà di tasca propria.

 Consentiteci infine di spendere due parole su quella 'meglio gioventù' musicale italiana che per Pinamonti è l'anima del festival campano. Per una ragione che ci riguarda da vicino. Quando dirigemmo il Festival delle Nazioni di Città di Castello, nel 2004, dedicammo l'intero festival alla 'Nuova Italia'- Salvini, per fortuna non solo nostra, era di là da venire!
 Con una differenza basilare. Noi portammo a Città di Castello le nuove generazioni di concertisti italiani che, come accade sempre, faticano ad inserirsi. Dunque ben altra cosa dagli allievi di Conservatorio che sbarcheranno a Ravello, anche per quel concerto burla che si tiene alle 4 del mattino e che dovrebbe far sobbalzare un musicologo provetto, e che invece Pinamonti avalla ed accredita. Gli allievi dei Conservatori devono studiare, formarsi; è sbagliatissimo pensare di  trasformare gli studenti in concertisti già in attività,  solo perchè costano poco o niente. 


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