mercoledì 11 agosto 2021

AIDA pacchiana; Baudo& Di bella inutili e scontati. Il flop della 'grande' opera all'Arena di Verona. Dati di ascolto. Giudicate voi

 In attesa che escano i dati di ascolto della terza ed ultima puntata della 'sfortunata' serie tv 'La Grande Opera all'Arena di Verona', interamente dedicata ad Aida di Giuseppe Verdi, siamo certi di poter dire che nella migliore delle ipotesi, quei dati confermeranno il calo enorme degli ascolti intercorso fra la prima puntata ( Cavalleria: 981.000 telespettatori, share del 5,3%) e la seconda ( Pagliacci, 611.000 telespettatori, share del 3,5%). E che, se si mantenessero sugli ascolti della seconda puntata, il risultato che sarebbe potuto essere ancora più disastroso, è stato graziato dalla lunga durata dell'opera: 3 ore circa, contro l'1e1/2 delle due precedenti. 

Cominciata intorno alle 21 è finita a mezzanotte. Tempi che la televisione non regge, salvo che non si tratti di un evento culturale particolare, come accaduto nella serata inaugurale della Scala, lo scorso 7 dicembre, reinventata dal regista Davide Livermore, causa pandemia, avendo dalla sua una carrellata di star e  l 'ausilio non indifferente dei tanti brani eseguiti uno dopo l'altro in una scenografia  continuamente mutante e di bella presa.

 L' Aida, trasmessa ieri sera, di fascinoso aveva l'Arena , la sua grandiosa maestà, solo quella. Perchè lo spettacolo, per quanto impiegasse grandi masse, come sottolineato da Baudo all'inizio: 'ben 300 artisti fra orchestrali, coro, ballerini,  comparse', dichiarazioni da festa paesana - era dozzinale, pacchiano, con costumi più adatti ad una sfilata di carnevale. 

A chi ha visto la tv dall'inizio, non sarà sfuggito che l'Aida che si stava per trasmettere era frutto della collaborazione fra Rai 3, Rai Cultura, Fondazione Arena ed Arena spa . Perchè non una ma due 'Arena'? Perchè l'idea  di questa breve serie era venuta a quel Mazzi che organizza per la Rai il festival di Sanremo e che l'ex sindaco di Verona, Tosi mise a capo della società che gestisce lo 'sfruttamento ' dello spazio  con eventi - li chiamano così - che vanno dal pattinaggio artistico, ai concerti rock, alle sfilate di lingerie di  note marche italiane. E la 'matrice Mazzi' è ben evidente. Ad esempio, nel balletto fuori del tempio di Vulcano, al momento della investitura di Radames,  che sembra quello che si sarebbe potuto vedere nei tanti 'Fantastico' della tv. Mazzi poi si è avvalso , per la scrittura - di cosa? di quelle quattro banalità messe in bocca a Baudo e Di Bella?- di Fabio Buttarelli, autodefinitosi 'appassionato di opera'.

 Per restare nell'ambito del balletto che in Aida ha un grosso peso, non sarà sfuggita la  conclusione di quello al momento della scena del trionfo con la prima ballerina - una spilungona, mai vista una ballerina così alta - tenuta per i piedi a testa in giù: perchè era una schiava?

Sorvoliamo sul trucco facciale degli etiopi, compresi Aida e suo padre Amonasro, invasi da lustrini, come fossero appunto maschere.

 Come anche sulla lunga scena della 'vestizione' di Aida che si prepara ad accogliere il vincitore Radames. Aida resta con gli stessi vestiti, ma il suo appartamento altro non è che un 'postribolo' dove la numerose fanciulle limonano con chiunque capita a tiro.

Forse la parte musicale,  per quanto  si possa pretendere in Arena,  era la più soddisfacente, considerando che l'orchestra, causa distanziamento, era schierata a fronte dell'intero lungo palcoscenico, e che Matheuz,  era forse alla prima sua Aida e in Arena. E' riuscito, tuttavia a  concludere l'opera con onore, mentre fra le voci, qualcuna - Radames - non era proprio in perfetta forma. Le due protagoniste femminili poi, ci sia consentito un appunto di quelli cretini - erano 'troppe' in tutto, per fare innamorare un condottiero.

La scenografia affidata quasi interamene alle proiezioni digitali, certamente suggestiva,  se ha evitato di costruirne di reali, non crediamo abbia fatto risparmiare più di tanto all'Arena, perchè sappiamo che questi marchingegni elettronici sono abbastanza costosi. Così ci venne detto anni fa quando un regista italiano, Miccichè (?), sperimentò fra i primi, questo tipo di scenografie ìvirtualiì alle Terme di Caracalla, a Roma.

E poi i due, la strana coppia Baudo& Di Bella, che avrebbero dovuto costituire un valore aggiunto alla serie ed un richiamo in più. Perché? Come?

Perché erano due volti noti? Ma no, se sono apparsi  banali, dozzinali,  quando non anche venditori di fumo, e del tutto inutili. E Baudo, retorico di un genere ormai fuori moda. In quei pochi minuti, all'inizio, in cui hanno chiacchierato fra loro, quello che dicevano non interessava a nessuno di quelli che poi hanno visto ed ascoltato l'opera. E poi una breve, insulsa presentazione inziale può giovare a chi intende seguire la trasmissione? 

Come si vede, in quella breve serie,  gli unici elementi che potevano costituire motivo di attrazione erano il marchio 'Arena', che mantiene intatta la sua suggestione, e la popolarità dei titoli, che valeva per Cavalleria, ma meno per Pagliacci, e meno ancora per Aida che, per quanto conosciuta, almeno la sua 'Marcia trionfale', non  è certo popolarissima; e che aveva come ulteriore handicap la durata: 3 ore sono tante perfino per uno spettacolo di grande attrazione. Figuriamoci per un'opera.

 Ora attendiamo che la Rai diffonda i dati di ascolto. Ve li daremo immediatamente, e saremo felicissimi se le nostre previsioni verranno smentite. E, comunque vadano le cose, Baudo, non parli di successo, come ha fatto proprio ieri su La Repubblica, Perchè gli ascolti della prima serata (Cavalleria) si sono quasi dimezzati nella seconda (Pagliacci), passando da 981.000  - risultato accettabile - a 611.000, deludente anche per Rai 3. 

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Ieri sera Aida, su Rai 3, dalle 21 alle 24 circa, ha totalizzato 757.000 telespettatori, con uno share del 5,5%. Risultato per noi deludente, tirato  un pò su dalla lunga durata, e comunque con 230.000 telespettatori meno di Cavalleria (981.000), e 150.000 più di Pagliacci (611.000).

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