La tendenza, presente da anni, di fottersene dei festival musicali sia italiani che stranieri, numerosi d'estate, da parte della stampa italiana, ora è giunta a compimento. E, con la tragedia pandemica, e la necessità di risparmiare sulle spese, i giornali hanno profittato per cassarne completamente le cronache, senza che nessuno si rivoltasse contro.
La stessa cosa non accade ad esempio con il cinema, benchè le sale cinematografiche nel lungo periodo pandemico siano rimasti chiusi come i teatri. Nel corso dei festival cinematografici, Cannes o Venezia, inutile sperare che vi sia spazio sui giornali per qualcos'altro che non sia il cinema.
Naturalmente c'è qualche eccezione seppur rarissima, come nel caso di Muti a Salisburgo che quest'anno, domani, nel tradizionale Concerto di Ferragosto, affronterà per la prima volta nella sua lunghissima carriera la Missa Solemnis di Beethoven che, nel suo cuore, suonerà anche come inno di ringraziamento a Dio, dopo la rovinosa caduta al Conservatorio di Napoli che, per grazia divina, sembrerebbe non avergli procurato conseguenze, assai probabili per un uomo di ottant'anni.
Ma se sono scomparsi del tutto i festival stranieri - ma forse di qualcuno se ne parlerà dei prossimi giorni, solo per qualche accenno 'di colore', come il 'debutto' sul podio di una signora a Bayreuth - non è che quegli spazio lasciati vuoti sono stati riempiti da cronache dei festival italiani. La musica, tolti coloro che la fanno e ci vivono - alcuni nel lusso - e il cosiddetto 'indotto' ( come i giornalisti che ne scrivono anche), non importa a nessuno più.
E, perciò, come volete che si senta uno che sa bene che la musica non interessa più a nessuno - se ne è 'fatto convinto' orami - e che , per tutta la vita ha fatto un mestiere, quello del critico, che di conseguenza interessa ancor meno a tutti, e che ora comincia a non interessare neppure a lui?
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