Che Travaglio fosse il consigliere ascoltato di Giuseppe Conte prima e dopo il suo premierato era cosa abbastanza nota. Che lo fosse lui in persona, mentre alcuni della redazione non erano d'accordo con luio, era altrettanto noto, seppure con qualche attenzione a non venire alle armi in pubblico.
E che, infine, la scelta dei candidati e degli eletti alla prima grande vittoria elettorale dei Cinquestelle - quando Travaglio non consigliava ancor il Movimento, pur appoggiandolo - non fosse proprio la migliore, era ugualmente noto.
Così evidente che per sdoganare quei poveretti calati a Roma senza arte nè parte, la gran parte di loro, ci si era messo anche il sociologo De Masi, da loro cooptato (gratuitamente, soi disant.Vero?) il quale aveva attestato che quei giovani, ignoranti su tutto o quasi, erano molto volenterosi e si erano messi a studiare. Parola di professore universitario.
Intanto Travaglio ha continuato anche e soprattutto dopo la sua uscita di da Palazzo Chigi, a sostenere il prof. Conte, un giorno sì e l'altro pure, dichiarando e ripetendo che molto di quello che Draghi - che lui vede come il fumo negli occhi, ma è solo lui a vederlo così, a differenza dell'Europa intera - va facendo non è che ciò che stava facendo Conte, e Draghi non è che l'esecutore 'testamentario' del suo governo, che una manovra di palazzo, architettata dal Quirinale, aveva sepolto.
Impegnato in una guerra 'santa' a favore di Conte, Travaglio fa già abbastanzapena, già prima di assumere l'incarico del suggeritore delle liste elettorali all'ex premier, capo politico 'in seconda', dopo Di Maio, del MoVimento. A cominciare dalle prossime comunali a Milano, dove amministra un altro dei nemici giurati di Travaglio, Beppe Sala, al quale pure, al pari di Draghi, egli non risparmia critiche quasi quotidiane.
E per far capire che dal Fatto quotidiano, promosso a 'Ministero della propaganda' del Movimento, verranno tali indicazioni, a Milano a sfidare Sala, Travaglio ha voluto una signora, con un curriculum di tutto rispetto ci mncherebbe, che fino ad oggi faceva parte del Consiglio di Amministrazione dell'editore del Fatto quotidiano. Più chiaro di così.
Da adesso, e nei prossimi mesi, per le elezioni politiche, dopo quelle comunali, vedremo pian piano svuotarsi la redazione, che andrà ad ingrossare le file dei candidati, fino al direttore che, al prossimo governo venturo dei Cinquestelle, che Travaglio intravede, nella sua totale cecità politica, sarà nominato 'Ministro della propaganda', appunto.
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