Prosegue il viaggio de La Nazione alla scoperta dei "tesori" dell’Università degli studi di Perugia. Siamo in un luogo che evoca il potere quasi magico della musica e della poesia: siamo andati a visitare il mosaico di Orfeo che incanta le fiere, custodito in via Pascoli, sede del Dipartimento di Chimica, biologia e biotecnologia dell’Ateneo perugino. Ci accompagnano il delegato del rettore professor Roberto Rettori, il professor Alceo Macchioni direttore del Dipartimento, la ricercatrice Benedetta Sciaramenti e Andrea Polcaro ricercatore di archeologia, Dipartimento di Lettere.
"Questo mosaico romano - spiega il professor Macchioni - per noi è estremamente importante perché è il simbolo del nostro Dipartimento. Il logo stesso è stato ripreso proprio da questa opera, che fu scoperta mentre stavamo costruendo l’edificio, che attualmente ospita la Facoltà. Sopra questo mosaico dunque c’è un Dipartimento di eccellenza dell’Università (area chimica), dichiarato tale dal Miur per il quinquennio 2018-2022. Restaurato qualche anno fa, è visitabile dalle scolaresche e da chi ne fa richiesta. E’ stato fruibile anche in questo periodo pandemico grazie alla struttura semiaperta con sistemi sofisticati per la circolazione dell’aria che ha garantito le visite in massima sicurezza. Questo luogo è diventato anche un piccolo palcoscenico: di recente infatti abbiamo organizzato uno spettacolo di ombre giapponesi accompagnato da un’esibizione lirica dell’opera di Orfeo di Monteverdi".
Ma qual è la storia del mosaico? E in che contesto era stato inserito? A quale spazio faceva da pavimento: forse ad un complesso termale? Ad una sala per banchetti? "Il tema di Orfeo che suona – spiega Sciaramenti, assegnista di ricerca della cattedra di Archeologia - è attestato in generale in spazi con funzioni di otium, di incontro e di banchetto. Nel mondo romano era molto in voga poiché evocava il potere quasi magico della musica e della poesia, tanto da ammansire allegoricamente anche le fiere. In epoca cristiana la figura di Orfeo fu spesso assimilata a quella di Cristo e forse per questo il mosaico venne preservato ed integrato in un luogo di culto cristiano. Quanto alla scoperta - prosegue la studiosa - il mosaico, noto anche come mosaico di Santa Elisabetta, è il monumento più rappresentativo della Perugia romana. Venne scoperto casualmente nel 1875 durante alcuni lavori di ripristino della cinta dell’orto parrocchiale di S. Elisabetta. Suscitò l’interesse di molti eruditi locali tanto che si formò la Società degli scavi che condusse i lavori".
Il tema: datato al II secolo DC è composto da un tessellato bicromo: bianco per lo sfondo e nero per le figure e si estende per circa 110metri quadrati. Al centro, in alto, ecco il musico greco seduto su una roccia, nudo e con la capigliatura sciolta mossa dal vento. Orfeo suona la lira e attira a sè ben 40 animali. Note che ancora incantano...
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