Ministro Centinaio, il presidente Macron accusa l’Italia di aver rotto la solidarietà europea nel confronto con Pechino. Lei che ha lavorato alle intese commerciali con la Cina cosa risponde?
«Macron dovrebbe rilassarsi ed essere forse meno invidioso. La Francia deve capire che siamo in un mondo globalizzato in cui la Cina ha un ruolo importante, tant’è che Parigi ha rapporti commerciali con Pechino più forti dei nostri. Dunque, non vedo perché Macron si scandalizza se anche noi cerchiamo di ampliare il volume dei nostri affari. Forse l’Eliseo è irritato con Roma perché, abituato ad arrivare primo, questa volta è stato bruciato sul tempo da noi. E le sconfitte bruciano».
Per la verità Macron sostiene che l’Italia, unico Paese del G7 ad aderire al Memorandum per la Nuova via della seta, ha indebolito il fronte euro-atlantico.
«Non è vero. Siamo stati e siamo ben attenti agli aspetti della sicurezza nazionale, all’utilizzo dei big data, alla tutela dei nostri confini anche commerciali. Tanto più che grazie a questo accordo arriveranno in Italia decine di migliaia di turisti cinesi e finalmente le nostre arance sono arrivate in Cina».
La missione di Parigi è garantire «reciprocità» con Pechino. Voi ci siete riusciti?
«Guardo i fatti. I dossier che abbiamo firmato sono stati siglati anche dai capi di aziende italiane molto importanti e non c’è manager che faccia accordi in perdita o che ami essere colonizzato dalla controparte. Vorrei capire dov’è la mancanza di reciprocità di cui parla Macron. In più, il presidente Mattarella ha detto che la Via della seta è a doppio senso e se un uomo dell’integrità e della serietà del nostro Capo dello Stato ci mette la faccia, significa che nulla di sbagliato è stato compiuto. Aggiungo che gli stessi accordi li firmerei domani con gli Stati Uniti: il mio staff sta contattando i miei omologhi americani all’Agricoltura e al Turismo per istruire i dossier».
La cosa più curiosa di questa vicenda è stata che mentre lei e il sottosegretario Geraci lavoravate all’intesa con Pechino, Salvini la bombardava. Da cosa deriva questa schizofrenia in casa leghista?
«Matteo è un leader, ha una visione più generale e ha tenuto alta la soglia di attenzione per evitare che si sbragasse. Io mi sono invece occupato di dossier che riguardavano i miei due settori».
Di Maio vi ha accusato di essere riguardo alla Cina il “partito del No”, come loro lo sono per la Tav. Cosa risponde?
«Dico che noi abbiamo lavorato per il sì, sottolineando gli aspetti della sicurezza nazionale. E che come si è fatto l’accordo con Pechino, ora si dovrebbe fare anche l’intesa sulla Tav Torino-Lione».
A proposito di sicurezza nazionale, il rafforzamento del golden power riguardo alla rete 5G mette a sicuro i dati sensibili?
«Gli esperti sostengono di sì e io non ho ragione per contraddirli».
Perché, dopo il lungo flirt con Putin, Salvini ha riscoperto l’Alleanza atlantica?
«Salvini sa benissimo che in un mondo globalizzato non bisogna alzare steccati. Così dialoga con Trump, con Putin e non chiude a Xi Jinping e ha voluto evitare uno squilibrio ad Est».
I grillini invece sospettano che Salvini cerchi la benedizione di Washington perché punta a palazzo Chigi dopo le elezioni europee.
«I nostri amici 5Stelle dovrebbero smetterla con la cultura del sospetto. Se vogliamo lavorare per gli italiani dobbiamo evitare le polemiche e rimboccarci le maniche. Governiamo insieme e insieme governeremo il più a lungo possibile. Tanto più che negli Usa ci va anche Di Maio».
Davvero pensa che il governo possa durare, dopo la nuova batosta elettorale in Basilicata i 5Stelle sono in fermento?
«Vedremo. Resto convinto che questa maggioranza abbia la forza per andare avanti, forte del peso parlamentare uscito dalle elezioni del 4 marzo 2018. Non esistono nuovi assetti e non esistono alternative in Parlamento».
Altro fronte caldo con Parigi è la questione dell’estradizione dei terroristi. Salvini continua il suo pressing...
«E fa bene. I familiari delle vittime e il popolo italiano devono avere giustizia. Altri ritardi non sono ammissibili».
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