Con l’anteprima del Moïse et Pharaon si è aperta l’altra sera alla Vitrifrigo Arena la 42ª edizione del Rof. Teatro a metà capienza causa Covid e qualche rallentamento agli ingressi per la lettura dei green pass. In realtà un pubblico non molto diverso da quello delle prime classiche in un clima quasi surreale di prova generale vissuta a tutti gli effetti come una vera prima. Tra il pubblico anche la senatrice Liliana Segre. Al termine delle tre ore e un quarto di musica della monumentale opera battimani per tutti gli interpreti, con applausi ancor più scroscianti all’indirizzo della stupefacente Vasilisa Berzhanskaya e per una stella affermata come Ersilia Buratto anche se al suo debutto al Rof. Ma applausi sono andati anche a Roberto Tagliavini ed Erwin Schrott. Convincente la direzione di Giacomo Sagripanti ed ottima la prestazione della Sinfonica Rai e del Coro del Ventidio Basso. Applausi anche all’allestimento di Pier Luigi Pizzi. Il festival, ieri sera ha proposto l’anteprima de Il signor Bruschino e stasera attende Elisabetta regina d’Inghilterra. Quanto basta per parlarne col direttore artistico e sovrintendente, Ernesto Palacio.
Palacio che festival vedremo?
"Sarà l’occasione giusta per conoscere Rossini nella sua interezza. Abbiamo il Rossini giovane con il Bruschino; quello del periodo napoletano con Elisabetta, regina d’Inghilterra e il Rossini maturo del Moïse et Pharaon. Sembrano tre autori diversi eppure è sempre il nostro capace di scrivere sempre cose straordinarie"
Forse è per questo che ha scelto tre registi così diversi...
"E’ la missione del festival, non seguiamo un percorso unico. In questo senso abbiamo scelto la pulizia, la bellezza e stavolta la semplicità di Pizzi; le novità, la freschezza e l’attento lavoro sulla recitazione di Barbe e Doucet e la genialità visionaria di Livermore".
Qualcuno ha storto il naso proprio per la regìa di Pizzi...
"E’ la seconda volta che proponiamo il Moise al Rof. Avevo il dovere di proporre un allestimento che fosse completamente diverso da quello pur straordinario di Vick. Fu una regia magistrale ma con un dispendio di energie (ricordo che era stata allestita persino una gru all’esterno del Palafestival per sollevare le scene), oggi improponibile. E poi i cantanti? Senta, io preferisco questo".
A proposito di cantanti abbiamo sentito applausi fragorosi alle protagoniste del Moise
"Bravissime sì. Ricordo la Berzhanskaya allieva dell’Accademia nell’ultimo anno di Zedda. Quando la sentii feci di tutto con Alberto per trattenerla (scadeva il visto), e farla cantare nel Viaggio. Poi ad una successiva audizione mi fece venire la pelle d’oca. Straordinaria anche la Buratto che prima o poi doveva venire qui. Ma bravi tutti quanti".
Chi dovremo tenere d’occhio alle prossime recite?
"In Elisabetta senz’altro Karine Deshayes sarà straordinaria vedrete e poi Sergej Romanovsky, una conferma ma vorrei anche segnalare un cantante di una certa età, mai venuto a Pesaro: Barry Banks, perfetto nel ruolo del cattivo (Norfolc). Nel Bruschino ovviamente Pietro Spagnoli ma occhio a due elementi usciti dell’Accademia Marina Monzò e Giorgio Caoduro quest’ultimo allievo una ventina di anni fa: sarà una scoperta. E poi Jack Swanson che, ve lo anticipo, tornerà a Pesaro".
Insomma è sempre più Pof: Palacio Opera Festival
"Guardi a me scade il contratto a dicembre del prossimo anno e non so poi cosa succederà…"
Che fa lascia Pesaro?
"Io amo Pesaro e rimarrei altri 40 anni. Ma non dipende da me".
Ha già avuto altre proposte?
"Quelle ci sono sempre".
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